Rinfreschi aziendali.


Io torno a Roma, lei partorisce, insomma da lunedì non ci siamo più, qui, e a me tocca fare il discorso per entrambe perchè lei fa la finta timida. Così davanti ad una platea di colleghi, dirigenti compresi che si abboffano di chiacchiere (qui si dice bugie) e di plumcake al cioccolato, dico che questi due saluti sono figli delle nuove priorità. Un simpaticone teorico del machismo automobilistico che concepisce l’auto come un prolungamento fallico (ma magari ce capiti sul mio blog a leggere) che mi dà di gomito e mi fa: e tu un figlio? Ridacchiando. Rispondo in modo secco, non vi dico cosa. Il fatto è che lui pensa che una lesbica non possa farlo o che magari proprio non lo vuole nemmeno (l’avanzatone in Marketing&Comunicazione) e la cosa lo diverte.  A me diverte di più vedere certa gente fare la finta aperta sull’argomento. Ovviamente era LUI ad essere in minoranza e questa è la soddisfazione più grande che ho andando via di qui. Ho persino un collega “papà” di una socialella che mi ha adottato. Quasi quasi al tipo di cui sopra gli lascio Quattro sulla scrivania. Dite che si sentirebbe ferito nella sua mascolinità fertilizzante?

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