Lettera a Goffredo Bettini sulle candidature europee


Caro Goffredo,

Ti scrivo perchè mi immagino la tua difficoltà in questo momento. Tutto ad un tratto, nel collegio di “centro” delle europee, sei diventato il simbolo della lotta alla Casta. Ci tengo a dirti, qualora non fosse chiaro, che non è una questione personale. Sei diventato un simbolo della richiesta di chi vorrebbe vedere un cambio di rotta, come lo è Debora Serracchiani nel nord-est e come potrebbe esserlo Ivan Scalfarotto nel nord-ovest. Ci siamo sentiti dire durante una affollatissima assemblea del PD Lazio, che la lista di nomi da candidare alle Europee, doveva essere una lista di portatori di preferenze. Che il progetto di presentare una lista di persone che contenesse non pacchetti di voti, ma pacchetti di competenze tecniche per affrontare la sfida europea non era vincente. Abbiamo preso atto che la lista di potenziali candidati l’avrebbe inviata la direzione regionale e ci siamo anche accorti che la direzione regionale non ha tenuto conto affatto dei molti interventi a favore di un rinnovamento, dove questa accezione non significa “giovane”, non significa “società civile” nel senso di non avere partecipato alla vita di partito degli ultimi dieci anni. No. Abbiamo chiesto di dare un segno di discontinuità, di ammettere che il modello Roma ha fallito. Ha fallito perché ha perso. Il resto, tutte le altre valutazioni, lasciano il senso che trovano. Abbiamo perso Roma e te la dico tutta, come lo dissi a chiare lettere, quando fu candidato Rutelli: era il candidato sbagliato, ma, ancora, tralasciando i giudizi sulle posizioni politiche personali (vedi il senso diverso di laicità dello Stato), la scelta del candidato sindaco era fallimentare perché dimostrava che non eravamo stati in grado (tutti noi) di fare crescere qualcosa di nuovo dopo Rutelli e dopo Veltroni. Non c’è persona a Roma, dentro il partito, che non abbia storto il naso quando ci siamo accaniti sulla tua candidatura, accanimento che, ripeto, è puramente simbolico. Però il nostro popolo, quello che non conosce le persone, ma percepisce i simboli, non capirebbe. Non capirebbe una lista fatta solo di politici navigati, di personalità che hanno già dato moltissimo, ma che, assurdamente, non fa nascere alcuna nuova classe dirigente. Non si apre. Non si auto-critica. Non si inquina di nuove componenti, non ascolta la città.

Caro Goffredo, non ti scrivo per chiederti di non candidarti, ma di fare l’ennesimo sacrificio per il partito (lo hai già fatto quando hai rinunciato, più unico che raro a Roma soprattutto, alla tua carica di senatore per dare tutto il tuo impegno alla nascita del PD) e di aiutare la classe dirigente laziale a pescare forze nuove. Roma, il Lazio, ne ha bisogno. Noi, tutti noi, crediamo a questo progetto. Ci crediamo nel sangue, sappiamo che è l’unico altro Paese possibile. Essere ciechi e non dare respiro alla scelta dei candidati, significa tradire questa idea. Significa spartire e smembrare questa idea dividendoci di nuovo secondo vecchie logiche. A me non interessa se  Silvia Costa è bindiana, se tu sei veltroniano e se qualcun altro è in quota ai dalemiani e nemmeno quanto è capiente il vostro pacchetto di voti personali. A noi interessa cosa potete fare per l’Europa. Cosa potete fare per l’Italia. Ecco, noi, questo, non lo stiamo ascoltando più. E così non riusciamo a convincere chi è fuori da queste logiche a votare PD. Ciò significa che magari tu e la Costa e gli altri potrete misurare o rimisurare la vostra forza, ma noi non saremo in grado, qui, a Roma, di misurare il Pd. Vogliamo parlare di questo, prima e non dopo?

p.s. Lo scrivo in calce qui (che rimanga agli atti pubblicamente): no, non sto cercando una candidatura. Non voglio andare a Bruxelles, direi di no, ma sono pronta a dare il mio contributo su una candidatura che scardini i soliti equilibri che, qui a Roma, siamo bravissimi a mantenere cementificati.

9 pensieri riguardo “Lettera a Goffredo Bettini sulle candidature europee

  1. gentile cirstiana , rispondo brevemente alla sua lettera, onestamente ho torvato ridicolo e controproducente questo balletto sui nomi questo gioco al massacro e trovo ancora più deprimente l’avere bisogno di creare simboli..per riuscire ad eprimere le proprie idee pensando di convincere l’elettorao!!!bisogna avere una line a delle idee saperr impostare una strategia politica iilluminta a
    Penso che si debba guardare le persone e Goffredo bettini è una brava persona che ha sempre lavorato onestametne e fatto sacrifici per il partito , oggi goffreddo ha fatto l’ennesimo passo indietro questo depaupera il aprtito un ultimo appunto la critica del non aver saputo formare la classe dirigente è quantomai immotivata se guardiamo non tutta la dirigenza ma goffredo bettini , Zingaretti, MArtina sono solo alcuni die nomi che con goffredo sonoi cresciuti e hanno potuto apprendere da lui.
    Cordiali saluti
    Carlotta Carducci

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  2. Cara Carlotta,
    del suo commento si capisce poco.
    troppa enfasi s’è mangiata lettere cruciali per seguirne il filo.
    anyway, le dico come stanno le cose in quel di “elettoratolandia”:
    bettini incarna, forse più di veltroni, il governo di roma degli ultimi anni.
    è stato il richelieu di walter, colui che ha contribuito più di ogni altro a tessere quella rete di alleanze-amicizie con i “poteri forti romani” che rutelli avviò nel secolo scorso.
    penso che i romani sul come sia stata governata la nostra città si siano già espressi.
    bettini è il “vecchio”, indipendentemente dal suo essere una brava persona, un bravo papà, nonno e dal come cucina bene l’amatriciana.
    è andato. ha fatto il suo tempo. basta.
    basta con lui, basta con rutelli, basta con veltroni, basta con d’alema, basta con franceschini, basta con marini, basta con realacci, basta con gentiloni, basta, basta, basta.
    il suo commento dimostra quanti anni luce distanti siete dalla comprensione di ciò che pensa la società.

    da “elettoratolandia” è tutto.
    a voi studio.

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  3. Sono rimasto favorevolmente sorpreso dalla rinuncia di Bettini e una speranza prende forma: forse il “Lupo” sarà meno lupo e i Cappuccetto Rosso potranno liberamente attraversare il bosco verso l’Europa, ma forse è più un augurio che una speranza.

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