Liberate Amina, la blogger lesbica siriana


Il web si sta mobilitando per Amina, la blogger lesbica siriana.

Mettete la sua foto o il suo pic sulla vostra foto di FB.

Amina con il suo blog ha permesso a tutti noi di seguire cosa accadeva in Siria.

Qui il suo blog: http://damascusgaygirl.blogspot.com/

E qui una sua intervista:

http://rete-eco.it/it/approfondimenti/siria/21004-amina-lomosessualita-siriana-arriva-in-rete.html

Aggiornamento:

BLOGGER SIRIANA SCOMPARSA: VENERDI’ 10 GIUGNO ORE 13 SIT-IN DAVANTI AMBASCIATA SIRIANA A ROMA. APPELLO PER LA SUA LIBERAZIONE.

6 pensieri riguardo “Liberate Amina, la blogger lesbica siriana

  1. Stavo per mandarti una mail in proposito, per me è una questione quasi personale.
    Per la serie “quanto è piccolo il mondo grazie a internet”, io conoscevo Amina su un paio di liste di discussione americane (una di fantascienza e una di attualità politica) dove era protagonista di epiche litigate con islamofobi che votavano la Palin, e lì ho letto per la prima volta la notizia del suo arresto.
    In particolare la mobilitazione è fondamentale perché Amina ha la doppia nazionalità (è cittadina americana nata in USA e cittadina siriana solo per “ius sanguinis”) e forse le pressioni del Dipartimento di Stato pressato a sua volta dall’opinione pubblica possono ottenere qualcosa.

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    1. Non so che dirti. Lei partecipava a una lista di discussione con uno scrittore di fantascienza, S.M. Stirling, che è molto filo israeliano, e ne era stata buttata fuori dal moderatore (che poi è un liberal di San Francisco, google Bobby Hardenbrook) perché aveva litigato con l’autore sulla questione palestinese, poi aveva messo su tra il 2006 e il 2007 un’altra lista su Yahoogroups, intitolata Crescentland, (la terra della mezzaluna, nel doppio senso di Islam e Mezzaluna fertile, l’antica denominazione del medio oriente) e dedicata al mondo arabo, e su questa lista ci sono un paio di persone che conosco, un americano che faceva import export di calzature dall’Italia e un italiano leghista (lo so, è surreale) e nessuno dei due ha mai avuto dubbi sulla sua reale esistenza. Anche perché ci litigavano spesso di brutto. Insomma, troppa fatica per crearsi una identità fittizia.

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      1. D’altra parte il web ha i suoi anticorpi. Se vedi l’articolo sul Washington Post,
        loro hanno contattato proprio Scott Palter, il tizio che conosco e che per un periodo aveva fatto import-export dall’Italia, e lui ha dato alla giornalista l’indirizzo di casa di “Amina” che si era fatto dare per spedire gli auguri di Natale (lo fa anche con me). Da lì non è stato difficile risalire al proprietario della casa. Certo che crearsi una identità fittizia per cinque/sei anni…

        Non è che adesso scopriremo che Pippo Civati in realtà è un blogger australiano che scrive da Hanging Rock? 🙂

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