Quando Lucia Annunziata andò al Family Day


E lo giustificò così.

E sarebbe meglio ricordarselo, per capire come mai ha detto gay e non ha usato altre minoranze per difendere Celentano.

12 pensieri riguardo “Quando Lucia Annunziata andò al Family Day

  1. le giustificazioni dell’annunziata sono squallide, e lo sono, credo, non perchè animate da omofobia, ma da qualcosa di ancora peggiore: un collateralismo becero, un bisogno di avere dei legami con tutti, di non chiudersi mai una porta, si tratti di cattolici, di libertari, di razzisti e omofobi, di preti, della sinistra, del centro e della destra; di modo che poi sarà possibile trarre benefici e vantaggi da tutti e da ciascuno; solo così spiego l’aberrante equazione “movimento operaio=famiglia”, l’insopportabile e precotta espressione “rabbia omosessuale”, il capolavoro “sono a favore dei dico ma vado al family day perchè se sei di sinistra devi fare così”; ma, a pensarci bene, è un “maanchismo” di cui nel pd sono campioni indiscussi; non si ragiona e soprattutto non si ha il coraggio di fare delle scelte e di prendersene la responsabilità: si sta con monti e marchionne, o si sta con i lavoratori (e con lo stato di diritto)? si è favorevoli alla parificazione dei diritti degli omosessuali, o si obbedisce alle gerarchie? siamo d’accordo che la chiesa deve pagare l’ici, o abbiamo paura di fare arrabbiare casini? e dunque, stiamo con casini o con vendola? ora, da un lato, su tutti questi punti, è chiaro che la base del pd la scelta l’ha già fatta e ogni volta che c’è l’occasione lo fa vedere, d’altro lato è palese una mancanza di coraggio, di dignità, una lontananza siderale dalla realtà, insomma, una pochezza totale dei leader del pd; pochezza che, alla fine, non può che riflettersi su giornalisti ad esso organici come la mediocre annunziata; che, in questo e in tanti altri sensi, è perfettamente organica al partito.

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  2. E qual è il problema chiede il solito filippini.

    Appena sotto la risposta, acuta e perfettamente centrata:

    “[…]qualcosa di ancora peggiore: un collateralismo becero, un bisogno di avere dei legami con tutti, di non chiudersi mai una porta, si tratti di cattolici, di libertari, di razzisti e omofobi, di preti, della sinistra, del centro e della destra; di modo che poi sarà possibile trarre benefici e vantaggi da tutti e da ciascuno, […] ma, a pensarci bene, è un “maanchismo” di cui nel pd sono campioni indiscussi; non si ragiona e soprattutto non si ha il coraggio di fare delle scelte e di prendersene la responsabilità.” Filippini colpito e affondato.

    La grande illusione che l’ignavia partecipata sia progressismo e modernità.

    La Annunziata? Un mistero. Non è più facile dirsi dichiaratamente omofobi, o peggio schiavi del retaggio culturale (che per un intellettuale è pure peggio), che lanciarsi in distinguo grammaticalmente sdentati?

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    1. se parli degli scontri o dell’idea di TAV in genere.

      Io sono a favore della TAV in generale (la considero parte della decrescita di auto, di cemento, di inquinamento) anche se so che sul progetto di questa TAV ci sono alcune cose non esattamente condivisibli (per esempio parte del tracciato). Sono contro la repressione e penso che lo Stato abbia il dovere (lo aveva) di condividere scelte con i cittadini.

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  3. Comunque oggi ho scritto questo: Questa storia della TAV è partita male fin dall’inizio. Io sono tra chi pensa che muoversi sul ferro è stata l’occasione mancata di un Paese che trasporta cose e persone troppo su gomma con dispendio ecologico legato a strade ed emissioni. Ma lo Stato in Val di Susa ha sottovalutato l’impatto ambientale, la reazione sociale, l’imposizione del tragitto. Non siamo più negli anni 50 e la cittadinanza chiede la partecipazione alle decisioni di così grande impatto. E’ lì che lo Stato ha sbagliato. Ora questa matassa fa sbrogliata perché sta diventando uno scontro ideologico troppo violento. E non è devastando le stazioni dei treni che si ottengono vittorie politiche o si manifesta solidarietà per un incidente.

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