Roma, Torino, Napoli e quella piccola parte di noi che dice che in fondo va bene cosi’.


Torino. Dopo due aerei con problemi tecnici il terzo era buono e siamo atterrati a Torino con 3 ore di ritardo. IL tassista mi ha invitato a mangiare la pizza con lui e altri tassisti (ho declinato solo per stanchezza) dopo una bella discussione su Torino andata piu’ o meno cosi’:
“Che ne dicono i tassisti della vittoria di Chiara Appendino?”
“Siamo contenti.”
“Ah, proprio cosi’?”
“Ho cinquanta anni e da che mi ricordo Torino e’ sempre stata amministrata dalla sinistra, era ora di cambiare.”
Mi prodigo in grandi complimenti sul fatto che Torino e’ una delle citta’ piu’ avanzate d’Italia in termini di servizi.
“Si’, lo so ma ci voleva un cambiamento e Fassino non lo era.”
Io silenzio. Lui continua: “Poi questa cosa della nomina di Profumo cosi’, all’ultimo.”
“uhm..si'”.
Ora sono davanti ad un’insalata in albergo e ricevo un sms da una delle mie ex il cui cognato e’ diventato sindaco in Emilia Romagna. E’ una brava persona, probabilmente l’avrei votato anche io. Metto insieme i pensieri di questi ultimi mesi, il dolore per come sono andate le cose a Roma, lo schifo che ho visto a Napoli che in confronto l’arroganza dell’ego smisurato di De Magistris era nulla, e provo a dirlo in modo chiaro come sono abituata: forse questa e’ un’opportunita’.
E’ un’opportunita’ per noi per capire che forse a sinistra dobbiamo promuovere il merito e non la fedelta’ (mi sembra di averlo gia’ detto in altri tempi, ehm) alla politica in termini di professione (se ci sono candidati che portano tante preferenze non e’ detto che facciano bene all’immagine del partito, finalmente il M5S ci ha dato questa lezione, portando candidati sconosciuti con poche preferenze, forti del “brand” del loro partito, scusate io lo chiamo cosi’, quindi possiamo asfaltare i baroni delle preferenze e prendere con questa mossa 20% in piu’ del nostro 20% che resiste, fidatevi).
E’ un’opportunita’ a Roma (e quanti di noi lo hanno pensato per mesi, anche facendo campagna elettorale senza risparmio, prendendosi anche dei vaffa e se noi lo abbiamo anche solo pensato, noi che siamo quelli border line, quanti elettori lo avranno “fatto” nell’urna) perche’ volenti o nolenti la Raggi continuera’ lo smantellamento dei vecchi poteri romani iniziato da Marino (il che e’ un bene, poi bisogna vedere cosa sa fare ovviamente una volta scardinato il vecchio sistema, ma io non saro’ mai dalla parte di chi cerchera’ di affossarla coi dossier e la foto dei maiali nella monnezza sul NYT, che si sappia).
E’ un’opportunita’ perche’ finalmente i ragazzi del M5S non potranno piu’ fare solo opposizione, ma dovranno confrontarsi con la gente e il consenso (un po’ lo stesso che accade al PD di Renzi passato da rottamatore a premier). Un’opportunita’ per capire, per molti matusalemme della politica (con tutto il rispetto non e’ un’offesa, ma impariamo dai paesi anglossassoni per favore, non puoi stare tutta la vita a vivere di politica, puoi farla, ma non camparci, non e’ sano) che anche basta.
p.s. su Fassino lo avevo detto nel 2010, quando la Leopolda si chiamava Prossima Fermata Italia e molti erano su un altro carro (purtroppo ora sono sul carro sbagliato…)
Suggerirei a Fassino molta autocritica sulla sua sconfitta, non andrei a cercarla fuori. A Napoli, Torino e Roma abbiamo perso perche’ non siamo stati all’altezza della citta’. Non sappiamo se gli altri lo saranno, ma i cittadini hanno deciso che noi non lo eravamo piu’. Forse abbiamo isolato i pezzi buoni in queste citta’? Come mai a Milano non ho sentito di isolamenti e abbiamo vinto e a Roma, Napoli e Torino non conto piu’ pezzi di gente del PD incazzata con il PD? Altrove dove eravamo alternativa o speranza, non c’e’ stato spazio per loro. Questa decisione va rispettata.
Questo significa che dove lasciamo spazio, la rabbia cresce. Lasciare spazio significa cacciare le persone.
Un esempio: mi hanno raccontato che qualche giorno fa in un Comitato del Si’ a Roma c’erano un paio di vecchissime conoscenze della politica romana in prima fila, chi li ha visti e’ scappato a gambe levate. Ecco eviterei di dire che i comitati del si’ saranno il nuovo partito. No, non lo sarete, quindi e’ inutile che vi affannate perche’ non avete nulla da fare nella vita e organizzate comitati del si’ in cerca di uno strapuntino…mi immagino le liste dell’Italicum con voi. Sai la corsa a votare M5S.
Mettiamoli in mano ai giovani i comitati del si’, delle casalinghe, degli studenti, di chi ha un lavoro (qualsiasi), ma vi si dedichera’ perche’ crede nella governabilita’ del Paese e non in cerca di uno strapuntino.
My two cents.

10 pensieri riguardo “Roma, Torino, Napoli e quella piccola parte di noi che dice che in fondo va bene cosi’.

  1. E’ stato un caso, invero piuttosto raro, in cui sono state bocciati, in contemporanea, i candidati locali e il governo centrale, ossia Renzi, che tale governo incarna e personalizza.
    A Roma un sindaco eterodosso, che stava cercando faticosamente, e con mille difetti, di fare pulizia con tutto il partito contro (cioè con Renzi contro) è stato buttato fuori in un modo che, credo, non si è mai visto dall’Unità d’Italia a oggi; al suo posto, è stato candidato un fedelissimo penoso, senza alcuno spessore nè appeal (che purtroppo serve), riciclato (è stato già assessore con Rutelli), poltronaio (ben attaccato agli scranni di deputato e vicepresidente della Camera), bollito e palesemente incompetente: sicchè ha vinto, anzi stravinto la Raggi, che è tutto dire.
    A Torino il prode Fassino si era da tempo riciclato nel vasto squadrone renziano, e questo a ben pensarci era il suo approdo naturale: vicino a Marchionne, ai poteri forti, moderato, intrallazzante, prono a chi comanda davvero (vedi la famigerata nomina di Profumo, fatta peraltro all’ultimo momento: quando si dice lo stile); ha amministrato la città come l’avrebbe amministrata un vecchio amministratore di centrodestra, magari senza rubare, ma tantomeno senza dare alle fasce più popolari il segno di una politica davvero attenta a loro.
    Risultato: una città che paga ancora il prezzo delle sciagurate olimpiadi invernali del 2006, figlie della gestione del gemello Chiamparino, e in cui mai come ora si sente il divario fra centro ricco, benestante, turistico, e periferia disastrata; tanto è ver che l’Appendino (che non mi piace), quella che “prende i voti della destra” trionfa nelle periferie, un tempo, ovviamente e naturalmente, feudi del Pci-Pds-Ds e anche del Pd, mentre Fassino (come a Roma Giachetti) vince nel centro città.
    Milano: è partito il mantra.
    “Il centrosinistra vince dove è unito” dicono i Lerner, i Serra, i servi vari del renzismo mascherati da oppositori.
    In verità la “sinistra sinistra” di Rizzo purtroppo è andata male, correndo da sola, al primo turno, e c’è da dubitare che tutti i suoi pochi elettori abbiano votato tutti per Sala al ballottaggio.
    Io credo, piuttosto, che Milano come tutta la Lombardia – a eccezione mi ostino a credere della mia città, Mantova, e in particolare della mia zona, la Bassa – abbia un sentire di destra, peraltro totalmente sprezzante di principi e questione morale (e infatti l’unica zona del paese dove il pd è andato non dico bene, ma neanche troppo male, proprio, incredibilmente, la Lombardia).
    Un sentire moralmente disonesto e delinquenziale, un sentire che porta naturalmente a votare quello “che ci conviene di più” senza star lì a interrogarsi sulle sue capacità e sulla sua onestà, anzi, a reagire in modo stizzito se qualcuno si prova a chiedere lumi (il “manager” Sala non ha mai risposto alle domande e obiezioni puntuali e mirate che gli sono state fatte sulla sua opaca gestione Expo, le perdite economiche, i terreni senza ancora una destinazione, le presenze gonfiate, i padiglioni regalati senza appalto a Farinetti e altri amici).
    Su Napoli c’è poco o niente da dire: un sindaco che ha vinto da solo con tutto il governo, i giornalisti, i poteri di varia natura contro di lui; un sindaco di sinistra, sgangherato e a volte un po’ fuori, ma onesto e alla fine anche a modo suo efficace nel cercare di cambiare volto a una città che ha problemi grandi come il mondo di cui tutto si può dire meno che siano stati creati da lui (anche se a leggere Saviano parrebbe di sì).
    Infine, qualcosa da dire c’è nelle realtà minori, nella Toscana rossa e sanguigna – quella recitata da Carlo Monni – che volta clamorosamente le spalle a Renzi, da Sestograd (liberata dall’invasore renziano – questa me la si passi) a tutti gli altri paesi: come si fa a dire che questo non è un voto contro Renzi?
    In Emilia si perde in molti posti, o si vince al primo turno senza maggioranza assoluta (magari perchè la destra si resentava divisa).
    Si tiene a fatica una roccaforte come Ravenna e si tiene Bologna sempre al ballottaggio con un sindaco in affannosa ricerca del “voto popolare” e, più che altro, benedetto da un’avversaria leghista troglodita e invotabile come pochi, ma che comunque arriva al 45% (come sarebbe andata se il centrodestra avesse proposto una candidatura meno ruttante e più, come dire, “istituzionale”, simile a quel Manes Bernardini uscito sconfitto cinque anni fa, quando il clima era del tutto diverso, e che correndo a questo giro da solo con la sua civica ha tirato su un lusinghiero 10 e rotti %?).
    Forse il paese, o almeno la sinistra del paese, ha finalmente capito con chi a a che fare.
    Speriamo…

    Piace a 1 persona

    1. No, per favore, si può dire tutto tranne che per Torino le Olimpiadi siano state una sciagura. Sciagura è stata tutta la gestione successiva (e la poca lungimiranza, anche di amministratori in provincia), ma non definitemi sciagura la ventata di rinnovo (che necessariamente è dipesa dalle Olimpiadi) che c’è stata nella mia città negli ultimi 15 anni. Altra piccola considerazione: non ci fosse stata “l’eredità” delle olimpiadi, gli stessi discorsi sulla sconfitta di Fassino li avremmo semplicemente fatti 5 anni prima.

      "Mi piace"

  2. Posso aggiungere, Cristiana, che a Roma 3 anni fa Marino aveva vinto “nonostante” il brand PD, proprio perchè si era presentato da marziano, da persona veramente fuori dai giochi. E che questa volta Giachetti ha fatto volentieri da capro espiatorio sapendo perfettamente di non avere nessuna speranza.

    Ora vediamo come va, io non sono ottimista nè su Roma (il M5S penerà molto sia al comune che nelle circoscrizioni, perchè non è preparato a muoversi nei meandri della amministrazione) nè sul PD nazionale. E se non cambia niente nel PD (come temo accadrà) allora bisognerà votare NO per mandare a casa renzi e pregare 🙂

    "Mi piace"

    1. Andare a votare NO per mandare a casa Renzi è una cosa degna solo di Berlusconi (come lo è votare SI per evitare che cada).

      Stiamo parlando dell’assetto futuro del nostro paese, non del governo (oltretutto, se passa questa riforma, Renzi va a casa alle prime elezioni, senza bisogno di pregare, a meno che non cambi davvero verso).

      Chi pensa che sia meglio la costituzione vigente e la legge elettorale proporzionale in ambo le camere voti NO, chi pensa che sia meglio quella nuova con la relativa legge elettorale per la camera unica voti SI, ma per favore non decidiamo del nostro futuro sulla base di un governo che comunque avrebbe al massimo un anno e mezzo di vita (poi finisce la legislatura).

      ps: una cosa seria, da parte di Renzi, sarebbe dimettersi in caso di vittoria del SI, con l’impegno del PD a impedire la formazione di un altro governo (visti i numeri alla camera è chiaramente possibile) e portare così in tempi brevi alle elezioni secondo il nuovo sistema.

      "Mi piace"

      1. Andare a votare “No” non solo per rigettare la più oscena modifica costituzionale dai tempi di quella del duo B&B, messa in piedi da un Parlamento eletto con una legge elettorale bollata come incostituzionale, ma anche per sbarazzarsi di un mediocre premier segretario che sta trascinando il paese definitivamente nel baratro (il suo partito ce l’ha già portato): davvero imperdibile, due piccioni con una fava.

        "Mi piace"

    1. Credo che, purtroppo, la risposta sia nella domanda: perché interrompere in maniera così violenta e inusitata quell’esperienza, condannandosi a una sconfitta praticamente certa? rifiutandosi di andare a motivare quella decisione in aula?
      Temo perché si rischiava di andare troppo dentro a vicende di malaffare e malagestione in cui per di più PD e destra non erano così distanti.
      Riconosco a Cristiana Alicata l’onestà di aver detto, qualche giorno prima delle elezioni, che il PD aveva fatto una “cazzata” ma ho l’impressione che – come altre volte – sia abbastanza solitaria in questa posizione: sentivo domenica sera Esposito rispondere a Mentana che non si sarebbe potuto fare diversamente perché Marino era coinvolto in vicende giudiziarie e perché si era rotto il suo rapporto con la città.
      Mentre uscivano risultati che dicevano che forse ad aver perso il rapporto con la città è il PD.
      E del resto molti dei personaggi coinvolti in quella tragicommedia venivano ripresentati. A dimostrazione di quanto poco si volesse incidere in quel sottobosco e quanto poco si puntasse al cambiamento.

      "Mi piace"

  3. Vorrei partire dalla Sua conclusione: “mettiamo i comitati del sì in mano ai giovani, alle casalinghe, agli studenti ..”: mi sembrano proprio quelli più lontani dal PD e dalla politica di governo. Forse perché ne sono stati ignorati. Non crede?
    Lei stessa, in campagna elettorale ha prima contestato il proposito dichiarato dalla Raggi di cercare di colmare la richiesta di posti negli asili e poi appoggiato il progetto delle Olimpiadi. Piccoli segnali – secondo me – di quanto ci si sia allontanati dai bisogni delle persone favorendo invece cose che sanno davvero di vecchio (se penso che nel comitato promotore delle Olimpiadi c’è Luca di Montezemolo ..) e di un atteggiamento prono a chi ha sempre lucrato su queste iniziative che poi non hanno nessuna ricaduta sull’economia e sulla vita reale.
    Tanto più in una città che ha ben altri bisogni e in cui sono ferme opere importanti, tuttora malissimo gestite (basta nominare la Metro C di cui si muovono solo i costi sempre crescenti).
    E tanto più mentre non si è fatta una vera politica contro la corruzione e la mala gestione (che forse per il rilancio dell’economia e dell’occupazione conterebbe molto: l’unica cosa che ricordo bene del periodo di Mario Monti è la sua sottolineatura che per gli investitori stranieri il vero freno a venire in Italia era la corruzione).

    E qui verrebbe l’altra importante considerazione: su quanto presto si è fermata la tanto proclamata “rottamazione” che alla fine si è limitata alla liquidazione di (parte) di un gruppo dirigente impresentabile (ma poi continuata col solito trasformismo di tante altre figure che cadono sempre in piedi) e che si è accanita col sindacato (in parte a ragione) e con alcuni simboli ma lasciando intatta la vecchia politica (Buttafuoco parla addirittura di “pura occupazione del potere” nel Sud da parte del PD in cui sono trasmigrate folle dal centrodestra).
    E la nomina di Profumo a conclusione di mandato è un neanche tanto piccolo esempio di vecchia, vecchissima politica. Come lo è stata la reazione scomposta quando la Raggi ha detto che avrebbe riconsiderato la posizione del Comune nel CdA dell’ACEA di cui è primo azionista. Non è questa pura conservazione dell’esistente?
    Questo mi sembra il vero “cambiamento” di Renzi: non – come Lei sostiene – “da rottamatore a premier”.

    Lei parla, giustamente, di “opportunità” ma non sono affatto sicuro che nel PD molti la intendano come occasione di riflessione critica. Ho spesso sentito piuttosto atteggiamenti di rivalsa: il PD non potrà che avvalersi del sicuro fallimento dei 5S incompetenti, per esempio di fronte all’enorme debito del Comune (come se quel debito non fosse anche la misura anche della propria incompetenza e della propria incapacità di incidere su meccanismi e situazioni malate).
    Servirebbe per questo una capacità e soprattutto una voglia di analisi di quello che succede, a maggior ragione quando contraddice alle attese. In questi anni non se ne è avuta gran prova. Come, per esempio quando alle Regionali in Emilia Romagna c’è stata una percentuale di astensionismo altissima per quella regione e la profondità di analisi è stata “tanto vinciamo lo stesso”. Forse lì si è vista – oltre a un’arroganza davvero fuori posto – l’opportunità di ruoli separati: un segretario del partito si sarebbe allarmato per un segnale così forte di scollamento mentre il PdC avrebbe colto l’aver mantenuto il controllo di una regione.

    La voce “arroganza” meriterebbe molto spazio perché oltre che irritante è spesso legata a un vuoto e all’incapacità di confronto (accusare chi vota NO di essere fermo ad Hammurabi o di vicinanza a Casa Pound è incommentabile). Ma credo di essermi già dilungato troppo.

    "Mi piace"

    1. Esattamente quello che penso (e che scrivo ormai da qualche anno su questo blog).
      “Rottamazione” è solo una parola, peraltro piuttosto greve.
      A dover essere “rottamate” non sono, non possono essere, le persone in quanto tali.
      Occorre invece eliminare, cambiare, distruggere (rottamare?) certe pratiche, certi modi di procedere.
      E questo Renzi non lo ha fatto, anzi, ha peggiorato mille volte la situazione pur non certo rosea da lui trovata, portandola a livelli che hanno dell’incredibile.
      La collateralità con certi poteri, i peggiori, è diventata endemica, un fatto normale.
      Così pure un fatto normale l’abbandono di qualsiasi afflato riconducibile alla famosa “questione morale”, anzi, spesso e volentieri si attaccano i magitrati (magari i più esposti), in un discorso che somiglia sempre di più a quello sulle “toghe rosse” di Berlusconi senza però essere così diretto e dunque onesto (e sia chiaro: si tratta di un paradosso).
      Noi che pochi anni fa (e sembrano una vita) eravamo iscritti al pd bersaniano criticavamo le famose “alleanze larghe” ossia quasi sempre quelle con l’udc: Bersani e colonnelli e capitani vari ci dicevano che servivano a vincere, a costruire un “fronte largo” (poi si vinceva a Milano con una coalizione molto spostata a sinistra, e si perdeva altrove).
      Oggi addirittura i residui del peggior centrodestra nemmeno si alleano, ma addirittura entrano gagliardi nel pd e Renzi non storce il naso, anzi, ne è contento e ce lo fa sapere.
      Noi all’epoca criticavamo i criteri di selezione della classe dirigente, informati a premiare più la fedeltà del merito (vedevamo gente come Speranza, per dire, e tanti suoi emuli a livello più basso, e ci chiedevamo: ma non ha niente di meglio il partito? ma non sono forse meglio tanti di noi di questi qui, e non per immodestia ma perchè ci vuole poco?).
      Oggi la “classe dirigente” renziana è peggio del peggior incubo, una melma ignorante, obbediente, arrogante, affamata, disonesta eppure troppo stupida per esserlo, più un nutrito gruppo di vecchi dirigenti riciclati in massa per una poltrona, l’ennesima, più i vari capi e capetti locali che si comportano con il partito (locale) come tanti capi cosca, più i nuovi acquisti di cui ho parlato prima.
      Quel partito era pieno di difetti, ma era, almeno, ed era un partito.
      Presente, tutto sommato, talvolta persino pensante, di gente con cui potevi parlare, magari per mandarli a cagare, ma ci parlavi, perchè non avevano perso del tutto una forma di residuo rispetto per il loro elettorato e la sua storia, coincidente con la parte migliore della storia del partito stesso; e per questo, pur turandoti il naso, pur bestemmiando, alla fine li votavi (qui non parlo per me, anagraficamente ancora troppo giovane per aver visto tutto quel che c’era prima, ma per la generazione dei miei genitori, certamente).

      Oggi tutto questo si è perso: così, in un paio d’anni di cura Renzi.
      E recuperarlo, sempre che sia possibile, si presenta impresa molto faticosa…

      p.s.
      che male c’è a dilungarsi? i tweet, le cazzatine veloci che spariscono come rutti nello spazio, lasciamoli al “rottamatore”…

      Piace a 1 persona

Scrivi una risposta a caterina Cancella risposta