Cosa avrei fatto per le Olimpiadi 2024.


Io sulle Olimpiadi avrei fatto il referendum (come avevano proposto i Radicali) e avrei tentato un progetto sostenibile (senza 1 grammo di cemento) ma ristrutturando strutture sportive esistenti.

Una Olimpiade low profile le cui risorse dovevano essere usate SOLO per riqualificare. Avrei detto (se i cittadini dicevano si’ al progetto) questo e’ il nostro piano. Dove Roma non e’ pronta ci appoggeremo a citta’ limitrofe se serve (vedi Cagliari per la vela). E’ che non pensiamo mai in modo diverso. Le olimpiadi non possono essere solo dei palazzinari, sono la piu’ enorme ed antica tradizione dell’umanita’. E simbolo di pace.

 

2 pensieri riguardo “Cosa avrei fatto per le Olimpiadi 2024.

  1. Non credo che la retorica serva davvero a una discussione o a tentare di capire cosa succede: spero converrà, aldilà della retorica appunto, che le Olimpiadi moderne non abbiano granché a che fare con quelle antiche. Per quelle si sospendevano le guerre, per queste a volte è intervenuto pesantemente l’esercito a placare le proteste di chi vedeva eccessivo lo spreco di denaro (Città del Messico 1968 Le ricorda qualcosa? ma mi pare che anche in Brasile non ci siano andati leggeri).
    Sarebbe ovviamente condivisibile un’Olimpiade “low profile” ma mi chiedo quanti di quelli che spingevano per il sì avessero questa intenzione: ieri mi pare che Renzi tornasse a parlare di “grandi opere” e gli stessi personaggi alla testa della candidatura non mi sembra abbiano mai ragionato in termini di “riqualificazione”. Semmai si sono sempre dimostrati specialisti nel costruire cattedrali nel deserto, opere nemmeno terminate o da demolire nel giro di pochi anni.
    Ma la questione Olimpiadi, dal mio punto di vista, è se ha senso, nelle nostre condizioni economiche – con un debito pubblico che continua a salire – e nelle condizioni in cui versa Roma, gettarsi in un’impresa del genere. Peraltro, essendo quel debito in buona parte sostenuto dai contribuenti di tutta Italia, due giorni fa sentivo qualcuno sostenere – con qualche ragione – che un eventuale referendum avrebbe dovuto riguardare tutto il Paese.
    E non potendo prescindere dal clima di corruzione così pervasiva: leggo che Vittorio Zucconi in polemica con la Raggi ha scritto “se nei secoli Roma avesse sempre ragionato con la mediocrità della giunta Raggi sarebbe ancora un borgo di pastori” .. anche se a febbraio 2014 scriveva “chiunque pensi che le Olimpiadi siano un buon affare per un paese o sogna o sogna di rubare”. Tralascio giudizi sul personaggio, pienamente dentro la deriva di Repubblica ma chiedo: nel frattempo è cambiato qualcosa nel Paese? la legislazione contro la corruzione e gli sprechi del denaro pubblico è cambiata? A me non sembra, perché – purtroppo – Renzi, che rimprovera ad altri mancanza di coraggio, non mi pare ne abbia avuto molto: dopo aver colpito il Sindacato, in quest’epoca già debole di suo, si è fermato di fronte a una seria spending review o a leggi che davvero permettessero di progettare un’opera con la certezza che i suoi costi non possano lievitare senza alcun controllo (e Roma ne è un esempio costante e quotidiano: basta dire “Metro C”). E senza quelle leggi credo sia ipocrita pensare che un sindaco possa controllare un’impresa così mastodontica e che richiama interessi non sempre chiari.
    L’altro aspetto, per me forse ancora più importante, è l’idea di uscire dall’eccezione, dallo straordinario e di tentare di pensare all’ordinario (mi verrebbe da citare Lucio Dalla, anche per rifarmi la bocca dopo aver dovuto ricordare le parole di Zucconi .. “ma l’impresa eccezionale, dàmmi retta, è essere normale”). Giorni fa Lei citava l’asilo di cui è crollato un controsoffitto: mi piacerebbe pensare che un giorno – spero di riuscire a vederlo! – non si dovesse sperare che certe disgrazie (?) accadano di notte o di domenica .. mi piacerebbe che riuscissimo a piantarla con quella stupida retorica per cui “gli Italiani tirano fuori il meglio di sé nella sciagura”, che sembra tanto consolatoria ma se la leggessimo con calma ci farebbe chiedere perché quel meglio non lo si può tirare fuori PRIMA. Perché non si può, oltre a ingaggiarci nella periodica gara di solidarietà, fare quanto occorre per evitare una prossima sciagura (penso a cosa sono riusciti a fare in Olanda dopo la catastrofe del 1953 mentre qui sappiamo che se piove per tre giorni di seguito Firenze rivà sott’acqua come cinquant’anni fa!).
    Nei primi mesi di governo, in piena annuncite, Renzi aveva parlato della percentuale enorme di edifici scolastici a rischio o non a norma definendo la loro riqualificazione una “priorità”. Qual è la percentuale di edifici sistemati? Temo non alta. Forse sono interventi “troppo ordinari” (dove “ordinario” assume una connotazione negativa) per essere davvero una priorità. Anche se, a mio modesto parere, producendo lavoro vero avrebbero avuto un peso concreto nel rilancio dell’economia e dell’occupazione.
    È qui che non riusciamo a pensare in modo diverso.

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  2. Ecco, appunto: a proposito di “low profile” cosa c’è di meglio dell’ennesimo “faremo il ponte sullo Stretto!”. Per di più spacciato come sguardo rivolto al futuro.
    Troppo banale e ordinario pensare che di qua e di là del ponte ci sono reti ferroviarie ottocentesche che lo renderebbero un’altra grande opera estremamente dispendiosa costruita nel deserto.
    Siamo tutti convinti che anche questa volta non si farà ma credo che questi proclami siano comunque assolutamente dannosi, oltre che ridicoli: perché – come diceva anche Lei – “non pensiamo mai in modo diverso” e un governo che si dice così votato al cambiamento dovrebbe proporre un pensiero, un modo di affrontare i problemi diverso, non fatto di proclami roboanti ma di programmazione. E una programmazione seria vorrebbe dire – prima di ogni altra cosa – portare le infrastrutture (strade, ferrovie, acquedotti) di Calabria e Sicilia a livelli accettabili. Il progresso, come la Natura, non procede a salti.
    Il prossimo proclama, se si rispetta la sequenza originale è “guariremo il cancro”.

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