Le olive che hanno fatto il servizio militare.

“Numero 70”.

“Numero 71”

“Eccomi, sono il il 70.”

Supermercato vicino casa, sabato pomeriggio. Ci buttiamo lo stesso nell’ora notoriamente di punta, con tanto di traffico per girare con i carrelli che qua non è un ipermercato e lo spazio di movimento non è moltissimo. Fuori pane e olio e una bibita e animazione per bambini. Insomma un sabato normale, se non fosse che non riesco quasi mai a passarlo così e finisce che la sera mi butto in un fruttivendolo indiano per fare la spesa di prima necessità.

“Prego desidera?”

E chiedo un guanciale e del pecorino per l’amatriciana di una cena tra amici. Poi chiedo delle olive. Chiedo se quelle verdi, in fondo, sono dolci, non vedo bene.

Lei, che  non sta servendo me, ma mi aveva notato perché rovistavo nella cesta dei salumi in offerta e li avevo fatti cascare sul loro banco a pioggia, dice: “Non sono quelle verdi, sono quelle di Cecchignola.” E poi, dopo un po’, dice una frase e io capisco che lei ha fatto il servizio militare, invece dice che le olive di Cecchignola sono le olive che hanno fatto il servizio militare, insomma era una battuta.

“Come hai fatto il servizio militare?” Domando. Siamo lì, tutti in fila, le due signore che serve lei fanno le puntute a distinguere caciotte dai pecorini, io intanto mi ero distratta su altre olive.

E lei: “Magari”.

“Come magari?” Faccio io.

E mi racconta che era entrata  nei carabinieri, ma poi c’era un errore nella sua scheda e l’hanno chiamata. E però non era un errore e che quel “licenza inferiore” non stava per “superiore”, stava proprio per inferiore. E quindi niente carabinieri. Pare che il maresciallo l’abbia consolata per un’ora al telefono mentre lei piangeva a dirotto. Me lo racconta mentre incarta stracchino alle due signore che ascoltano curiose.

“Almeno questo è un lavoro sicuro…” Dico io, imbecille, e penso all’alpino ligure, 24 anni.

L’uomo che mi serve, il più storico, autorevole del banco, fa spallucce, mi guarda: “Sicuro? E’ più sicuro fare il carabiniere.”

Abbiamo un concetto di sicurezza diverso, ovviamente. Ma forse anche questa diversità è un lungo racconto della città, delle classi sociali, delle aspettative. E non c’è molto da stupirsi se quelli che muoiono nelle missioni di pace (eufemismo per assolvere coscienza da mondo occidentale) sono tutti di estrazione povera e la maggior parte del sud. Prima o poi una riflessione sul tema dovremo pure avere il coraggio di farla in modo serio. Oggi un mondo armato è un mondo diseguale. E un mondo più uguale sarà un mondo meno armato.

Torniamo a casa. Mentre sbucciamo fagiolini c’è qualcuno che spara botti come fosse capodanno, roba da migliaia di euro. Qualcuno dal palazzo popolare accanto gliele manda a dire che nemmeno fosse la sera del derby.

Il prossimo governo deve mettere mano alla disuguaglianza e alle opportunità. Non c’è altra strada se non la scuola, se non una redistribuzione della ricchezza per riportare il Paese a valori accettabili di convivenza. La rabbia che vediamo è solo di riflesso figlia dell’antipolitica. Nessuno degli italiani, nessuno davvero, ha mai pensato di avere una classe politica complessivamente onesta e incorruttibile. E’ che fino a poco tempo fa la vita era ancora sostenibile. Ora che non lo è più (basta vedere il contenuto dei carrelli della spesa alla fine del mese) l’intolleranza per l’ingiustizia ha superato i livelli di guardia. Non resta che sperare che sia un’opportunità e non un rischio.

 

 

Intanto a Roma.

Abbiamo capito tutti che nei caminetti del PD romano si sta lavorando tra le solite eminenze grigie per fare saltare le primarie a sindaco di Roma e ungere il candidato destinato da mesi.

Scordatevelo.

Se non si fanno le primarie non è detto che tutto il PD voti il candidato “calato” dall’alto.

Magari le primarie le facciamo direttamente alle urne.

Il bambino che non è stato rapito

Chiederei pacatezza sul bambino portato via dalla polizia. Non sono belle immagini, ma prima dobbiamo capire perché il giudice aveva affidato il bambino al padre (cosa rarissima) e ricordare che ad 11 anni è facile essere sotto ricatto di violenza e quindi fare il contrario di ciò che è giusto anche per se stessi. Aspettiamo di capire bene e fino in fondo, fermo restando che vedere la polizia che si carica di peso un bambino di 11 anni è sconvolgente per tutti, ma non si tratta di un rapimento. Il bambino stava con madre e zia CONTRO la legge e quindi al massimo era sequestrato da loro contro la sentenza del giudice.

(perdonatemi ma è un tema che mi tocca da vicino e leggere tutte queste superficialità in giro mi preoccupa)

Mettete che il bimbo è oggetto di maltrattamenti e non riescono a portarlo via e il bambino non è ancora consapevole di poter uscire da quella situazione e quindi si oppone? Nessuno di noi sa cosa perché siamo arrivati a questo punto. Aspettiamo di capire, no?

Ciao. (in morte di un’amica)

Sottovoce vai via 

L’espressione socchiusa nella giravolta della testa 

Come facevi schermando le questioni serie
 
un girasole o una farfalla

con le loro stesse domande sul tempo

La tua fragilità sabbia che divenne pietra.

Il nostro dolore che resterà a metà.
 
Così. Come te.

Contro i finti lastminute.

E dopo avere inveito contro tutti i finti lastminute inavvicinabili del mondo ho fatto il gazpacho.

E W i cinesiapertisempre con frullatore di salvataggio.

Mentre tutti pensano alla spending review e allo spread abbiamo perso almeno 4 mesi in cui avremmo potuto trovare il modo di rendere più facile andare in Salento che in Grecia. Di andare a Pantelleria che a New York. Proprio non lo capiamo che abbiamo un giacimento sotto le chiappe e non sappiamo usarlo. La verità è che questa classe dirigente con casa a Capalbio e villa sul Lago Maggiore e dammusi strafighi a Pantelleria (mentre Pantelleria muore!) non lo sa quanto costa fare una vacanza che non sia un ombrellone a castello a Capocotta. Non lo sanno cosa significa trovare un luogo per riposare la testa e il corpo dal lavoro o del fresco senza dovere ipotecare la macchina(per chi ce l’ha il lavoro, ovviamente). E quindi non ci pensano ai pochi soldi che se ne fuggono all’estero visto che l’Italia non sa organizzare una stagione turistica che non contenga la fregatura, che non ti spelli al ristorante, che non ti spacci un luogo ameno per un luogo infestato di abitanti. Non lo sanno.

Noi, Bella Ciao, le isole Aaran e il giapponese.

Eravamo alle isole Aaran.

Irlanda. Da soli, niente turisti che non era l’isola di moda e avevamo sbagliato banchina.

Per fortuna.

Tanto whisky, birra e stelle che erano più del buio e dei muretti. E delle pecore. Ma quante stelle, diosanto. Quante che cadevano giù come se piovessero.

Un pub pieno di irlandesi che erano lì per un corso di gaelico, per conservarlo dall’inglese che divorava, cannibale, la lingua antica.

L’orgoglio di un popolo in un cerchio illuminato. Un violino. Piedi che battono a terra. Il canto doloroso dell’oppressione.

E gli unici altri due turisti in tutta l’isola erano due giapponesi. Una coppia. Lui ci cantò “Bella Ciao” in giapponese (Sarato’….) che per lui quella era l’Italia e noi lo guardavamo con gli occhi sgranati che non era possibile che fosse arrivata fin lì.

E invece.

 

Buffi scontri.

Ieri sono arrivata al Quirinale prima di tutti e c’erano solo giornalisti. Mi sono messa in un angolo ad aspettare i rinforzi e in quell’angolo, ho sentito la sua voce.

Ma sì…cacchio…sono anni che torno a casa la sera, sento Radio 2, e quei due matti di Caterpillar, la spediscono ovunque a fare servizi strani e la prendono in giro e…era la sua voce. Quelle voci che ormai, dopo anni, sono voci di famiglia come quelle del Ruggito del Coniglio e persino quella odiosa del dottor Forbice.

Stava proprio andando in onda. Solo che io ero lì, a orecchio nudo e non alla radio.

Poi ha chiuso.

In altri tempi sarei andata da lei con aria affettuosa, ma la vita ti insegna che spesso la gente va lasciata stare, non sempre è piacevole essere rinosciuti e magari infastiditi. Che tu li conosci, ma tu per loro chicazzosei?

La lascio andare con gli occhi, non la seguo più e ad un certo punto vedo che mi viene incontro e penso subito che siccome sono la prima ad arrivare e gli altri sono tutti giornalisti, forse vuole chiedermi qualcosa, d’altronde non avrebbe alternative.

Invece Giada mi lancia la mano e mi dice:

“Tu sei Cristiana Alicata e io ti leggo sempre.”

E io non posso che rispondere: “Veramente sono io che ti ascolto sempre.”

Oggi mi ha scritto, lei vive in Cina, aveva un bellissimo blog (che conoscevo senza sapere che era lei) ed oggi scrive della Cina…insomma, se volete un Rampini al femminile e più giovane e se volete precipitare nell’abisso dell’altro mondo, sentendovi dannatamente europei ed in decadenza….leggete qui.