La mafia è meglio dei partiti. (Beppe Grillo)

Che non sa che la Mafia è la prima causa del disastro in questo Paese e forse è rimasto a qualche raccontino sulla mafia del 1800.

In ogni caso questa frase riscuote tutto il mio più profondo schifo.

Qui, il post di Giulio Cavalli con il video integrale per chi, come tutti noi, all’inizio non ci aveva creduto.

Pantelleria – Le porte dell’inferno si affacciano in Paradiso.

“Che cos’è per te la mafia?” Questa domanda, con l’aria da sbruffone, me l’ha fatta un giovanissimo imprenditore siciliano che si è infilato a forza tra noi. La breve paralisi a cui è andato incontro il mio volto sembrava un cedimento al silenzio, una mia resa alla risposta. Il suo racconto era come una scure che si abbatteva sulle mie dita e le mozzava una per una, lasciandomi infine incapace di afferrare. Impotente.

“Io non ho paura della mafia.” Ha concluso.

E io l’ho fissato negli occhi e gli ho detto: “Tu sei la mafia. Tu sei anticorpo e corpo. Sei tu la tua stessa malattia.”

“Ci sono battaglie che non vale la pena di combattere. Devi imparare a discernere. Così è solo energia sprecata” Così una delle ragazze ha dato il colpo di grazia alla mia disperazione, alla fine.

Ci ripenso mentre salgo sul cratere del vulcano, verso le terme naturali. Sembra di essere in un’altra era geologica, un sentiero si inerpica circondato di cactus enormi. Il verde è più verde del verde. Come il blu ed il nero. Tutto, qui, è elementare. Come se nascesse qui e nell’andare via, nell’allontanarsi perdesse d’intensità. Come il vino puro e non annacquato. Come un colore non sbiadito da toni di bianco. Qui. Il bianco non esiste. Se esiste è artificiale. E’ un ospite.

Si arriva dove la pietra si spacca ed esce del vapore. Sono terme naturali. Tutto gratis in cima all’ultimo piccolo punto d’Italia che  si affaccia sull’Africa. Il vapore, però, si schianta sulla roccia, in alto, e poi ripiove addosso, inventandosi anche un bagno turco. Più entri nella grotta più è caldo. E’ il respiro della montagna, lo sbuffo di mille anni or sono. Il residuo della rabbia che più giù si può scorgere, nei lanci di pietre, nelle colate legnificate. Un’eruzione conservata e ricoperta di verde.

Un tempo queste erano le porte degli inferi. Quelle che gli antichi varcavano violando la legge dell’uomo. La porta per l’inferno. E’ buffo che qui, dove per molte volte al giorno, ti dimentichi di qualsiasi cosa possa accompagnarsi con la denominazione di origine controllata “civiltà occidentale”. Ti scordi a cosa servono i vestiti. Ti scordi il tempo. Riscopri il sapore della marmellata di arance. Dei capperi. Dei pomodori. Dell’olio non filtrato. Del vino fatto in casa a 2 euro al litro. Niente tv. Tutto si semplifica e ti fa considerare gli eccessi a cui, prima o poi, rassegnato, tornerai.

Qui ci sono pesci che non temono l’uomo. E’ perché lo conoscono poco.

E la Mafia esiste. C’è. Siamo noi. Ogni volta che cediamo, ogni volta che deviamo. Ogni volta che accettiamo. La porta dell’inferno si affaccia in paradiso. E così è. Anche se non vi pare.

19 luglio 1992 – 19 luglio 2011 (in morte di un magistrato e la sua scorta)

Ne ho parlato spesso, ero a Palermo quel giorno. Ho visto via D’Amelio come Beirut, ho sentito Caponetto dire che si arrendeva. Ho visto sgretolarsi le facce dei ragazzi di ventanni sotto il sole caldo e secco della Sicilia ferita a morte.

Poi più niente, ricordate? La Mafia ha ucciso chi sapeva tutto, chi poteva annientare il sistema con la complicità di altri poteri. Il potere politico per prima. Poi più niente.

Niente più morti che non fossero di guerra interna.

Niente più bombe.

Eppure la Mafia oggi è più forte ancora. Si è trasformata, mimetizzata. E’ persino divenuta modo di comportarsi collettivo. E’ un virus.

Oggi ricordo questa frase: ‎”Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri.” Paolo Borsellino.

E dico:  la politica ricordi di essere il primo luogo fertile delle mafie. I partiti facciano piazza pulita del marcio. Tutti sanno tutto. Tutti sanno chi paga per avere voti. Tutti sanno chi è votato perché poi si comporterà in un certo modo o lascerà fare.

La politica abbia il coraggio di trasformare parole e fiaccolate in fatti visibili.