Grillo e Farage: unirsi per separarsi.

Ecco è questo che mi sconvolge. Questo compromesso opportunistico. Unirsi con una formazione politica europea per dire che l’euro è una boiata invece di fare funzionare meglio l’Europa. In sostanza cosa già vista nel novencento, dove i nazionalismi si unirono con l’intento di separarsi. Abbiamo visto la fine che fecero. E anche i danni.

Sembra la soluzione più semplice dire che l’Europa “fa male”. La soluzione più complicata è andarci pensando di cambiare gli equilibri da finanza e persone e, finalmente, costruirla quell’Europa. Che se la guardi dalla Luna, se la studi dal dopocristo, ha un senso. Un senso comune.

p.s. e come vedete ho sorvolato su razzismo e omofobia per guardare solo alla coerenza.

p.s.2 no, non mi convince che ci siano nell’UKIP parlamentari gay o stranieri. C’erano gay anche in AN e ci sono stranieri anche con la Le Pen. Non vuol dire niente. E’ esattamente come nel PD, non basta essere gay per essere dalla parte dei gay ed è giusto che ognuno di noi sia continuamente sotto esame per ciò che porta a casa e non per ciò che è.

Lettera ad un indeciso tra Renzi e Grillo.

Ad onor del vero avrei dovuto scrivere nel titolo “Lettera ad un indeciso tra M5S e PD” perché per me prima esiste il collettivo e poi i singoli. Anche se so che se domani Grillo impazzisse ed entrasse nel PD, il M5S morirebbe perchè oggi si regge sul carisma di uno, al massimo di due, compreso Casaleggio. Di uno, cioè, famoso che ha messo su un movimento con l’aiuto di un guru della comunicazione che gli dice ogni minuto ed ogni secondo cosa esattamente vuole sentirsi dire il Paese. Mi ricorda tanto gli ultimi venti anni.

Se invece accaddesse il contrario e cioè che Renzi abbandonasse il PD per entrare nel M5S, il PD reggerebbe. Ebbene sì. Questione di storia forse, ma anche racconto di una diversità anche se sì, è vero, Renzi catalizza consenso con il suo carisma più di quanto Veltroni, Franceschini o Bersani abbiano fatto.

Ma così sembro troppo di parte. Lo so.

Allora secondo me il tema è questo. Lo affronto da un punto di vista non politico, che è vero che sono in direzione nazionale del PD ma forse sono tra i pochi di quelli che stanno in Direzione Nazionale che ha un lavoro “non politico” e, come per la maggior parte del Paese, la mia giornata è scandita dal cartellino da timbrare, da colleghi di vario tipo, da persone che si incontrano per caso e quindi diverse. Diverse per classe sociale, per censo, per tutto. Le stanze del potere sono asfittiche e selettive, la strada ha di bello che ti porta addosso tutto.

Dicevo, il tema.

C’è un sacco di gente che vota Grillo perché ci crede. Bon, non voglio dire niente a te. Non condivido, ma ti rispetto. Fai come credi, è la dannata democrazia.

Poi ci sono quelli, tantissimi che “voto Grillo per dare un segnale al PD.”

Eh, no. Scusami, ma scrivo questa lettera proprio a te. E te la scrivo io che mi incazzo quando ricevo gli sms di Gasbarra targati “PD” che a Roma fa finta di essere il PD ufficiale che invita a votarlo, cioè lui o chi per lui, casca così in basso da confondere il bene collettivo con quello individuale, magari per farsi la zavorretta di voti e poi dire: “Ehi, se non vi piace il sindaco Marino come vedete dai miei voti, se volete, posso davvero sacrificarmi e candidarmi per quando siete comodi.”

E sul tema ho già ampiamente scritto qui.

Dunque dicevo che ti scrivo (a te che sei nel dubbio) io che nel PD non vedo ancora fatta tutta la rottamazione che volevamo e nemmeno vedo portati avanti i temi del nuovo millennio come vorrei. E chi lo nega, anzi. Non vedo tutto questo perché al governo c’è il PD del 2012 che non è-  e non sarà –  il PD del 2014: però questo dipende da te. 

Ti faccio lo scenario.

Se Grillo supera il PD (ecco questo è l’accostamento corretto), il PD di Renzi si indebolisce e quelli che sono avvinghiati al potere da anni si rafforzeranno e limiteranno la sua azione politica. Qualcuno da mesi lo aspetta al varco, alla prima difficoltà tenterà di limitarlo.

Se il PD, invece fa un grande risultato, ci sta che ci portiamo a casa le riforme e alle prossime politiche (magari presto così ci liberiamo anche dell’NCD) un segretario forte, finalmente candidato, possa finalmente fare la pulizia doverosa e mandare a casa tanta brutta gente, perché se noi del PD negassimo che nel PD c’è ancora tanta brutta gente da mandare a casa, fareste bene a venirci a portare davvero l’olio di ricino a casa.

Così. Secondo me, le cose stanno così. O diamo fiducia alla speranza di cambiamento o diamo un segnale di rabbia, come l’Italia ha fatto tante volte: all’inizio del fascismo, all’inizio del craxismo, all’inizio del berlusconismo. In momenti in cui il vecchio sistema stava cercando di “cambiarsi”, qualcosa si dirompente ha interrotto quel cambiamento sano, per distruggere e fondare, semplicemente, un regime diverso. Il grillismo, se me lo consentite, è questo. Abbiamo già visto. Soprattutto dato.

Io, per quanto gli voglia bene come a un fratello, non lo so se Renzi ce la fa a cambiare tutto come ha promesso da anni. Ma è l’unico che può provare a farlo in modo sano e poiché siamo in una democrazia, da solo non lo può fare.

Ora: il voto al PD è – certo – un voto anche  a lui (esprimete però le preferenze, mi raccomando, purtroppo ci sono e se ci sono tocca usarle) e, soprattutto, al PD come lo intendiamo noi.

Se questo PD non vince non è che viene qualcun altro ancora, semplicemente tornano quelli di prima, quelli che ancora non abbiamo cacciato del tutto. 

Se vince Grillo alle europee (ma non accadrà) semplicemente arrestiamo un percorso sano e non otteniamo nemmeno il governo del popolo, tanto Grillo la maggioranza non l’avrà mai. Avrà, come sempre, quel tanto che basta per fermare il cambiamento e non cambiare nulla.

I miei due centesimi per chi, oggi, è ancora in dubbio. E sono tanti, lo so.

A morte il PD, lunga vita al PD.

Sono tra le persone che ha sempre dato bastonate al PD, che anche oggi che Renzi è segretario continua a vedere tante, ma tante cose ancora da cambiare in questo partito. Ci sono tantissime cose e persone che vorrei fuori dal PD, ed è un fenomeno normale in un partito che è appena nato, ma si è formato dall’incontro di partiti che hanno attraversato il novecento. Cosa debba fare ed essere un partito dobbiamo ripensarlo, è vero. Oggi troppa somma di comitati elettorali contro il tanto disinteresse (lo dico in senso buono….sono coinvolti come gruppo, non come singoli interessati a se stessi) della gente dei 5 stelle che ha voglia di un cambiamento radicale, lo stesso che molti di noi vogliono.
Ma quando sento Casaleggio e Grillo, mi viene la pelle d’oca dalla paura, riconosco i germi del totalitarismo più pericoloso e penso che non possiamo di nuovo precipitare nella follia del pensiero di uno solo e penso che tutti noi dobbiamo dare una possibilità alla democrazia, ma dando un segnale forte. Io per esempio voterò PD ma NON voterò nessun esponente del PD Roma che è pronto a voltare le spalle al suo sindaco, un sindaco che è del PD ma che sta scardinando ogni vecchio potere, anche quelli creati da noi (nel senso di PD romano o delle sue radici negli ultimi venti anni) e che va aiutato, non attaccato continuamente.

Nella mia circoscrizione voterò per Simona Bonafé, per Nicola Danti e per Manuela Bora e vi invito a fare lo stesso. Votando PD rafforzerete l’impegno di Ignazio Marino, ma non votando nessuno del PD Roma darete un segnale fortissimo di cambiamento in una città dove alle scorse ammnistrative l’astensione è stata altissima ed è anche colpa di come siamo stati partito a Roma se questo è accaduto e solo Marino nel suo essere “fuori dal partito” in una certa maniera, poteva farci vincere.

Nella circoscrizione Italia Nord Orientale vi invito a votare Elly Schlein e nella circoscrizione Nord Occidentale per Daniele Viotti.

Odio le preferenze, lo sanno tutti, ma visto che ci sono è importante che TUTTI le esprimano, altrimenti le esprimeranno come al solito una piccola percentuale di persone che vota per conoscenza o per tornaconto.

E’ un vostro dovere-diritto esprimere la preferenza, se non lo fate aiutate spesso le parti peggiori dei partiti. Il Partito Democratico va ancora fatto, siamo indietro su un sacco di cose – io non lo nego – ma votare Grillo o Berlusconi vuol dire rassegnarsi alla rabbia e alla disperazione, è troppo facile cavalcare la crisi. E’ molto più difficile tentare di dare al Paese un disegno complesso.

I professionisti della democrazia.

Scrive Gustavo Zagrebelsky su il Fatto Quotidiano:

«Mi colpisce che la legge elettorale sia decisa dagli accordi d’interesse di tre persone (Berlusconi, Renzi, Alfano), invece che dalle ragioni della democrazia, cioè dalle ragioni di tutti i cittadini elettori. Mi colpisce tanta arroganza, mentre con un Parlamento delegittimato come l’attuale, si tratterebbe di fare la legge più neutrale possibile. Mi colpisce che si pensi a una legge che, contro un’indicazione precisa della Corte costituzionale, creerebbe una profonda disomogeneità politica tra le due Camere. Mi colpisce che si dica con tanta leggerezza che non importa, perché il Senato sarà abolito. Mi colpisce che nel frattempo, comunque, si sospenderà il diritto alle elezioni, perché la contraddizione tra le due Camere impedirà di scioglierle. Mi colpisce che non ci siano reazioni adeguate a questa passeggiata sulle istituzioni». 

Ora lungi da me dare lezioni di “Costituzione” a GZ che ne sa molto più di me e che leggo spesso con piacere, ma dire che la legge elettorale si sta facendo con l’accordo di tre persone è una frase in malafede e che non rende merito alla bravura del suddetto. Renzi, Berlusconi ed Alfano non sono un triumvirato nominato da Dio, ma sono i capi di tre partiti che messi insieme hanno la maggioranza parlamentare (Grillo come sappiamo si limita allo show, quindi è inutilizzabile in parlamento). Qualcuno di loro è stato acclamato segretario, qualcuno votato a delle primarie, qualcuno si è autonominato e su questo sì, che varrebbe aprire una bella discussione politica e non a caso quando si parlava di riforme ho aggiunto che la riforma dei partiti e della loro democrazia interna è una cosa fondamentale, certo non con un panorama politico dove due due tre più grandi partiti hanno una forma padronale: M5S e FI. Ma quando avremo (se l’avremo) la maggioranza bisognerà mettere mano anche a questo. E magari fare anche una legge elettorale migliore dell’Italicum.

Capisco invece moltissimo il punto sollevato da GZ sulla legge elettorale dedicata alla sola Camera e non estesa al Senato, paura che ha manifestato anche il prof. D’Alimonte: è chiaro ed evidente che Alfano sta cercando di incastrare Renzi e si sta costruendo un lasciapassare, temendo che Renzi dopo l’approvazione della legge elettorale, alla prima crisi porti tutti a votare. Alfano è come Casini, sguazza nelle dinamiche di palazzo, ma teme le elezioni. Ne avevo già parlato qui.

Detto questo però trovo assurde le critiche di personalismo, sanno di professionisti della democrazia: ma come dopo tutte le adunate di Repubblica nelle piazze per la difesa della Costituzione non abbiamo imparato che siamo una democrazia parlamentare e che finché c’è un governo con la fiducia le camere non si sciolgono? Ci piace? A me no, infatti preferirei un sistema elettorale che determina un governo chiaro e se quel governo non va, si torna al voto. Quello che il PD sta cercando di fare. Renzi che piaccia o no oltre ad essere premier è anche segretario del più grande partito del Paese e in questa veste (non quella dell’individuo singolo, ma della rappresentanza) sta cercando (con molte difficoltà e molti ostacoli sui cui il cammino delle riforme sta malamente inciampando) di portare a casa un risultato che alle prossime elezioni NON costringa nessuno a dovere fare inciuci innaturali o larghe intese paludate. Ce la farà? Non lo so, vedo molte cose che non mi piacciono e questa della legge elettorale dedicata alla sola Camera è una porcata perchè è fatta apposta per non andare a votare se dovesse servire.

Ecco questo passaggio è importante: non è vero che in questo momento il popolo è delegittimato o la democrazia svuotata come alcuni sostengono. Potrebbe accadere che le larghe intese non funzionino prima che le riforme siano completate ed è giusto farsi la domanda: cosa accadrebbe in quel caso? Me lo chiedo anche io. Ovvio.

Ma come ho detto spesso quale alternativa c’è in questo momento se non provarci? Provare con questi numeri e questi equilibri. Non vedo alternative. Tornare al voto per ricominciare da capo? Chiedere a Grillo di fare il maggioritario uninominale? Non ha voluto nemmeno parlare con Renzi. Insomma vorrei davvero sapere quali sono le alternative se non non toccare nulla, lasciare tutto così, far passare il tempo, fino alle prossime elezioni, fino al prossimo parlamento monco di possibilità.

E per finire consiglio a tutti noi questa bellissima lettura sulla crisi della democrazia (“La democrazia è stata la vincitrice degli scontri ideologici del XX Secolo: se vuole rimanere vittoriosa anche ne XXI, deve essere allevata con costanza quando è giovane e premurosamente curata quando è matura”), dentro ci sono molte riflessioni che è doveroso fare.

Imparare (oggi) dal M5S.

Ho molto rispetto di quello che sta accadendo nel M5S e tutti dovremmo imparare dai dissidenti: la dignità di un progetto viene prima dei destini personali. In questo il M5S doveva e può essere di “stimolo” a tutte le “vecchie” forze politiche, per insegnare di nuovo a tutti noi la differenza tra fare carriera politica e fare politica per il bene di tutti.

Quello che sta accadendo è nella natura del M5S come movimento: fatto di brave persone (eletti ed elettori) che ci credono davvero e fatto di burattinai pericolosi (e dei loro fanatici accoliti) che con il loro totalitarismo rischiano di uccidere un buon tentativo di partecipazione politica. Abbiamo tutti il dovere di prendere il buono di questo esperimento. Importarlo nei partiti.

Se i senatori restassero in Senato e continuassero a fare il loro dovere come la Costituzione consente avrebbero comunque la mia stima. Ripeto quello che dico da sempre: in politica la dissidenza è una ricchezza. E’ la vera chiave per trovare la sintesi.

Tanto per spiegare cosa intendo quando parlo di fascismo per il grillismo.

Non mi limito ad osservare gli effetti, cioè le somiglianze tra il primo fascismo e questo primo grillismo. E se questo Paese avesse un po’ di memoria si ricorderebbe le simpatie che il fascismo suscitava soprattutto nelle classe medio-basse (e nei reduci di guerra).

Parlo soprattutto delle cause che portarono a quel periodo.

Cioè il mio – chiamiamolo così – turbamento, si concentra più sul contesto in cui il grillismo prolifera (che poi lo vedremo nelle urne, per ora alle prime “seconde prove” ha solo perso voti e in Sardegna nemmeno si è organizzato per presentarsi alle regionali). Guardo alle colpe di una classe politica che per venti anni è stata antiberlusconiana e non ha raccolto la rabbia e i sogni di questo Paese. Sul continuo compromesso, il continuo inciucio. Non sto certo dicendo (e lo dico da anni) che i grillini si agitano in un bel contesto. Anzi. Il contesto è tutt’altro che roseo. La situazione politica è tutt’altro che cambiata. E certo queste larghe intese non aiutano a riconquistare la fiducia nella politica da parte degli italiani, i quali non sono stupidi e capiscono benissimo che per ogni cosa di una parte dobbiamo attaccarne una dell’altra parte, che un po’ indebolisce la prima e viceversa. In una specie di continua liquefazione dove i duri e puri (ricordatevi che anche Berlusconi e Bossi e Di Pietro si sono “fatti” politicamente così: con il loro durismo e purismo) possono proliferare perché sembrano come dei tronchi per galleggiare tra le onde di una politica incomprensibile.

E’ tutto qui. Molti elettori grillini e deputati-cittadini grillini sono bravissime persone, magari un po’ inesperti ed ingenui come erano anche i primi deputati fascisti e come sarebbe chiunque di noi non “avezzo” alle dinamiche di palazzo. Il mio augurio è che quella energia si sappia innestare nelle regole democratiche. Fin ora non è così, sembra che per loro le regole siano carta straccia, un impedimento al “giusto” che ovviamente è il “giusto” secondo loro e, invece, la democrazia serve proprio a stabilire quel “giusto” collettivo che a volte non è quello che piace ai “buoni”.

Così come a noi per venti anni non è piaciuto che Berlusconi vincesse le elezioni e non abbiamo capito che dovevamo convincere quel pezzo di Paese a votare per noi invece che continuare a dire che il problema era Berlusconi (lo era, ma il tema andava rovesciato).

Ecco cari grillini, provate a convincere il Paese a votarvi. Avete “saturato” l’elettorato della rabbia. Se volete governare dovete convincere l’altro pezzetto. E tenere i due pezzi insieme. Un po’ quello che sta facendo questo nuovo PD. Cosa che sembra avere innervosito assai Beppe Grillo che in tutta risposta farà un tour in Europa di comizi. Al costo di 23€. Spero sia autofinanziamento politico e non guadagno personale. Legittimo, eh. Ma poco etico a mio avviso.

La democrazia, un sentiero di montagna.

Non si combatte la politica stantia e dell’inciucio con la violenza o le offese. La democrazia (per fortuna e purtroppo) ha delle regole ed è in quell’ambito che va conquistato (non il potere) ma la possibilità temporanea di governare. So bene che Grillo è figlio dell’ incapacità, della lentezza e della corruzione di una classe dirigente. E’ così. Ma era così anche ai tempi del giolittismo e del fascismo, Mussolini si innestò in quel contesto, non in una meravigliosa democrazia. Il terreno fertile del totalitarismo è la corruzione di una classe politica, l’ingiustiza sociale che da quella corruzione discende. Sempre e ovunque nel mondo. Siamo sempre lì. Osserviamo quella terza via scomoda e inagibile che è la democrazia, un sentiero di montagna che nessuno vuole percorrere di buon passo. Io, molti di noi, non ci muoviamo da quel sentiero. La via del distruggere tutto, del fate tutti schifo è la via facile per fondare dittature, noi non la percorreremo. Siamo nel PD per essere voce critica, non per esserci a prescindere. E vediamo nel PD l’unico strumento democratico per poter governare. Con tutti i suoi limiti che non abbiamo mai negato.

La paura di Grillo.

Cosa scrivevo a luglio del 2012 (in un pezzo intitolato “La legge elettorale che ammazza Grillo e lascia tutto così”) sulla legge elettorale. Lo riporto anche per rispondere a Grillo che oggi si sente in pericolo per l’Italicum.

Invece io penso che lui possa “giocarsela”. Ha forse paura di non riuscire a convincere gli italiani della bontà della sua proposta politica? Beh, si chiama democrazia.

“Nello stesso modo non si farebbe una legge elettorale per buttare fuori qualcuno, come quella che si sta prospettando.
È noto a tutti cosa penso del M5S, ma fare una legge elettorale ad hoc per sterilizzarli politicamente è un abominio democratico, non può valere di nuovo il principio che ognuno si costruisce la legge elettorale per vincere o per far perdere qualcun altro. È una roba vergognosa. Sarebbe molto, ma molto più corretto lasciare questa legge e costruire la prossima campagna elettorale anche su questo: almeno le prossime elezioni saranno anche un referendum sulla qualità della nostra democrazia dal punto di vista della rappresentatività e della governabilità.”

Caro Beppe Grillo sulle slot chi fa falsa informazione sei tu.

Per rispondere a Grillo, che attacca Gramellini accusato di avere affermato che a stralciare la norma “salva slot” sarebbe stato Matteo Renzi invece del M5S, voglio ricordare che questa è una nostra battaglia da anni, che Del Rio sul tema è sempre stato in prima fila e che ne parlammo anche l’anno scorso durante le primarie 2012.

E che, senza l’intervento di Matteo Renzi, purtroppo (e dico purtroppo) quella norma sarebbe ancora in vigore perchè il M5S la maggioranza non ce l’ha.

Ora invece di fare a gara a chi arriva primo a dirle le cose, facciamo a chi arriva prima a farle.

Facciamo che come PD lanciamo una bella proposta nelle città dove governiamo (e nelle regioni) per regolamentare la diffusione delle sale slot (anche questo lo diciamo da un sacco di tempo), mettendo dei paletti urbanistici e incentivando in qualche modo chi non le apre o i bar che ne fanno a meno.

Così facciamo una competizione virtuosa che fa bene al Paese. E la votiamo tutti.