Una rete nazionale LGBT nel PD per un Paese migliore. Qui il manifesto. Aderite.

GAY/PD – SCALFAROTTO E LO GIUDICE (PD) “SI’ AL MATRIMONIO GAY. FACCIAMO EMERGERE IL PD CHE SUI DIRITTI E’ IN LINEA CON L’EUROPA”

“Il fatto che persino una persona colta e avveduta come Massimo D’Alema confonda matrimonio civile e religioso e consideri l’istituto matrimoniale come ‘un’unione tra persone di sesso diverso, finalizzata alla procreazione’ dimostra un’esigenza non più procrastinabile: che venga alla luce quella parte del Partito Democratico che – portando il PD ad allinearsi con i partiti progressisti, socialisti democratici e con la legislazioni più avanzate nel mondo – è a favore del matrimonio e che a sostegno di questi democratici si schierino le associazioni nazionali lgbt e tutto il movimento gay e  lesbico italiano” Lo dichiarano in una nota congiunta il vicepresidente del PD Ivan Scalfarotto e il capogruppo del PD al Comune di Bologna Sergio Lo Giudice.

 I due esponenti democratici hanno iniziato una raccolta di adesioni a un manifesto per uno standard europeo dei diritti delle persone omosessuali e transessuali in Italia: matrimonio, riconoscimento delle famiglie omogenitoriali, gestione della transizione per le persone transessuali ed estensione della legge Mancino contro l’odio omofobico. “Proprio adesso, in questo momento di crisi economica in cui è fondamentale ridare speranza al Paese e con il PD chiamato a divenire asse portante dell’alternativa di governo – continuano in coro Cristiana Alicata (PD Lazio) e Carlo Santacroce (associazione 3D) – è importante che il PD rappresenti quelle istanze di modernità che non sono secondarie, nemmeno economicamente, ma rappresentano la natura di un Paese che guarda al futuro e non al passato. Un paese dove tutti possono assumersi doveri e dove tutti sono uguali è un paese più moderno, un paese dove valga la pena restare per contribuire, un paese in cui riconoscersi.”

“Chiamiamo a raccolta – continuano insieme – chi vuole contribuire al progetto del PD in termini di innovazione. Noi crediamo in questo progetto, consapevoli degli ostacoli posti anche all’interno del nostro partito da un forte ritardo culturale e da una prevalenza di posizioni più attente alle  ragioni dell’alleanza con  partiti confessionali ed omofobi come l’UDC che a quelle della parte sana del Paese. Abbiamo il compito – concludono – di dare speranza a tutti i cittadini italiani. Prendere una posizione chiara sui diritti delle persone omosessuali significa avere il coraggio di prendere decisioni e guadagnare anche la fiducia di chi, pur non essendo omosessuale, non vuole vivere in un Paese che limita i diritti dei suoi cittadini.”

DIRITTI E DIGNITÀ LGBT: UNA RETE PER IL PD

L’Italia appare sempre più caratterizzata da un complessivo arretramento politico, sociale, economico e culturale. La politic a

risulta ostaggio di una maggioranza illiberale, che mina in tutti i campi il principio costituzionale di laicità, rendendo così

volontariamente impossibile la collaborazione e la crescita comune tra culture diverse.

L’arretratezza dell’Italia nella tutela dei diritti e della dignità delle persone lesbiche, gay, bisessuali e trans  è uno dei sintomi di

tale arretramento, ma è un fenomeno che ha anche proprie, negative, specificità.

Il Parlamento, non solo si è dimostrato incapace di elaborare qualsiasi soluzione legislativa per riconoscere i diritti negat i alle

persone gay, lesbiche e trans, ma ha anzi affermato, con un voto surreale e indegno di un paese civile, l’incostituzionalità di una

semplice legge contro le violenze nei loro confronti.

Lo stesso centrosinistra appare, tuttavia, incapace di proporre una propria complessiva visione dei diritti delle persone Lgbt e le

strategie opportune per realizzarla.

Noi, militanti, simpatizzanti, elettori, potenziali sostenitori del Partito Democratico non ci arrendiamo di fronte al

fallimento della politica sulle questioni relative ai diritti umani fondamentali di una parte importante della popolazione,

tematiche imprescindibili per uno sviluppo completo e complessivo di una società che la politica ha il dovere di

affrontare organicamente.

La politica ha la possibilità e il dovere di agire in Parlamento, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle Pubbliche amministrazioni e

ovunque nella società per guidare, e non frenare come avviene oggi, quella crescita culturale che rappresenta la sola strada  per

garantire il definitivo superamento di ogni discriminazione e, di conseguenza, di ogni violenza.

Per questa ragione riteniamo necessaria la nascita di una rete nazionale permanente di azione sul e nel Partito

Democratico che unisca tutti e tutte coloro, iscritti o meno al Partito Democratico,  che condividano i nostri stessi

obiettivi.

Riteniamo, in particolare, che il PD debba urgentemente affrontare alcuni temi fondamentali:

  1. l’estensione del matrimonio civile alle coppie dello stesso sesso, come richiesto dal Parlamento Europeo a partiredalla Risoluzione del 1994 – e già presente in molti stati  – attraverso iniziative legislative adeguate che quantomeno diano una risposta alla sentenza 138 del 2010 della Corte costituzionale, nella quale la Corte ha chiesto al Parlamento italiano di garantire alle unioni tra persone dello stesso sesso “il diritto fondamentale di vivere una condizione di coppia, ottenendone il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri”. In assenza di un’adeguata e rapida soluzione programmatica condivisa, crediamo che la strada giusta sia quella di coinvolgere la base attraverso lo strumento della consultazione diretta degli iscritti,  dando loro la possibilità di esprimersi su un tema che nel paese oggi trova un consenso crescente;
  2. la prevenzione e il contrasto alla violenza omofobica e transfobica, attraverso l’estensione della legge Mancino, ai casi di discriminazione e ai crimini d’odio motivati da orientamento sessuale e identità di genere;
  3. la tutela delle  famiglie omogenitoriali a cui viene limitata la possibilità di esercitare in una forma giuridicamente riconosciuta i doveri e le responsabilità genitoriali, con pesanti ripercussioni sui diritti delle bambine e dei bambini;
  4. i diritti e la dignità delle persone transessuali e transgender che furono oggetto di una legge innovativa nel 1982 ma che oggi necessitano di nuove misure legislative e di politiche attive che assicurino il superamento del grave livello di discriminazione a cui sono sottoposte nella società e in particolare nel lavoro.

Con la costituzione di questa rete nazionale permanente ci proponiamo – anche collaborando con il mondo associativo,

e in particolare con le associazioni LGBT che costituiscono un prezioso patrimonio di volontariato ed impegno  – di

favorire il confronto, contribuire all’approfondimento e alla crescita culturale, monitorare e stimolare le necessarie

azioni positive da parte del Partito Democratico.

Vogliamo dare forza così al nostro impegno per giungere rapidamente a soluzioni concrete, per dare forma ad una società che

riconosce a tutte e tutti piena cittadinanza con diritti e doveri specifici e condivisi, per rendere l’Italia un paese civile ed

accogliente, al passo con gli altri paesi europei.

Hanno già aderito

Carlo Santacroce Presidente Associazione 3D

Cristiana Alicata Direzione regionale Pd Lazio

Daniele Viotti PD Torino – Coordinatore Torino Pride

Fabio Iovine PD Roma

Giovanni Corsi Associazione 3D

Giuseppe Silvestris Pd Bologna

Ivan Scalfarotto Vice presidente Assemblea Nazionale Pd

Matteo Cavalieri Pd Bologna

Mirco Manzi

Osvaldo Panaro

Paolo Gerra Assemblea provinciale PD Como

Pietro Disi

Riccardo Camilleri (Direzione PD Roma)

Roberta Li Calzi

Sergio Lo Giudice Direzione Pd Bologna

Simone Buttazzi Associazione 3D

Stefano Cappelli Associazione 3D

Giuseppe Civati (Direzione nazionale PD)

Tutta l’associazione Laicità e diritti nelle persone di

Luisa Merlini

Davide Leonelli

Dario Marchi

Eleonora Bellini

Stefano Ciatti

Fabio Bracciantini

Gabriella Zonno

Alessandro Cresci

Juanito Giovanni Berrittella

Ermanno Martignetti

Patrizia Viviani

Fiorella Sciarretta

PD: Concia vs Bindi? Una trappola.

Sono molto preoccupata della piega che sta prendendo la discussione sulle coppie di fatto in commissione diritti.

Trovo inquietante che la discussione esterna alla commissione si stia concentrando su un battibecco tra Paola Concia e Rosy Bindi e temo, lo temo fortemente, che questo possa spostare l’attenzione sul vero problema: l’incapacità di quel tavolo di rappresentare la vera posizione del PD.

Per questo voglio assolutamente sorvolare sulla questione tra Rosy e Paola che non considero figlia della politica altrimenti la Bindi non avrebbe affidato il ruolo di relatrice a Paola e avrebbe spedito dallo psicologo anche una buona parte di coloro che compongono la commissione, Scalfarotto compreso.

Vorrei che Rosy comprendesse la rabbia che tutti abbiamo dentro, che significherebbe anche ammettere, finalmente, la nostra discriminazione e dall’altra vorrei che Paola fosse all’altezza del suo ruolo e sopportasse, per noi tutti, di sentire dire cose omofobe e non si sentisse sola perché sola non è. Ogni volta che glielo sento dire mi sento personalmente ferita così come è ingiusto affermare  – da parte di siti non firmati la cui proprietà intellettuale è però nota a tutti  – che Scalfarotto e Marino non erano schierati con Paola sui temi.

So che è difficile, cara Paola, ma quella è la sede del dolore, come lo è una sala operatoria per intenderci. Quello è il luogo ultimo dove dobbiamo resistere, il luogo dove si decidono le sorti non del partito, ma del Paese. E’ inutile ripetere che se il PD non scioglie quel nodo e non si libera dai gangli dell’omofobia difficilmente riusciremo, in Italia, ad avere una legge decente. Siamo nel PD per questo. Certo non per stare comodi ed al caldo e di sicuro non per fare sconti per avere posti al sole come qualcuno ha accusato, vigliaccamente, Ivan Scalfarotto che ha invece fatto un discorso accorato e bellissimo e che prima ancora che il movimento italiano ci arrivasse, chiedeva il matrimonio e le adozioni e si sentiva dire dai leader del movimento che aveva posizioni troppo avanzate e non opportune.

E’ visibile ormai anche ai ciechi che le posizioni della dirigenza PD su questi temi non rappresentano le posizioni degli iscritti e nemmeno degli elettori. Questo non significa che noi omosessuali e lesbiche del partito, insieme a tutte le persone eterosessuali (la maggioranza di questo partito) non dobbiamo rispettare le difficoltà che hanno alcuni democratici. Amo dire che l’accettazione che ognuno di noi ha affrontato su di sé o la pazienza con cui ha dovuto aspettare che i propri genitori capissero è il microcosmo che si ripete anche nel macrocosmo politico. Ma la pazienza ha un limite e questo non significa che io non sia incazzata ed esasperata per le resistenze reazionarie che ci troviamo a combattere. Chi pensa di riproporre i Dico, può scordarseli perché non sarà accettabile da parte nostra e delle persone intelligenti uno strumento così offensivo.

Non dobbiamo cadere in questa trappola della diatriba personale che manda a nozze giornalisti da quattro soldi o i nostri detrattori in malafede e che non ha nulla di politico: serve solo a spostare l’attenzione.

Questa, in ultimo, non è una guerra tra gay e cattolici. Questo è quello che fa piacere pensare e  millantare a molti omosessuali di professione fuori e dentro il PD e a molti cattolici. Da una parte chi fa il combattente solitario ed eroico dicendo di essere solo contro tutti e dall’altra a quei cattolici in malafede che possono dire che la posizione è minoritaria. Noi non dobbiamo cadere in questo tranello. La nostra battaglia è di molti e valorizzarlo sarà la nostra vera forza. Per questo sono contraria alle associazioni esterne, ma vicine al PD (mentre sono a favore di associazioni come 3D che invece sono associazioni ufficialmente legate al senso del partito democratico) o a chi spara comunicati stampa con sigle di propria proprietà quando ha la tessera del PD in tasca.

Voglio politici che sappiano valorizzare i compagni delle proprie battaglie, che siano generosi e che nello stesso tempo quando parlano parlino sotto la bandiera del partito. Fa comodo a tutti che si parli sotto altri simboli. Così quella bandiera resta in mano a chi non è dalla nostra parte. E io non ci sto più ed è uno dei motivi per cui insieme al partito romano stiamo costruendo una consulta aperta a tutti ed ampia, una novità assoluta a chi era abituato a fare ghetti per moltiplicare poltrone. Io in quella consulta voglio tutto il partito: giovani e vecchi, cattolici e atei, omosessuali ed eterosessuali. Insomma: ci voglio il Paese.

Questa nostra guerra è squisitamente la guerra tra chi è in buona fede e chi non lo è e molti, moltissimi, credenti sono dalla nostra parte e si rendono conto che non riconoscere diritti alle famiglie omosessuali sarebbe un atto disumano, così come riconoscere solo parte dei diritti, come se i nostri amori non meritassero la stessa interezza, la stessa forza. L’atto di limitazione politica è un atto di giudizio dell’intimità, una violazione, una considerazione dei sentimenti di milioni di persone. Un atto di superbia fondamentalista.

Per questo faccio appello alle persone in buona fede dentro quella commissione di resistere dandosi però un termine perché la resistenza ha un limite. Un limite che però deve essere politico e non personale e collettivo e non individuale.

Nel momento in cui la posizione di una commissione costruita a tavolino per approvare la posizione della Bindi dovesse palesarsi (proponendo per esempio i Dico e che Dio ce ne scampi) sarà necessario ricorrere ad un altro strumento che non dovrà avere alcuna paternità personale o di corrente.

Lanciamo il referendum tra gli iscritti, strumento previsto dallo Statuto, e verifichiamo se davvero la posizione del Partito diffuso è quella che qualcuno vuole farci credere. Il PD è molto più avanti dei suoi dirigenti. Dimostriamolo con coraggio mostrando la nostra leadership politica, guidando il partito finché la questione non sarà risolta.

In ultimo mi appello alla presidente di quella commissione Rosy Bindi affinché applichi la stessa durezza che sta applicando con Paola Concia anche al primo dei non eletti nel Lazio tale Mario Adinolfi, iscritto visibile e mediatico di questo partito, che semina odio omofobico dal proprio blog e dalla propria pagina di facebook e per il quale, appellandoci al nostro bello statuto, abbiamo chiesto l’espulsione che sarà discussa tra poche settimane.

Mi chiedo però: se avesse detto che i neri erano inferiori o che gli ebrei sono un popolo criminale, non sarebbero intervenute le più altre cariche del partito a censurarlo?

Non vi approfittate della calma di alcuni di noi o dell’irascibilità di altri per considerare gli uni più moderati o gli altri da isolare come schegge impazzite.

Perché quando sarà il dunque noi saremo tutti insieme compatti e saremo tantissimi.

Il vicepresidente del PD Ivan Scalfarotto su coppie di fatto e famiglie omogenitoriali.

Vi condivido l’articolo di Delia Vaccarello che racconta del discorso che Ivan Scalfarotto, vicepresidente del PD ha fatto per tutti noi in commissione diritti. E’ scontato ciò che pensa Ivan, da anni, ma in questi giorni qualcuno ha cercato di infangare il suo lavoro. Ivan è questo. Il resto è fango.

In nessun paese.

Io l’ho finito di leggere in treno, andando a Milano.

Se siete etero-dubbiosi (magari fate anche politica) leggetevelo ed imparate qualcosa.

Se siete omosessuali e transessuali troverete tante cose che sapete, tutte messe insieme. La nostra storia.

Ci sono due cose che mi porto a casa:

1) le parti in cui Ivan parla di sè.

2) la scena degli avvocati che parlano davanti alla Corte Costituzionale perorando la causa del matrimonio gay.

Anzi..me ne porto a casa altri 10. Leggete i 10 punti e “firmateli“. Sono 10 cose da fare subito, secondo Ivan.

  1. ESTENDERE LA POSSIBILITÀ DI SPOSARSI A TUTTI I CITTADINI
  2. RICONOSCERE PER LEGGE LE PREROGATIVE DEI CONVIVENTI
  3. APPROVAZIONE DI UNA LEGGE SULL’OMOGENITORIALITA
  4. ESTENSIONE DELLA LEGGE MANCINO ALL’OMOFOBIA E ALLA TRANSFOBIA
  5. SRADICARE IL BULLISMO DALLE SCUOLE
  6. RIASSEGNAZIONE ANAGRAFICA ALLE PERSONE TRANSESSUALI SENZA NECESSITÀ DELL’INTERVENTO CHIRURGICO
  7. SVILUPPARE UNA SERIA CULTURA CONTRO LE DISCRIMINAZIONI SUI LUOGHI DI LAVORO
  8. NUMERO MINIMO DI CONSIGLIERI D’AMMINISTRAZIONE DONNE NELLE AZIENDE QUOTATE IN BORSA
  9. RISERVARE UN PERIODO DI ASTENSIONE ESCLUSIVA DAL LAVORO PER I PADRI
  10. RIAFFERMARE LA LAICITÀ DELLO STATO CON NORME CHE RIBADISCANO LA SUA NEUTRALITÀ RISPETTO A TUTTE LE RELIGIONI

p.s. STASERA Ivan Scalfarotto sarà alla Feltrinelli della Galleria Alberto Sordi a presentarlo per la prima volta a Roma. Ore 18:00.

Crisi di Mercato Elettorale. Dal Think-Tank al Doing-Tank.

Mi si perdoni la metafora, ma la differenza (non) salta agli occhi come tra il bufalo e la locomotiva.

L’astensionismo che ha colpito come un machete l’ultima tornata elettorale ha tutte le caratteristiche di un crollo del mercato elettorale. Quando crolla un mercato, di qualsiasi prodotto in regime di forte competizione, il calo delle vendite colpisce tutti i brand. Non solo uno, né il leader di mercato. Tutti, ma proprio tutti. La torta da mangiare è più piccola, la competizione aumenta e per assurdo assottiglia le differenze tra politiche commerciali e di comunicazione.

Ci sono due motivi per fare crollare un mercato: 1) nasce un settore di business che manda per aria il primo (la vendita dei calessi quando nacquero le macchine?), 2)  il mercato è saturo, 3) non ci sono soldi.

Nel caso elettorale il mercato è saturo. Non c’è novità da comprare. Tutto ciò che viene detto e promesso è già acquisito. Già digerito. Già avuto.

A questo punto ci sono due settori che vengono investiti delle responsabilità dirette. Il marketing. E le vendite.

Si chiede al marketing di produrre una comunicazione efficace, emotiva e convincere più persone a comprare sempre lo stesso prodotto.

Si chiede al settore Vendite di essere più aggressivo. Si svendono i prodotti. Ci si inventano formule di finanziamento più vantaggiose possibili per vendere ora e subito.

Solitamente si fa l’errore di non andare all’ufficio progettazione.

Già.

Perché ci vuole troppo tempo per pensare un prodotto nuovo, innovativo, tecnologico, in linea con ciò che i clienti potrebbero acquistare. Si chiama prendersi un rischio.

Non è un caso che i settori in cui lo sviluppo del prodotto e la sua messa in produzione richiedono tempi molto lunghi vivano di cicli. Come il mercato dell’auto.

Berlusconi utilizza molto bene il settore marketing ed il settore vendite. E’ il suo sacrosanto lavoro. E’ un maestro in questo. Ha gli strumenti, certo. Ma li sa usare meglio di chiunque altro.

Ciò che noi non abbiamo ancora compreso (ma che accade in molti luoghi) è che un sistema fondato sulla comunicazione di un prodotto vecchio e stantio o l’aggressività commerciale può essere sminato in due modi.

1) un sistema immediato: la vendita porta a porta.  Il contatto fisico con l’elettore. Facciamogli vedere e toccare il nostro pro – dotto – gramma. Per fare questo dobbiamo assumere e motivare una quantità di persone. Di solito è un lavoro faticoso. Lo si fa dai 20 ai 30 anni e poi si passa alla scrivania. A noi, PD, ci manca quella fetta. Non la entusiasmiamo. La deludiamo. Non le parliamo. Per il 2011 deve essere quella la strategia. La Lega fa questo. E’ di due giorni fa che un gruppo di leghisti ha dormito con degli operai in una fabbrica. Capite? Nel mentre che governano e non fanno nulla per la crisi però sono lì. Presenti.

2) alla lunga. Si mette in cantiere un nuovo prodotto. E stavolta abbiamo 3 anni per progettarlo, metterlo in produzione (in Fabbrica) con un buon controllo qualità ed averlo sul mercato più o meno pronto per il 2013.

La posta, le bacheche di FB e i cellulari dei leader della rivolta generazionale invocata dai cittadini sono stracolmi di messaggi sullo stesso tono. A volte sono le stesse persone che scrivono a Civati, a Serracchiani, a Concia, a Gozi, a Scalfarotto, a Puppato. Qualcuno in questi giorni scrive persino a me. Chiedendo un impulso di progettazione. Un okkupazione interna che porti alla vittoria e alla riacquisizione della leadership (di mercato).

Posso testimoniare che ciò che accade in un Partito in questi momenti è simile a ciò che accade in un’azienda alle prese con il calo del mercato. Si ha paura di rischiare e di rinnovare la gamma prodotti non sapendo se funzionerà davvero quel prodotto nuovo. Si fanno sconti incredibili per aumentare i volumi (la metafora politica è per esempio seguire l’avversario sul suo terreno, per esempio abdicando alla laicità o a prendere posizioni nette e coraggiose). Ci si inventano modi di comunicare che non arrivano, però, al cuore del problema. La campagna di comunicazione del PD, per esempio, è stata penosa. In poche parole un’altra Italia era fallimentare. Intanto caccerei chi l’ha fatta come avviene in tutte le aziende quando si toppa per esempio (e questo era il caso) il lancio di un nuovo prodotto (Bersani….anche se non era una macchinetta cool da segmento A – che so l’IQ di Toyota o la 500 -, ma un facelifting di un segmento D  – che so una Croma o una Avensis).

Ecco. Ci aspetta per il 2011 una battaglia porta a porta. Arruoliamo la forza politica. Quattro temi. Una buona comunicazione. Gazebo ovunque. Guerrilla, in termine tecnico. Bersani in maniche di camicia che gira l’Italia. Mandi Civati e Serracchiani e Concia e Gozi e Scalfarotto e Puppato a fare i dibattiti in tv. E’ meglio. Intanto gli italiani vedono facce nuove perché anche forse delle nostre non ne possono più e quindi hanno perso capacità di ascolto. Impariamo dagli avversari. Polverini fu creatura di Ballarò. Sono le segreterie di partito a dettare gli ospiti tv. Ecco questa è una cosa da risolvere e che dobbiamo chiedere a gran voce. Ma…badate bene. NON per avere il posto in tivvù. Ma per dare un servizio al Partito ed al Paese. Diciamo che questa dovrebbe essere un’idea di Bersani che detta qui sembra di parte, ma spero si sia capita la buona fede.

Per il 2013 apriamo una fabbrica in ogni città. Non deve essere un network organizzato e centralizzato. A Roma ho visto che c’è già Città Democratica, ad Arcore è nata la Banda Larga nel 2009, ad Udine sono certa non mancherà all’appello, a Torino ci sono adusi e continueranno. Altri luoghi simili nasceranno, qualcuno invoca il trasversalismo, a Bari ne esiste una che ha già vinto. Ci vogliono ingegneri di “visioni”, ma anche operai che si facciano, poi, corpi in mezzo ai corpi. Dobbiamo assumere forze nuove. Entusiasmare per creare la viralità della politica.  Su questa cosa del 2013 non voglio azzardare nulla. Nel senso che mi sembra che sia i cittadini che futuri leader abbiano avuto tutti la stessa idea, quindi bisogna solo trovare il mondo di incontrarsi e trasformare il continuo think-tank, in ciò che a me, personalmente, piace assai di più: il doing-tank.

p.s. e nessuno si senta escluso. Che qui non esiste il “fate”, ma il “famo”.

Se il PD ricominciasse da Nettuno.

Oggi sono stata prima ad Anzio, con Enzo Foschi ed Augusto Battaglia, ad aprire la campagna elettorale del PD di Anzio. Eravamo in un vecchio albergo sulla costa di fronte ad uno dei pochi pezzi di costa dove si surfava. Un mio compagno di classe ci perse un intero anno scolastico e noi sapevamo che potevamo trovarlo sempre lì, muta addosso in cerca dell’onda. Poi con Ignazio Marino abbiamo pranzato in un bel ristorante lungo la ferrovia (L’Estro e mi fa piacere pubblicizzarlo vista l’ospitalità). Con noi, oltre a vecchi e nuovi amici e compagni di scuola anche il giovane sindaco di Nettuno, il segretario del PD di Anzio e il vicecapogruppo del comune di Nettuno. Età media di sindaco, segretario e vicecapogruppo? 30/35 anni.

A Nettuno nel 2008 si fecero le primarie del PD. Alessio Chiavetta all’epoca aveva 30 anni e si candidò. Le vinse, ma il suo avversario (malgrado avesse firmato l’accordo di appoggio in caso di sconfitta) si candidò lo stesso in una lista indipendente.

Alessio vinse le elezioni con il 70% e portò con se, al comune, una generazione completamente rinnovata e giovane dopo anni di commissariamento per infiltrazioni mafiose.

Io ed Alessio al congresso non eravamo dalla stessa parte. E nemmeno lui ed il suo vice capogruppo erano dalla stessa parte. Di certo, però, condividiamo lo stesso desiderio di rinnovare e portare entusiasmo nelle istituzioni. Ringrazio il PD di Anzio e di Nettuno (il segretario di Nettuno ci ha lasciato aperto il gazebo un’altra ora per volantinare poi, dopo pranzo) per l’accoglienza calorosa e a questo punto coraggiosa (!!!!!) che mi hanno dimostrato nel momento in cui (e domani lo denuncerò) alcuni circoli romani chiudono le porte al dibattito politico, serrano i ranghi trasformandosi in comitati personali o impedendo che il loro territorio possa conoscere le facce dei candidati del Partito. Una resa politica intollerabile che mi fa pensare ancora di più che abbiamo tanta strada da fare, ma da Udine a Nettuno passando per Monza, Mestre e Firenze…beh….stiamo arrivando. E con noi tutte le persone che magari non sono candidate che magari non hanno trentanni, ma forse hanno voglia di nuova energia. Non stiamo dicendo che il resto è tutto da buttare, no di certo. Stiamo dicendo che ci siamo ANCHE noi, quelli che la maternità e il precariato o la ricerca di un asilo o la voglia di sposarsi la viviamo sulla pelle e quindi la conosciamo assai bene. Un piccolo spazio, una breccia, la nostra generazione deve cominciare a crearla.