Ingroia, Bersani, l’Unità e….la democrazia.

Riporto il post sulla lista Ingroia  e l’occasione persa, di Alessandro Gilioli anche se sono d’accordo con Pasquale Videtta che fa notare come sia assurdo che l’Unità titoli che Ingroia fa un favore a Berlusconi.

Se esiste Ingroia e fa il 5% vuol dire che il PD non “parlava bene” con quel 5%. Punto.

Giusto o sbagliato che sia. E’ la democrazia. E’ la democrazia finché a larga maggioranza non decidiamo tutti insieme che il bipolarismo è la cosa più corretta, da costruire nel tempo, non a 33 giorni dalle elezioni.

Ci si pensi prima. Ora è tardi per lamentarsi della democrazia. That’s it.

Cucù: è la DC

Con l’endorsement del Vaticano è ufficialmente rinata la DC che, come alla nascita, conteneva tutto: dagli imprenditori ai postfascisti.

Se Berlusconi vi sembrava un salto di 20 anni indietro, Monti è un salto di 60 anni indietro con tutti i pro e contro ma una crisi gigantesca peggiore di quella del dopo guerra perché non c’è alcun business della ricostruzione su cui puntare, nessun boom economico in vista. Teniamo duro e pensiamo al futuro. Che siamo noi, con tutti i nostri difetti, con tutte le cose da cambiare, migliorare e riscrivere.

p.s. come dice qualcuno la foto de Il Post di qualche giorno fa, da sola valeva un editoriale.

p.s.2 per quelli del “partito dei giudici”: anche quello è un salto indietro al 1994. Grazie no. non trovo alcuna superiorità antropologica nell’essere stato giudice. Trovo che ci sia quando si resta giudici.

p.s.3 per quelli che con Monti ci sono tantissime brave persone (lo so bene alcuni sono miei amici fraterni): sì ma c’è anche Fini del G8 e Casini dell’UDC di Cuffaro. Non c’è sviluppo così. Il resto sono foglie di fico che dobbiamo riportare a casa. La colpa è sempre nostra.

Tafazzismo.

Vedo che in tanti festeggiano per il fatto che Ichino non si candida alle primarie, sperando che questo sia anche la sua uscita definitiva dal PD. Io dico che lui (dovesse andare via) perdiamo uno dei simboli di quel 40% che ha votato Renzi e sognava una sinistra moderna, come l’avevo raccontata qui. Io non sarei così felice. Le primarie ci hanno tenuto insieme e dovevamo trovare una sintesi tra due anime che ci sono, è evidente. Forse più visibili fuori dal partito e più nella società.

Che sono due modi di intendere la sinistra davanti alle sfide del mondo. Come accade in UK tra i fratelli Milliband, come era accaduto tra Blair e Brown. Godere del fatto che perdiamo pezzi non fa un  buon servizio alla causa che è quella di vincere le prossime elezioni e di evitare in tutti i modi l’alleanza con il centro. Altro che Ichino. Poi ti toccano il Fini del G8 e il Casini baciapile. Scusate ma mi tengo Ichino tutta la vita.

A chi in Ichino vede solo un’etichetta chiedo di leggersi almeno questa pagina riassuntiva su di lui e delle sue idee.

Una lettera a Bersani

Non posso non condividere questa lettera appassionata di Piero Filotico sul tema dei consiglieri regionali del Lazio candidati alle primarie parlamentari. Tema che ieri sera in direzione regionale ho sollevato insieme a Francesco Simoni e a Ornello Stortini, ho fatto notare che se abbiamo sollevato il tema per la Regione, sarebbe schizofrenico non sollevarlo per il Parlamento. In particolare voglio ringraziare i consiglieri che, potendo vincere a mani basse con le loro preferenze la tornata delle primarie, hanno fatto un passo indietro per il bene del partito, ma soprattutto del Paese.

Caro Bersani,

questa mia è una lettera aperta. Per il carattere altrettanto aperto che ti si riconosce credo che ciò non ti turberà più di tanto, anzi. 
Pochi mesi fa la vicenda Fiorito rivelò agli elettori stremati dalla crisi che i consiglieri della Regione Lazio – maggioranza e opposizioni concordi, con l’eccezione dei radicali – si erano spartiti i fondi destinati ai gruppi portando lo stanziamento da uno a 14 milioni di euro nel giro di poche settimane. La cosa sembrò particolarmente scandalosa per i consiglieri del Pd, il partito della trasparenza, della solidarietà, della questione morale: il pensiero di tutti corse alla già dichiarata mancanza di fondi che aveva costretto a ridurre al minimo, se non ad eliminare, diverse voci del bilancio regionale: l’assistenza a disabili e anziani, gli asili nido, la manutenzione degli edifici scolastici, sono le prime che vengono in mente. Ci si chiedeva come fosse stato possibile che nessuno dei nostri consiglieri si fosse opposto, come mai nessuno si fosse quantomeno interrogato sull’opportunità di votare a favore di questa mostruosa delibera, perché nessuno di loro avesse denunciato questa vergogna. Negli indignati commenti tra iscritti e simpatizzanti si dava quindi per certo che i vertici del Pd sarebbero intervenuti per censurare i propri rappresentanti che avevano avallato e sottoscritto, con modalità quasi complici, le proposte della maggioranza: lo imponeva un minimo rispetto dell’etica.
Nelle riunioni dell’assemblea regionale del Pd del Lazio che seguirono l’argomento fu sollevato più volte e si arrivò inevitabilmente a chiedere l’incandidabilità ad ogni carica pubblica di quei consiglieri: fu tra le principali discussioni nei social network, si scrissero lettere ai giornali, molti circoli stilarono in proposito roventi ordini del giorno approvati all’unanimità che chiedevano una reazione di dignità e d’esempio. 
So benissimo, caro Bersani, che l’aspetto dello scandalo che ci riguarda non ha nulla a che fare con quello che ha portato Fiorito sul banco degli accusati (per lo meno, finora): sia pure con colpevole ritardo, la pubblicazione dei rendiconti del gruppo del Pd dimostrava che nessuno si era appropriato indebitamente di parte di quei fondi. E’ bene chiarirlo perché nell’autodifesa del capogruppo Montino questo argomento veniva portato come assolutorio: non abbiamo rubato e quindi non abbiamo fatto nulla di male, abbiamo usato quel denaro (pubblico) per ‘fare politica’ è il succo (l’esame delle spese rese note, in verità, non fa pensare proprio a questo, ma sorvoliamo) . E’ una tesi, pare inutile dirlo ma meglio sottolineare, che invece aggrava la posizione di chi la sostiene facendo risaltare ancor più l’assoluta insensibilità dei nostri rappresentanti: è la dimostrazione solare che per loro la priorità è stata il ‘fare politica’ (ma che vuol dire?) e non il rispetto dei soldi dei contribuenti massacrati dalla crisi e dalle tasse, non la ricerca di modi e strumenti per migliorare il benessere dei cittadini, non l’interrogarsi su quanto e se fosse opportuno. Nulla di tutto questo. Purtroppo.
Oggi, molti di quei consiglieri si presentano disinvoltamente come candidati al Parlamento e presumo che altri si ripresenteranno per la Regione. Il capogruppo Montino si presenta invece come candidato a sindaco di Fiumicino.
Ieri, nell’ultima assemblea regionale, la questione dell’incandidabilità ad ogni carica pubblica dei consiglieri è stata sollevata ancora una volta e ancora una volta inutilmente. Il segretario Gasbarra ha abbandonato la riunione anzitempo per impegni parlamentari. I coraggiosi interventi seguiti che sollecitavano una discussione in merito e una conseguente presa di posizione della stessa assemblea sono caduti nel brusìo di una sala semideserta e distratta, sostenuti calorosamente solo da una minoranza di nostalgici quanto ingenui sostenitori dell’esigenza vitale di un’etica del Partito democratico, non dichiarata solo nel dimenticato nostro Codice, ma dimostrata in ogni momento ed in ogni occasione. Trasparenza, sobrietà, solidarietà, di fronte a questi comportamenti diventano allora clamorose e stridenti contraddizioni che favoriscono l’antipolitica e la protesta cieca fine a sé stessa, alimentano movimenti populisti, creano disagio e demotivazione tra i nostri elettori. 

Caro Segretario, non hai un compito facile, lo sappiamo bene tutti. Ti stimo anche per questo. Ma se oltre che a vincere le prossime elezioni vuoi anche convincere iscritti sconcertati ed elettori titubanti, se vuoi dimostrare incontrovertibilmente che il Partito Democratico è il partito della politica cristallina, se pensi che sia il momento di dare una risposta ai dubbi e alle incertezze non puoi ignorare questa brutta faccenda. Potrei fare un elenco di altre questioni aperte che vanno risolte al più presto, per dare veramente un’immagine nuova del nostro partito: dal mancato (ancorchè dovuto) contributo di troppi che rivestono cariche pubbliche all’ignorata disposizione del deposito della propria situazione patrimoniale al rispettivo ramo del Parlamento, per fare solo un paio di esempi. Ma questa di cui ti ho parlato è una priorità, va risolta prima che sia troppo tardi, prima che si possa parlare, ancora una volta, di indecenti costi della politica, di caste e signori delle tessere, di amicizie più o meno interessate e scambi di favori. Soprattutto, il nostro Parlamento ha subìto troppe offese negli ultimi vent’anni: è ora che parta da noi la sua rigenerazione, nemmeno la più vaga ombra deve offuscare l’immagine di ogni nostro singolo rappresentante. ‘Noi non siamo come gli altri’ non può e non deve essere solo un’affermazione, deve essere una concreta e riconosciuta dimostrazione. E alla vigilia di queste fondamentali Primarie per il Parlamento tocca a te farlo, milioni di italiani la stanno aspettando.
Con fiducia e i miei migliori saluti ed auguri,
Piero Filotico

Socio fondatore
Circolo Ponte Milvio

Roma, 22 dicembre 2012

I semi del nostro albero.

36363_408870792837_6598603_nE’ innegabile che nel giro di pochissimi mesi la posizione del PD abbia subito un notevole avanzamento in tema di diritti civili ed indiscutibilmente merito di queste primarie. Un avanzamento che nemmeno la discussione intorno al documento della commissione diritti aveva provocato. Persino Vendola che fino a pochi mesi fa tentennava su questi temi ha fatto passi da gigante, normalizzando la propria campagna elettorale e apparendo insieme ad Ed. Bello. Bellissimo. Lo scrivevo qui.

I candidati si sono dovuti confrontare forzatamente tra loro anche su questi temi e molti di loro hanno persino modificato le proprie posizioni davanti alla realtà  schiacciante della vita delle persone. Una lezione per le commissioni che devono produrre documenti: incontrate le persone, non state chiusi nelle stanze asfittiche a produrre lunghe frasi per dire poco o nulla.

Io voterò’ Renzi (e’ arcinoto ormai) perché  lo considero il principale artefice del passaggio dalla frase che campeggia ancora sulla carta d’intenti (e firmata anche da Vendola e gli altri):  “riconoscimento giuridico”  a quella più  complessa e chiara che recita “equivalenza matrimoniale e stepchild adoption, ovvero adozione dei figli che vivono in famiglie omogenitoriali e che in quelle famiglie sono stati concepiti”.

La prima cosa rottamata di queste primarie e’ stata la posizione sui diritti del PD. Posizioni spazzate via dall’agenda politica che abbiamo dettato e che, va detto, e’ stata seguita da Bersani: quindi benissimo. Non so se Bindi e Fioroni o Silvia Costa sono d’accordo con  le posizioni di Bersani. Non so nemmeno se poi lunedì in caso di vittoria di Bersani andranno a diluirla. Per ora tacciono.

Voterò’ Renzi anche per quello che ho visto quando ha incontrato le nostre famiglie.  Quella mattina mi ha definitivamente convinto umanamente e politicamente. Solo chi era in quella stanza quella mattina, in quelle due ore, sa di cosa parlo quindi non farò leva su questo aspetto. Troppo emotivo e inesprimibile.

Grazie a queste primarie per la prima volta, in queste settimane, si e’ parlato dei nostri figli, per la prima volta sulle reti tv nazionali si e’ parlato di omogenitorialità in modo serio. Senza caricature. Senza contraltare a dire che “un bambino ha bisogno di una mamma e di un papa’”. Ho visto un partito dire: “un bambino ha bisogno dell’amore dei suoi genitori e della sicurezza di non perderlo.”. Punto.

Avete notato il silenzio delle controparti? Nessun Family Day. Nessuna battuta contro il centro sinistra che toglie alle famiglie per dare ai gay. Quella posizione appare oggi inattaccabile.

Appare inattaccabile perché  e’ passato il messaggio che e’ giusta, senza ambiguità come accaduto fino ad ora. Non si potrà più tornare indietro.

Dare forza a queste primarie darà  la forza a chi le vincerà  di non arretrare quando la campagna elettorale non sara’ interna – tra di noi – ma con il centro e la destra.

Considero queste primarie il secondo passo importante degli ultimi anni in termini di diritti civili. La sentenza della Corte Costituzionale (il primo vero passo) ci ha consentito di cominciare ad iniettare il senso di quella giornata anche nel dibattito politico.

Non avrò  pace finché  non saremo uguali davanti alla legge e non avremo ottenuto la totale uguaglianza: matrimonio e diritto all’adozione.

Lo dico anche pensando che sogno il giorno in cui io mi possa dimenticare di essere lesbica. Un giorno in cui vorrei parlare di scuola pubblica, di asili, di urbanistica e di industria sostenibile, le mie passioni.

Credo umilmente che questi siano i semi del nostro albero anche di coloro che oggi ancora non ci credono. Credo umilmente che il Paese stia avanzando, sommessamente, verso il futuro e ringrazio Matteo per l’accelerata incredibile che ha dato a questo processo portandosi appresso tutti quanti noi, Bersani compreso. Se riesce a farlo con tutti gli altri temi, abbiamo trovato la chiave politica del terzo millennio.

Io lo rifarei di votare Matteo. Lo rifarò  domenica mentre presiedo il seggio di Corviale. Mille volte.

Buone primarie a tutti, ma soprattutto buon 2013 a tutti noi.

Sette infortunati per Bersani.

L’endorsement laico e chiaro de Il Post a Matteo Renzi: “perché l’Italia attuale – quella che ha avuto bisogno della straordinarietà del governo tecnico – ha bisogno di essere resettata, altrimenti qualunque applicazione si cerchi di aprire sarà comunque lentissima e inutilizzabile. L’unico in giro che sembra sapere dov’è il tasto reset, e ha già il dito pronto, è Matteo Renzi. Salvate i documenti aperti e andate a votare.”

Per scoprire chi sono i sette infortunati leggete qui.

Come iscriversi alle primarie

Prendete la scheda elettorale e partite da qui.

Se non potete votare al primo turno ma sicuramente al secondo sì, iscrivetevi comunque.

Se siete fuorisede seguite qui.

Se siete residenti all’estero, qui.

Venite a votare il 25 novembre, aiutateci a cambiare l’Italia. 

Cercate qui, gli uffici elettorali.

Ripetete con me: bipolarismo sì, Casini no.

Rispondo io a Civati che si domanda (retoricamente, ovvio): ma cosa sta succedendo?

Bersani e Casini si prendono a pugni sui giornali e nel frattempo si alleano in Lombardia, forse nel Lazio, di sicuro in Sicilia e forse, in Sicilia, addirittura in cambio di assessorati e vicepresidenze qualcuno dice che l’UDC aiuterà Bersani a vincere le primarie, cioè l’unico che dopo avere fatto finta di litigare con Casini può garantire che ci si allea, cosa che Vendola non vuole fare (anche se poi sarà costretto ad imbarcare SeL nelle liste del PD e con il PD ha firmato la carta di intenti per l’alleanza tra moderati o liberali e progressisti) e che Renzi non prende nemmeno in considerazione perché come molti di noi in questi 20 anni ha visto che la frammentazione politica ha solo fatto disastri sia che si perdeva sia che si vinceva.

Questo è un motivo fondamentale per cui non voto Bersani che sta rischiosamente rifondando i DS (lo vedrete quando SeL e PSI chiederanno l’imbarco….e magari pure Diliberto) invece di tenere ferma la barra sul punto di fondazione del PD. Lo considero l’errore politico più macroscopico del bersanismo, l’ipoteca terribile sulla vita politica dei prossimi 10 anni se Bersani dovesse vincere queste primarie.

Ecco perché ancora una volta come un mantra dico che dobbiamo tendere al bipolarismo e scardinare il ruolo del terzo polo cosiddetto moderato e che di moderato non ha nulla tranne i pochi numeri con cui alla fine incide sulla vita di tutti (questa sì una vera e propria dittatura della minoranza).

I partitelli entrino nei due poli e rendiamo il Paese una democrazia matura: ci si scazza prima e poi si governa, non si vince prima e si imbriglia il Paese dopo.

 

Buongiorno, Sinistra!

Da giorni mi chiedo perché un mio collega che non ha mai votato a sinistra – figuriamoci alle altre primarie – oggi vuole venire a votare Renzi alle primarie.

Lui non ha mai votato a sinistra, ma non è di destra.

Insomma in Italia c’è un pezzo di Paese che – negli anni – ha votato a destra non perché era di destra, ma non ha votato a sinistra perché non ha mai ritenuto credibile quella parte politica.

Berlusconi ha usato quel pregiudizio a suo favore, l’ha sempre usato, sintetizzandolo nel pericolo comunista delle tasse, dello statalismo, della burocrazia, della tristezza. Ma non era solo questo.

C’è un’altra questione che la campagna di Renzi sta insegnando a tutti noi “gente di sinistra”, noi che non abbiamo mai tentennato, che dal 1994 non abbiamo mai avuto nessun dubbio.

C’è il fatto che noi ci siamo sempre sentiti superiori e diversi, insomma migliori. Quelli impegnati, quelli pronti al sacrificio, quelli seri, quelli responsabili. E nel tempo abbiamo compiuto una discriminazione che ci consentiva di sentirci il meglio del Paese e nel frattempo buttavamo tra le braccia di Berlusconi la parte restante del Paese e più quest’ultima si allontanava più davamo la colpa alla televisione, all’ignoranza, ad una sorta di alienazione, determinando quindi un recinto intorno a noi: chi era fuori era cretino. Era manovrabile. Non si rendeva conto. Era peggiore di noi.

Per questo non siamo mai stati credibili per quella parte del Paese. Perché l’abbiamo denigrata.

E’ stata un’operazione involontaria, forse figlia di una classe dirigente che nella vita ha fatto della politica una professione e quindi non ha vissuto l’evoluzione del mondo  del lavoro, non si è accorta del superamento della lotta di classe come dualismo perfetto.  E questo vale anche  per i giovanissimi che finiscono nel tritacarne di partito senza mai passare per un lavoro vero. Purtroppo l’essere vecchi non è una categoria anagrafica, ma una categoria legata ai metodi di indagine del mondo: se già da giovane ti chiudi nel pensiero unico dentro un sistema che non ti consente dubbi, sei già vecchio, vecchissimo. La lotta di classe non è morta. Si è solo trasformata in una dialettica molto più complessa in cui il figlio dell’operaio fa l’impiegato o magari si è laureato e ha cambiato classe sociale in quell’ascensore sociale tipico delle società occidentali negli ultimi 40 anni. Non sto dicendo che chi era povero oggi è ricco, attenzione. Sono rarissimi i veri salti sociali ed anzi molti figli della media borghesia oggi sono precari e impoveriti.

Un partito fatto di vecchi e giovani professionisti della politica ha vissuto di feticci ereditati in un’altra era. Dell’operaio della grande industria che lavora nella linea fordista e non dell’operaio della fabbrichetta con meno di 15 dipendenti con i polsi distrutti dal tunnel carpale, senza sicurezza, schiavizzato e umiliato e sotto continuo ricatto in mancanza di qualsiasi tipo di concertazione.

Esiste solo un operaio per questa sinistra: quello Fiat. Egli viene assurto a simbolo oggi come negli anni settanta. Ed anche qui: attenzione. Non sto dicendo che fare l’operaio in Fiat è bello e altrove no.

Poi c’è lo statale che una volta lo piazzavi per controllare il governo della cosa pubblica (e aveva almeno un senso visionario sanamente socialista) ora ce lo piazzi per avere in cambio voti. Ma il vero statale, quello alienato allo sportello, quello innamorato del suo lavoro, quello che meriterebbe di fare carriera  viene umiliato dall’egualitarismo o dalla raccomandazione. Guardate cosa abbiamo fatto: abbiamo umiliato i lavoratori pubblici, rendendoli uguali ai bassi livelli oppure distorcendo la macchina statale dandola in mano a manager strapagati e raccomandati e rendendola inetta, inefficace e preda degli speculatori.

Quel partito fatto così riconosce le maestranze della cultura, dell’università, della ricerca perché in qualche modo gli sono utili alla sopravvivenza. Ma quella roba lì non ha conferito in questi anni la dignità ad un larghissimo pezzo del Paese.

Ecco cosa è successo. E’ successo che il mio collega fa un lavoro che non è sufficientemente degno. E’ un quadro aziendale. Non è un lavoro romanticamente ignobile e nemmeno un lavoro intellettuale. La classe media per la sinistra è un melting pot di paraculi, di gente che ha rinunciato ad inseguire il suo sogno di gioventù (magari creativo). E’ il perdente, il traditore. Non è un caso che ci siano pochissimi lavoratori nel settore privato nella dirigenza apicale dei partiti di centro sinistra. E nel 2012 chi si è laureato e lavora nel privato è considerato buono per le destre. Non ci siamo accorti che magari sono i figli degli operai. O della borghesia illuminata degli anni settanta che tanto piaceva alla sinistra e che non necessariamente hanno seguito le orme dei padri o magari quelle orme non erano perseguibili.

C’è un’intera generazione di diseredati politici. Quelli che si accontentano di accendere un mutuo, di comprare una macchina, andare in vacanza. Quelli che a noi ci fanno schifo perché non sono impegnati secondo il nostro metro di giudizio.

La verità è che non abbiamo conferito alcuna dignità alla semplicità dell’esistenza, la verità è che noi guardiamo con terrore a quel prototipo. Perché pensiamo che un operaio, se solo potesse, farebbe altro e quindi è un lavoratore da salvare dal sistema. Invece pensiamo che l’agente commerciale, il negoziante, il commerciante, il piccolo imprenditore abbia deliberatamente scelto di fare quel mestiere. E quindi ha una colpa: essere il sistema, incarnarlo. Abbiamo privato quella dimensione di emozioni e affetti. Non l’abbiamo considerata degna di poter contenere dentro di se i germi sani del futuro. E quindi l’abbiamo espulsa, epurata dal nostro bel immaginario fatto di cultura, di intellettuali e di operai.

E ora che uno del PD riesce a parlare con quella gente senza farla sentire reietta noi ci incazziamo? Sì, è vero. Lo faceva anche Berlusconi di parlare con alcuni di loro. Buongiorno sinistra! C’è un pezzo di Paese che vota chi lo considera. La diversità sta nel messaggio non nel modo di comunicare con quella parte di Paese.

Io non penso affatto che la sinistra moderna passi per la resa al governo delle banche e della finanza. Non penso che dobbiamo arrenderci al consumismo, ad andare in macchina anche per andare dal tabaccaio di quartiere. A non leggere più libri sulla carta. Ad inquinare perennemente. E nemmeno che dobbiamo arrenderci allo smantellamento della cosa pubblica perché non riusciamo a farla funzionare (anche perché l’abbiamo umiliata lottizzandola di gente incapace, ma fedele e diciamocelo!)

Penso piuttosto che la sinistra moderna debba passare per un sguardo diverso, quello sguardo da cui si è sentito colpito il mio collega. Uno sguardo, quello che dobbiamo acquisire, che conferisca dignità a tutta la società, che comprenda che a volte uno fa l’impiegato o l’agente di commercio o la cassiera per campare mogli e figli (o viceversa) e magari nei fine-settimana invece di andare in un circolo del PD, porta i figli al parco, e magari sì…anche in un centro commerciale per passarci un po’ di tempo e non solo perché si sia arreso a sognare un mondo migliore. Magari il mondo migliore si può costruirlo tutti insieme, ognuno come può e secondo le sue possibilità, senza pretendere alcuna supremazia intellettuale. Noi non dobbiamo imporre una visione del mondo, dobbiamo portare la maggioranza del Paese a riconoscersi in un Paese migliore  e a partecipare alla sua costruzione: innescare un senso di collettivo è una cosa profondamente di sinistra ed è ciò che serve davvero per ripartire. La redistribuzione delle responsabilità è una missione di sinistra ed è la base (anche) per una redistribuzione della ricchezza.

Se pensiamo che più della metà del Paese sia cretino, asservito alla TV e inconsapevole della propria deriva cultura vuol dire che sotto sotto sogniamo una dittatura che imponga a tutti un modello di vita, quello da noi considerato migliore.

E forse è venuto il momento di farsi un paio di domande su cosa sia una democrazia matura perché forse, noi a sinistra, non lo sappiamo fino in fondo.

Buongiorno, sinistra. Svegliati.

p.s. ah, tutto questo rimane vero comunque, anche se domani dovessimo scoprire che Renzi è l’anticristo mandato da Satana per distruggere il mondo. I compagni (me inclusa) ci riflettano bene.