La giustizia nel Lazio non ha finito.

Ad occhio direi che la giustizia nel Lazio non ha finito. Forse c’è qualcuno di troppo, di sicuro mancano all’appello in tanti. E forse mancheranno all’appello tutti quelli che in questi anni sapevano o immaginavano e con quel sistema si sono alleati, ci hanno finanziato campagne elettorali, manifesti abusivi, voti alle primarie e tessere false. Il PD ha bisogno che nel PD laziale e romano sia fatta la più approfondita delle pulizie. Arrivando anche negli angoli e poi ripassandoci ancora. Tutto il sistema di finanziamento elettorale parallelo va studiato a fondo. E’ un’operazione facilissima. La cosa peggiore nel Lazio non è chi è andato fuori legge, ma chi ha fatto finita di niente o, pur immaginando, non ha preso coraggiosamente le giuste e debite distanze. Quando la giustizia trionfa (sperando che non coinvolga innocenti nel mucchio) non è mai una festa ma questa giornata speriamo sia l’inizio della chiusura di un capitolo che dura da anni e va dedicato a tutte (le poche) Cassandre del Lazio.

Tor Sapienza. O Muratella. O eccetera eccetera. Storia di una città dis-integrata.

Non ci vuole un genio per capire che i profughi, in particolare i minorenni orfani, stanno pagando colpe non proprie. Non ci vuole un genio nemmeno per capire che era scontato che se il sindaco fosse andato a Tor Sapienza A D E S S O sarebbe stato fischiato. E’ giusto. rappresenta le istituzioni. Non si sta prendendo i fischi perché è antipatico o poco empatico come qualche imbecille continua a ripetere sui “problemi” tra il sindaco e la città. Si è preso i fischi della vecchia DC, di Rutelli, di Veltroni e di Alemanno. E della crisi. E del fatto che Roma sta ospitando da anni e male una quantità di disperazione che proviene dai balcani e da poco tempo dal Mediterraneo. Questo lo dico all’intellettuale Francesco Merlo. Lui può passeggiare per Tor Sapienza a parlare con la gente, eviterei fossi in lui di fare il radical chic da salotto sostenendo che il sindaco doveva fare due passi con lui a Tor Sapienza.

Non ci vuole un genio per rispondere a Gad Lerner che dà dei “borgatari razzisti” agli abitanti di Tor Sapienza. Nessuno di noi ci andrebbe a vivere a Tor Sapienza. E nemmeno a Ponte Mammolo dove sono stata a Natale scorso con Sant Egidio. Non c’era nessuno, poi all’improvviso ho visto che lungo il fiume c’era una città di baracche e sono spuntate decine di persone per venire a cenare. Dal nulla. Dal fiume. Impossibile gestire la convivenza nel degrado. Impossibile continuare ad ignorare il “come” accogliamo tutta questa gente e il “come” facciamo vivere tanti abitanti delle periferie.

Basta fare una ricerca su google per capire che il problema di Tor Sapienza non sono 100 profughi, non sono poche decine di orfani minorenni. Basta studiare la città, ascoltarla, per capire che ci sono situazioni abbandonate da anni di impossibilità di convivenza dove le razze non c’entrano nulla o sono solo scusa per “distinguere” e quindi discriminare, perché la discriminazione è esattamente questo: io qui tu là. Io buono tu cattivo. Io bianco tu nero. Io cattolico tu musulmano. Io etero tu travestito.

Posto una serie di materiale (lo faccio in modo acritico, basta fare una ricerca su google per date) che si trova sul web su Tor Sapienza e che descrive la situazione di degrado sociale che va avanti da anni, posto random materiale appositamente precedente all’insedimento della Giunta Marino.

Qui un video del 2009 che fa riferimento al 2007 e al degrado denunciato.

Qui un articolo del 2011.

La lettera di un cittadino nel 2012.

Non ci vuole un genio per capire, poi, che qualcuno sta soffiando sul fuoco da destra e sinistra. LO stesso soffio dell’autunno caldo. Soffio di prossime elezioni come qualcuno sostiene, così tutti scaldano i motori e alimentano la dialettica. Gli scontri. Gli estremi. Le disperazioni.

Non ci vuole un genio per capire che alcune delle nostre periferie vivono condizioni di degrado acuite dai troppi insediamenti irregolari. E’ necessario trovare una quadra che concili accoglienza e convivenza. Non funziona né mandare via tutti o non fare entrare più nessuno, né accumulare baracche intorno alle periferie. Ed è altrettanto chiaro che il sistema di accoglienza dopo la crisi dei balcani prima e quella del Mediteranneo adesso, va totalmente ripensato a livello europeo. Non basta un sindaco. E nemmeno un governo. Ed è inaccettabile che un sindaco diventi capro espiatorio anche dei cosiddetti intellettuali da salotto di problemi generati da altri e la cui soluzione è in mano a livelli molto più alti.

Alemanno al Colosseo (ehm)

Dice che Alemanno in spregio al protocollo da lui stesso firmato chiuderà la campagna elettorale al Colosseo. Confesso che mi vengono in mente tantissime cose truculente e molto antiche. Ma mi conterrò per correttezza istituzionale. Mi basta sapere che è l’ultima volta che questo piccolo uomo che ha infestato le aziende pubbliche di parenti, che marcia con Militia Christi e che ha ridotto Roma in uno stato di sporcizia e abbandono potrà abusare così della città nel suo cuore più bello. Daje, che è finita.

La migliore analisi di Roma degli ultimi anni

Ecco Estella Marino, ingegnere ambientale ed urbanista che in 7000 battute ci racconta Roma.

Come siamo arrivati a questo, cosa non abbiamo fatto e cosa dovremmo fare. Quando si dice: stagliarsi politicamente e segnare distanza dalla pochezza politica imperante:

“Non basta avere le idee giuste, per il governo di una metropoli, è necessario che anche il “corpo” che le fa atterrare sul territorio, che la macchina tecnica e amministrativa costituita nel nostro caso dal Comune sia in grado praticarle, altrimenti rimarranno delle splendide idee, sulla carta. So che sembra una notazione di basso profilo, perchè il corpo appare sempre meno nobile della testa, ma non è così, per chi ha esperienza dentro la vita di un ente locale, o nella pubblica amministrazione, e ha onestà intellettuale per analizzare le cose che accadono non può non aver registrato la differenza abissale quando le risorse umane sono motivate, competenti, qualificate, nel raggiungere gli obiettivi, nel realizzare servizi e beni pubblici.”

Nel frattempo, almeno io ho trovato chi voglio votare a Roma nel 2013: lei.

Roma, l’acqua pubblica, le botte e il testosterone capitolino.

Succede a Roma in Campidoglio durante la discussione su Acea e la vendita del 21% di essa.

Personalmente vorrei una discussione approfondita sulla gestione di Acea degli ultimi anni, anche pre-Alemanno (e credo che dovremmo farla). Per ora è evidente che Alemanno sta violando la volontà popolare espressa con il referendum.

Acea, come AMA, come ATAC, come CoTral (e come la sanità, e gli asili e le scuole) vanno amministrate bene e non devono essere luogo di parcheggio per funzionari di partito o posto in cui piazzare gente in cambio di voti. Devono essere il luogo dove le migliori risorse vengono assunte, siano attribuiti loro degli obiettivi e devono risponderne. Essendo aziende pubbliche o a partecipazione mi piacerebbe che il sindaco di turno se ne prendesse totalmente la responsabilità, senza spartizioni con le opposizioni. Ma è un discorso lungo e sul tema ho un approccio laico.

Nel video che vi ho postato più sopra (e nella seconda foto) c’è un cretino (e vigliacco) che scatena la rissa facendo un sgambetto ad una ragazza e scatenando la rissa. (scopro essere Antonio Lucarelli capo segreteria di Alemanno, la bella personcina).

Però voi in questa foto non notate nulla? Non notate che sono tutti maschi? So che può sembrare un’osservazione fuori luogo, ma forse non lo è.

In ogni caso l’arroganza di questo sindaco, la sua prepotenza (nell’annullare con 10 righe tutti gli emendamenti dell’opposizione), la sua inettitudine non hanno limiti.

L’inchino di Alemanno

Ieri la citta’ ha formalmente marciato con Forza Nuova, con Militia Christi. Si e’ inchinata davanti ad una religione quando dovrebbe incarnare tutti i credo ed anche gli altri, Ieri la citta’ incarnata dal suo sindaco con la fascia si e’ macchiata di vergogna. E’ gravissimo quello e’ successo ieri e spero che ci siano degli atti formali e politici di condanna.

 

Per schifarsi meglio potete guardare tutto il video:

Di nuovo su Freda, Alemanno e Nietzsche

…visto che come racconta Ugo Maria Tassinari siamo finiti (sul Secolo d’Italia) nel tritacarne della destra priva di riferimenti come capro espiatorio ignaro.

Una bella lettura…è’ il tipico pezzo che sposta solo il colore a chi ti vorrebbe incontrare in un vicolo buio, ma vabbé, d’altronde l’ignoranza è una brutta bestia sia a destra che a sinistra.

Grazie al compagno Tassinari che tiene lo studio delle destre su una dimensione che io chiamo “artigianato della memoria”.

Dimenticare è anche smettere di studiare. Chi lo fa non onora i morti, ma partecipa solo a commemorazioni.