La migliore analisi di Roma degli ultimi anni

Ecco Estella Marino, ingegnere ambientale ed urbanista che in 7000 battute ci racconta Roma.

Come siamo arrivati a questo, cosa non abbiamo fatto e cosa dovremmo fare. Quando si dice: stagliarsi politicamente e segnare distanza dalla pochezza politica imperante:

“Non basta avere le idee giuste, per il governo di una metropoli, è necessario che anche il “corpo” che le fa atterrare sul territorio, che la macchina tecnica e amministrativa costituita nel nostro caso dal Comune sia in grado praticarle, altrimenti rimarranno delle splendide idee, sulla carta. So che sembra una notazione di basso profilo, perchè il corpo appare sempre meno nobile della testa, ma non è così, per chi ha esperienza dentro la vita di un ente locale, o nella pubblica amministrazione, e ha onestà intellettuale per analizzare le cose che accadono non può non aver registrato la differenza abissale quando le risorse umane sono motivate, competenti, qualificate, nel raggiungere gli obiettivi, nel realizzare servizi e beni pubblici.”

Nel frattempo, almeno io ho trovato chi voglio votare a Roma nel 2013: lei.

Roma maglia nera.

Stavolta sui rifiuti.

Chi invece continua a non capire, si legge nel dossier di Legambiente, «è il Comune di Roma: l’attuale amministrazione, in perfetta continuità con la precedente, ha continuato a rispettare il “patto di non belligeranza” con chi gestisce la mega discarica di Malagrotta». E il ministro dell’Ambiente Clini, in un messaggio inviato alla premiazione, rincara la dose: «La mappa dei “Comuni ricicloni” ci restituisce il consueto quadro a macchia di leopardo, dove eccellenze al nord come al sud si alternano a carenze gravissime, basti pensare alla situazione di Roma». E sottolinea: «Promuovere la cultura del riciclo e del riuso è uno dei fondamentali sociali per consentire all’Italia di allinearsi all’Europa in materia di gestione dei rifiuti e, soprattutto per attuare quella rivoluzione ambientale ed economica che vede il rifiuto non più come uno scarto, un problema, bensì come una risorsa anche economica, capace di innescare e alimentare una filiera produttiva». La parte riciclona d’Italia l’ha capito.

Cit. dal pezzo del corriere.

“Play me, I’m yours”

Dice Marco che sta a Londra:  “La città di Londra ha sparso per tutta la città dei pianoforti.  Per tutti. E la gente si ferma, si incontra, si conosce, vive le piazze e la città. E i musicisti del conservatorio si divertono allietando i passanti.

For free.

Roma è a 2000 miglia, ma la distanza in termini di evoluzione della città e del suo tessuto sociale si può misurare in anni luce.

E Alemanno per 4 anni è stato solo a guardare reprimendo da buon “poliziotto”.

Non ho da aggiungere altro alle parole dell’amico Marco.

Il welfare clericalfascista di Roma Capitale

Mi arriva una mail da Roma Capitale, firmata Alemanno. E’ una mail che mi arriva perché sono iscritta a Cliccalavoro.it, non mi arriva dal comune. Il che significa che il comune ha comprato i miei dati – che già aveva – da Cliccalavoro.it o che all’interno di una serie di accordi o di scambi commerciali, fa inviare una newsletter ai contatti di Cliccalavoro e di chissà quanti altri network che raccolgono dati.

E già ci sarebbe materia per incazzarsi. Anche perché per promuovere questo convegno il Comune sta spendendo una montagna di soldi in comunicazione, non al livello di quelli spesi per la beatificazione di Papa Woityla, ma comunque tanti. Mi piacerebbe sapere quanti.

Un’altra cosa che mi manda in bestia. La famiglia con la F maiuscola. Quella che tutti dicono sia scritta nella Costituzione, ma che in realtà è scritta nella loro Bibbia (peccato che il comune di Roma si confonda ultimamente e troppo con lo Stato Vaticano). Quella di un maschio e di una femmina sposati. Cioè quella che ha la F maiuscola solo per la sua composizione, non per la sua qualità. Perché una Famiglia come dicono loro lo era anche quella arrestata nel cosentino che ha seviziato, violentato, torturato il figlio che oggi ha 6 anni.

Ovviamente sto provocando.

Mi manda in bestia che si imponga la visione della famiglia come un luogo retorico di assistenza e socialità e che in questa visione infantile e favolistica non si vedano le difficoltà delle famiglie spesso rappresentazione di difficoltà individuali: disoccupazione, disparità di genere, inesistenza di strutture per l’assistenza a disabili ed anziani. Asili nido dove fare emergere le vere socialità, il vero ingresso alla comunità diffusa.

E poi, sì, mi manda in bestia sapere che in ogni quartiere, in ogni palazzo, ci sono Famiglie di gay e lesbiche alcune con bambini a cui l’unica cosa che riusciamo a dire a tutti è che nessuno li deve pestare per strada, riducendo la loro esistenza ad una sopravvivenza.

La Roma che ho in testa io è una città piena di asili nido. Di scuole. Di luoghi dove la disabilità possa vivere e non vegetare. Di luoghi di sfogo e non di violenza. Perché la verità è che demandare tutto all’interno delle mura famigliari (o al massimo includendo associazionismo e volontariato, spesso macchine da soldi) è la più grande violenza che si possa fare alla società.

Esaltare questa forma di welfare (strumentalizzando i risultati del Censis) è caricare tutto sulle donne. E’ delegare tutto alla politica più becera, quella che finanzia le associazioni ideologicamente vicine. Non volere cambiare la forma di questo Welfare è il disegno di una politica fortemente di destra, fortemente clericale a cui noi dobbiamo rispondere senza tentennamenti, con una coraggiosa, lungimirante, meravigliosa idea di città inclusiva.

Dove tutti, davvero tutti, possano abitare completamente. Non solo con i corpi.

La costruzione dello spazio comune.

Questi tavoli di Ping Pong fanno parte dei parchi di Berlino. Quasi ogni parco, anche di quelli piccoli, di quartiere, ne ha. Sono solidi, indistruttibili.

Rappresentano l’investimento civico, l’urbanizzazione degli spazi comuni, persino in una città che non gode sempre di bel tempo come Roma. Mi hanno dato simbolicamente l’idea di una città che ha a cuore i suoi cittadini più di ogni altra cosa.

Se anche la “nostra” Roma è abusiva.

Ha ragione da vendere Alessandro Gilioli davanti all’ennesimo scempio romano che vede i partiti del centro sinistra promuovere la giunta Zingaretti (probabile candidato sindaco a Roma nel 2013).

Pare che la campagna sia stata interrotta e lo staff di Zingaretti risponde che e’ una campagna dei partiti.

Molto semplicemente, penso che se i partiti di tutto il centro sinistra fanno una campagna di manifesti cosi’ massiccia che ricopre ascensori della metro, muri e cassonetti dell’immondizia, spazi dedicati a pubblicita’ commerciale in modo abusivo e non lo dice al futuro candidato sindaco la cosa e’ grave.

Credo Zingaretti abbia oggi la credibilità necessaria per stoppare i manifesti con il suo nome e dare dimostrazione di diversità. Se non lui chi?

Se a Roma il bene comune e’ il manifesto abusivo.

“Territori e bene comune, idee nuove per il Centro Sinistra.” Recita cosi’ l’ennesimo manifesto abusivo che imbratta Roma e che pubblicizza un’iniziativa di SeL a cui parteciperanno anche Paolo Cento e Nichi Vendola.

Questa volta tocca a SeL, ma come e’ noto e’ usanza di tutti. Dalla Fiom a Casa Pound passando per la Destra fino a Rifondazione Comunista, escludendo solo i Radicali che su questo non transigono. Nessuno dei segretari di partito, nessun capogruppo al comune e tantomeno il sindaco hanno mai risposto alla nostra lettera. Non chiediamoci come mai quelli che le persone considerano (a torto o a ragione) outsider della politica poi vincono perche’ si distinguono. Una cosa e’ certa, quella dei manifesti abusivi e’ la prima occasione persa per dimostrare che il centro sinistra, che si riempie la bocca di belle parole come “bene comune”, e’ diverso dalla destra romana. E non c’e’ peggior sordo di chi non vuol sentire. A Roma, se andiamo avanti cosi’, dobbiamo solo sperare che non si alzi alcun outsider a proporsi per il 2013.

A Roma con nella testa una sola frase: “cemento zero”

A Roma toccherebbe lavorare con la testa dentro una frase: “cemento zero”.

Messa in sicurezza, infrastrutture, sondaggi, strade, ciclabili, manutenzione.

Ci sarebbe tanto lavoro, ma non in cubature. Non per i soliti. Non per il cemento inteso come palazzi.

A Torpignattara, oggi.

Piccoli maestri: gli scrittori romani nelle scuole di Roma

Con molti scrittori romani e da un’idea della vulcanica Elena Stancanelli (sulla scia di quanto già avvenuto a Londra e negli USA) andremo gratuitamente nelle scuole per parlare di libri.

Uno scrittore un libro.

Per quanto mi riguarda ho scelto “I ragazzi della via Paal”, “La luna e i falò” e “La Storia Infinita”.

Se ci volete nella vostra scuola o scrivete e volete partecipare mandate una mail a fedecentrico@gmail.com

 

Bolzano. Dove nascono i bambini.

Ci sono i servizi. E i bambini nascono. Lapalissiano, banale, bello da sentire perché è la dimostrazione che come la pensiamo da sempre, qui (ne abbiamo parlato a bizzeffe per anni), FUNZIONA.

I servizi costano? Bolzano è a statuto speciale? Però, forse, i soldi li sanno usare. Non voglio più accettare di sentirmi dire: non ci sono le risorse. Per Roma, nel 2013, dobbiamo pensare non a come mantenere un sistema, ma a come rivoluzionarlo.

E’ così che si difende la Famiglia (o le famiglie per chi come noi non è estremista). In nessun altro modo al mondo.

Per rifarvi gli occhi e ritrovare la speranza, leggete qui.