Matteo Salvini e la Corte di Strasburgo

CKbzhCOW8AAK7GwMatteo Salvini non si è accorto del lavoro della Corte di Strasburgo perché è troppo impegnato a fomentare razzismo in giro per i talk show invece di onorare il suo ruolo di parlamentare europeo, magari studiando anche cosa è la Corte di Strasburgo. IO mi vergogno che in Italia ci siano capi di partito così ignoranti e violenti e mi imbarazza vedere che venga usato come doping dell’auditel da molti giornalisti che evidentemente non saprebbero come altro coinvolgere gli utenti televisivi.

L’errore di Renzi sui diritti civili (da non fare) e la leadership LGBT italiana.

Lo ha detto Renzi stesso al Senato nel suo discorso sulla fiducia, quando mi ha citato per darmi torto: non sono a favore di alcun compromesso con Alfano. A dimostrazione di due cose: che il Premier si circonda anche di dissenzienti, il che è un pregio del premier, e che chi lo ha votato non è solo un tifoso che ha perso lo spirito critico, il che è un pregio di molti noi che lo hanno votato. 

Conosco la buona fede di Renzi sul tema, conosco i passi avanti che ha fatto. Li abbiamo fatti insieme. E so che non è un uomo politico che si nasconderà dietro a qualche bandierina gay per dare qualche contentino a qualcuno. Non manderà avanti nessuno al posto suo. Come sulle pari opportunità ci metterà la faccia. Non appalterà il tema a nessun simbolo corporativo. E rischierà anche di sbagliare, come a mio avviso farebbe se tentasse un accordo con Alfano sulle unioni civili.

Le Civil Partnership con la stepchild Adoption cioè l’uguaglianza quasi (manca l’adozione di entrambi i coniugi) sostanziale (ma non formale) sono già per noi un enorme compromesso e rappresentano il livello minimo oltre cui non è possibile andare.

Non è possibile farlo perché nessuno di noi andrà mai a dire ad un ragazzo di sedici anni gay che lui è meno di un suo coetaneo. Altrimenti non dovremo stupirci se si butta dal settimo piano. Non è estremismo. Non è ideologia checché ne dicano i commentatori da salotto romano con la passione per il poker.

Il matrimonio civile è un istituto civile. Punto. La genitorialità è altra cosa dal concepire un embrione. Punto. Sono dati di fatto che non hanno nessuna presunzione ideologica, ma solo la carica di amore e di affettività che compongono le famiglie, in qualsiasi modo esse si manifestino. Stiamo parlando di affetti. Di libertà di scelta. Stiamo parlando di umanità. A me viene da piangere a pensare di dover ribadire ancora e ancora quali sono i termini del discorso.

Per chi fa politica dentro un partito che può vincere le elezioni (con una legge elettorale maggioritaria ovviamente) in questi anni è stato faticoso portare un partito che era arroccato sui Dico o sui documenti fiume a dire all’ultimo congresso che la posizione maggioritaria del PD è un istituto equivalente al matrimonio (per inciso la mozione Civati era per il matrimonio egualitario). Lo abbiamo fatto tutti insieme, in ogni angolo del partito. Lo abbiamo fatto prendendoci lo stesso gli insulti di tanti tastieristi digitali o di chi ha costruito carriere e professioni su una bandiera e non sull’amore complessivo per tutti, per tutto il Paese. Faccio politica, ho a cuore la vita di tutti, non solo di quelli come me. Non potrei mai relegarmi a chiedere qualcosa che escluda qualcun altro. Non è per me. E’ per questo che credo in un progetto di Paese dove dentro trovino residenza le battaglie per l’uguaglianza della comunità omosessuale e transessuale.

Io voglio che il mio Paese, la mia gente abbia leggi che li renda uguali. Non mi interessa niente altro. So che i processi politici non sono come le dichiarazioni. Non basta farle. Bisogna costruirli. Faccio politica da quando ho sedici anni e non ho mai mangiato con la politica, ma a parte questo comincia a starmi stretta questa cosa demagogica che chi fa politica fa schifo o è disposto a vendersi la madre o i diritti della propria gente per uno scaldotto da qualche parte. Come siamo abituati male. Come ci siamo ridotti. Oggi sono in Direzione Nazionale del PD e spesso non riesco nemmeno ad andarci perché gli impegni del mio lavoro – che mi piace moltissimo – e che non è un parcheggio per funzionari di allevamento, non me lo consentono.

Non solo è stato faticoso portare il partito su posizioni accettabili, ma per alcuni di noi è stato anche un sacrificio personale. Perché chi tiene il punto e dimostra di non saper cedere su questioni sacrificabili si sacrifica per primo. E’ identificato come non piegabile, non è certo carne da larghe intese. Io non sono carne da larghe intese. Ma il vero tema è un altro. Non penseremo che la colpa della mancanza dei diritti in Italia sia colpa di un paio di parlamentari gay che stanno nel PD o di qualche attività che invece di stare in un’associazione ha deciso di portare avanti un cammino politico dentro un partito. Eh, no. Scusate ma è un’analisi ridicola e anche un po’ stupida: mi sembra più lo sport sfigato e superficiale di mirare su qualcuno, dargli tutte le colpe e lavarsi la coscienza.

Cosa si può fare tutti insieme?

Chi è dentro il PD. Opporci ad ogni tipo di compromesso con Alfano. Punto. Io lo scrivo qui, costasse quel che costi. E senza troppi giri di parole.

Chi è fuori dal PD. Spingere per incontrare i gruppi parlamentari e provare a trovare convergenze in parlamento. Se il tentativo di Alfano in questa legislatura (prima di riscomparire sotto le gonne di Berlusconi per capirci) è di far passare una schifezza modello DICO e se la maggioranza parlamentare del PD non è ancora adeguata alle posizioni del PD fuori (non dimenticatevi che il PD in Parlamento non è il PD fuori dal parlamento uscito dalle urne dell’8 dicembre). Alla leadership di Renzi si risponda con un’altra leadership forte. Si contrapponga un’idea, un progetto, dei momenti di confronto. Ci sono tantissimi parlamentari che sarebbero disposti a seguire una strategia simile. Chi per far dispetto ad Alfano, chi per farlo a Renzi. Chi, come me, per fare approvare una legge che vorrei che i miei figli vedessero quando nascono. Magari farebbe comodo allo stesso Renzi perchè se dovesse votare una schifezza con Alfano ne uscirebbe con le ossa rotte perchè dimostrerebbe che nemmeno la sua leadership può far nulla di più che scendere a compromessi con i partitini su questo come su altro. Ma c’è qualcuno che vuole trovare una soluzione per il bene della nostra comunità o abbiamo solo commentatori che cercano click e visibilità sui loro blog alla Scanzi o professionisti della materia (per citare Sciascia) che con l’approvazione di una legge giusta non saprebbero più che cosa fare?

So che Renzi deve fare dei passi avanti sul tema dei diritti civili. L’ho scritto tante di quelle volte che chi non ha capito come la penso o è stupido o è in malafede e penso che le sue stesse parole dette ieri al Senato lo dimostrino. Non lo nega nemmeno lui di essere “timido” e non ha mai cercato giri di parole per nascondersi. Eppure oggi se devo pensare a qualcuno che alla fine ci accompagnerà dove vogliamo andare, penso a lui ed è per questo che l’ho votato. Se no perché lo avrei votato? Fiducia mal riposta? Vedremo. E se mi guardo intorno non vedo nessun altro che possa spiegare al Paese con coraggio che una cosa è giusta e la si deve fare anche se è impopolare (sempre che ancora lo sia). Ho visto gente che si è riempita la bocca e poi ci ha messo da parte. Ed è per questo che su questo tema, insieme ad altri, ho sempre cercato di smuoverlo (fin ora con buoni risultati) e continuerò a farlo senza avere paura di dirgli cosa penso, in pubblico ed in privato. D’altronde non mi dimentico che anche Obama è cresciuto tra il primo mandato ed il secondo. O che Cameron ha cambiato idea. Certo in USA e in UK ci sono anche delle comunità LGBT forti, che hanno saputo guidare dei processi. E allora ognuno si prenda le proprie responsabilità e si provi a guidare un processo collettivo che ci porti alla meta.

Dobbiamo farlo tutti insieme. O vogliamo restare a guardare?

Il balzo in avanti del mondo.

Diciamo che oggi la comunità omosessuale mondiale ha fatto un balzo in avanti eccezionale, in un solo giorno: Obama (grande sostenitore dei matrimoni dopo i primi tentennamenti al primo mandato) che vince, i matrimoni gay approvati ovunque vi era il quesito referendario negli USA. E ancora: in Spagna non si toccano né matrimoni né adozioni e in Francia estensione del matrimonio anche alle coppie gay.

p.s. sono d’accordo con molte cose che ho letto oggi in giro, condivido l’amarezza della comunità italiana e del popolo del centro sinistra sulla nostra arretratezza: siamo indietro. Il centro sinistra è indietro e oggi sarebbe stato bello sentire tutti i candidati dire: matrimonio senza se e senza ma, come programma collettivo e non avremo pace finché non sarà così.

Intanto la Spagna

Mentre non riesco a dormire e benedico ogni singolo collega del Ohio, in Spagna la Corte Costituzionale sancisce che matrimonio ed adozioni non si toccano. Che sia di buon auspicio per Obama che in 4 anni, dapprima contrario, è divenuto il più grande sostenitore della nostra uguaglianza. Forza Obama. Forza.

Il quarto passo del modello tedesco.

E mentre noi ancora parliamo dei suoi dintorni, la CDU tedesca (non i massimalisti socialdemocratici) si preparano al quarto passo del Modello Tedesco.

p.s. è curioso che al centro-destra europeo (UK e Germania) si giustifichi la svolta pro-gay come il riconoscimento di un diritto di tipo conservatore: “Le coppie gay e lesbiche sono unioni durature, in cui entrambi si assumono reciprocamente responsabilità per l’altro, e a volte adottano e crescono bambini, quindi vivono secondo i valori conservatori che il nostro partito rappresenta”, ha spiegato Christina Schroeder.

E dal loro punto di vista è corretto. La stessa “vision” che usa Cameron in UK e che ha citato ironicamente Renzi nella famosa intervista a Max.

Si arriva da destra e da sinistra (in Europa) alla stessa conclusione partendo da due assunti diversi: il matrimonio è di destra e quindi se i gay lo vogliono è cosa giusta (la destra per raccontarlo ai suoi elettori). Il matrimonio è un diritto e come tale deve essere accessibile a tutti (la sinistra…ad avercela in Italia una sinistra così).

Ho chiuso in una busta una profezia. Quella che secondo me in Italia si abolirà il matrimonio civile. Si arriverà ad una distinzione tra istituto civile per tutti e matrimonio religioso per etero. Secondo me non ci fanno arrivare fino a lì. Lo tolgono a tutti. Nel frattempo noi di sinistra continuiamo a chiederlo come principio di eguaglianza.

Perché matrimonio e non altro.

Ci torno di nuovo.

Qualcuno (non cattolici, ma militanti gay visibili e combattenti) mi dice che la battaglia sul matrimonio è una battaglia conservatrice. Che in fondo vogliamo lasciare l’eredità, vogliamo entrare in ospedale, vogliamo festeggiare in comune in mezzo agli amici e ai parenti e che come si chiama quella cosa che tiene insieme queste cose non importa.

Provo di nuovo a spiegarmi.

Quelli di cui sopra sono i problemi pratici di una coppia gay.

Di una coppia che abbia parenti serpenti. Che incontra medici antipatici.

Insomma il matrimonio o le unioni civili servono ad una minoranza della nostra comunità se proprio vogliamo andare a vedere.  Siamo gay, sì, ma nel terzo millennio. Anche se siamo in controtendenza rispetto agli etero, comunque siamo figli di questo tempo liquido. Inafferrabili, disincantati. (capite la provocazione, vi prego).

Quello a cui serve davvero il matrimonio è il ragazzo di sedici anni che si sente diverso. Perché il matrimonio sancirebbe la sua eguaglianza con i suoi coetanei. Quelli a cui serve il matrimonio sono gli individui che possono così avere gli stessi gradi di libertà e dignità di tutti gli altri individui.

Il matrimonio è uno strumento arcaico in quanto tale. Non in quanto rivendicazione gay. Ma finché sarà il metro dell’uguaglianza, sarà battaglia giusta.

Vogliamo modificare lo strumento dell’unione civile per tutti? Ci sto. Non vedo l’ora. Lasciamolo alla religione questo gusto sacro dell’unione indiscutibile. Torniamo alla dimensione umana dell’affetto, alla sua difettosità meravigliosa.  Recuperiamo il senso della genitorialità condivisa e desiderata e non “coscritta” e “costretta”.

Roba da pionieri.

Per ora, oggi, il matrimonio è l’asintoto dei diritti. E noi, nell’immanenza,tendiamo a questo. Siamo figli del nostro tempo. Non di altro. Siamo normali (non nel senso di normati, ma nel senso di attuali), insomma e, in quanto tali, ci meritiamo di essere uguali. Punto.

 

Matrimonio matrimonio matrimonio.

Finalmente si è capito che solo la parola matrimonio scatena gli isterismi politici siano essi buoni o cattivi e quindi solo quella parola smuove smuove le torbide e stantie acque della politica nostrana.

Non a caso Grillo ha aderito ieri quando ne ha capito la portata e non quando, per esempio, qualcuno ha cominciato a raccogliere le firme per un istituto equivalente come sta accadendo in queste settimane.

Per quanto mi riguarda ritengo che avere portato gli ODG sul matrimonio al tavolo di quell’assemblea sia stato da parte nostra geniale.
Fino alla sera prima c’era stato un tentativo di mediazione e vi confesso che adesso, da sabato,  qualsiasi cosa non sia il matrimonio, ora per me, non ha alcun senso ed anzi può solo indebolire la lunga marcia che sta cominciando adesso. Perché questa è la buona notizia di questi giorni. Che chi parlava di Civil Partnership adesso parla di matrimonio. Chi parlava di Unioni Civili adesso parla di istituto equivalente. Chi parlava di Dico ora parla di Unioni Civili. Abbiamo spostato l’asse. E, responsabilmente , ora dovremmo tutti chiedere solo quello.
Sul PD. Uscire adesso sarebbe un favore a Fioroni e Marini (voi ve la prendete con la Bindi intanto era Marini che non voleva che Fusco parlasse) e compagnia ed è inutile politicamente.
Ognuno di noi in ogni sede deve gridare solo una parola: matrimonio. E basta.
L’importante non è dove si fanno le cose. E’ la propria coerenza.

Bene Di Pietro sul matrimonio gay.

Di Pietro presenta una proposta di legge sull’estensione del matrimonio che si va ad aggiungere tra quelle presentate da altri partiti a quella dei Radicali.

Molto bene.

La chiarezza fa pulizia (si è già dimesso un dirigente IDV contrario ai matrimoni gay a riprova che dentro IDV c’era anche tanta destra e ce ne è ancora, almeno questo è stato coerente).

E quanta ne servirebbe nel PD di pulizia, ma mica per fondamentalismo, chiariamoci: per avere almeno la chiarezza che su i temi che riguardano la libertà e la felicità di ogni singolo individuo, la sua socialità, il suo modo di relazionarsi e “produrre” energia vitale da immettere nel tessuto collettivo, il PD non può avere libertà di coscienza come per esempio sta accadendo a Milano sul Registro delle Unioni Civili.

p.s. a chi se lo sta chiedendo: io non entrerei mai nell’IDV di oggi. Plaudo alla loro posizione sul matrimonio perché ogni cosa che può migliorare la condizione della comunità omosessuale va sostenuta. Anche se provocatoria.

Il PD resta per me l’unica ed ultima spiaggia dell’agire politico dentro un partito. Lo sogno con dentro tutto il centro sinistra, come è noto. Più largo ma più chiaro. Più evoluto rispetto al secolo scorso. Meno chiuso. Lo sogno simile ad Ilda Curti, la mia candidata a sindaco a Torino che non si presentò, che oggi sull’Unità dice delle cose bellissime. Magari questo partito fosse più simile a lei ed ai tanti che dalla Sicilia alle Alpi sull’idea del matrimonio esteso e a tutti senza più giri di parole ci sono già, eccome.

Ma vabbè, mi ripeto. Lo so.