Anche Ezio Mauro nella trappola del dito.

Mi stupisce che un abile commentatore come Ezio Mauro indichi (qui) nella sconfitta di Rutelli al Campidoglio un’inclinazione suicida della sinistra che decide di punire il PD, attraverso Rutelli, per averla fatta scomparire. Se così fosse stato il popolo di sinistra non si sarebbe nemmeno recato alle urne e avrebbe punito tutti, quale migliore occasione di punire un ex-margheritino e un ex-ds in un colpo solo!

 

Rutelli ha perso perchè personaggio ambiguo ed inaffidabile. Rutelli ha perso sulla questione della laicità, non perchè chi non l’ha votato abbia a cuore quei temi, ma perchè su quei temi Rutelli è stato ondivago, tradendo se stesso, dimostrando di non poter essere più affidabile (come lo era stato da sindaco e fino al 2000) e di non poterlo essere nemmeno sui grandi temi: per esempio la sicurezza.

 

Chi scrive fa parte della costituente del PD e quando Rutelli disse di voler ascoltare la città gli ha scritto ben due lettere, di cui una pubblicata sull’Unità rimasta senza risposta, e ha raccolto in 3 giorni quasi 500 firme di pareri contrari alla sua candidatura, sondando il terreno, ascoltando la città. Erano firme di persone di sinistra, moderate, di elettori del PD, di giovani che incredukli si chiedevano: ma possibile che in questi 15 anni non sia cresciuto nessuno nell’humus culturale di questa città?

 

Nessun giornale compreso il vostro ha voluto dare rilievo a questa iniziativa, perchè non aveva alcun cappello politico, era semplicemente una “robba” popolare e magari considerata persino populista dai salotti bene dei nostrani commentatori politici che, oggi più di allora, mi sembrano lontani anni luce dal respiro del Paese e persino da quello di Roma, eppure ce lo avete sul collo quel fiato, ci abitate.

 

Eravamo ancora in tempo, se la petizione avesse raccolto molto consenso a dire a chiare lettere che Rutelli era inadatto. Un giornale non dovrebbe fare questo? Dare voce al Paese? O deve fare il contrario? Dare voce ai salotti per imbonire il Paese?

Il sito internet di Rutelli che lanciava un’iniziativa “racconta la tua città” censurava gli interventi non graditi.

 

E’ così che la libera stampa progressista aiuta la democrazia?

 

Non ho paura di una decina di persone che fanno il saluto romano per festeggiare Alemanno, subito ripresi dai fotografi di tutto il mondo, perchè ovviamente la cosa fa notizia.

 

E’ fascismo dire che i gay sono malati, come afferma ogni giorno la senatrice sponsorizzata da Rutelli. E’ fascismo avere affossato una legge per le unioni civili, dicendo che la priorità sono le famiglie, come se i gay fossero meno degni. Il fascismo non è una croce celtica portata per ricordo sotto la camicia. Non è nemmeno un saluto romano. Io a 16 tenevo appesa la bandiera dell’URSS e oggi me ne vergogno, ma non la butto, è un ricordo. Il fascismo è uno stato delle essere, è intolleranza ed esclusione e tutto questo non avviene sotto una bandiera, ma dentro ognuno di noi.

 

Un giornale come Repubblica dovrebbe vigilare su questo. E dovrebbe passare al Paese un messaggio di riappacificazione. Un Paese maturo è anche quello che consente all’avversario la dignità dell’esistenza. Perchè crucciarci quando Berlusconi ci chiama ex comunisti se anche noi non facciamo altro che dire di Alemanno che è un ex – fascista?

 

La vittoria di Alemanno va vissuta come un’opportunità, Veltroni deve ammettere gli errori e farsi garante del ricambio che da qui a 5 anni deve portare una grossa forza di sinistra riformista al governo, senza indulgere in posizioni estreme di centro, ma ritrovando semplicemente la nostra natura.

 

 

 

 

Pericolose cretinate

Roma, 28 apr. – (Adnkronos) – “Sinceramente, penso che vi sia stato un disimpegno della Sinistra arcobaleno nell’appoggiare la candidatura di tutto il centrosinistra di Francesco Rutelli a sindaco di Roma”. Il dubbio viene espresso dalla parlamentare del Pd Paola Binetti, all’ADNKRONOS, al suo arrivo nella sede del comitato elettorale per Rutelli sindaco. “E’ presto per fare un’analisi puntuale del voto e mancano alcuni elementi per attribuire ad ogni fattore il peso che effettivamente ha avuto -premette la Binetti- ma dopo la contemporanea vittoria di Zingaretti alla Provincia di Roma e sconfitta di Rutelli al Comune, e’ un dubbio che francamente coltivo. Non dimentichiamo -aggiunge- che Rutelli aveva avuto un vantaggio di cinque punti su Alemanno al primo turno; al secondo, dopo la disfatta totale della Sinistra arcobaleno alle politiche, mi lascia molto pensare l’ipotesi che una parte del suo elettorato deluso e amareggiato dai risultati ottenuti sul piano nazionale, non abbia poi sostenuto Rutelli come sarebbe stato invece doveroso e giusto fare”. Una sorta di ‘muoia Sansone con tutti i Filistei?’. Risponde la Binetti: “Ma Rutelli, come Sansone, non morira’ ma vivra’, essendo capace di trovare un nuovo modo per svolgere, realizzare, dare forma e sostanza alla sua leadership, impegnandosi sul piano nazionale. La leadership di Rutelli nel Pd -assicura- uscira’ rafforzata e non penalizzata dalla sua sconfitta a Roma”.

Ieri sera ho visto con i miei occhi un manifesto di sinistra critica che diceva: scegliamo noi a chi fare opposizione, vota contro la destra fascista, Cioè votate Rutelli perché è più divertente fare opposizione contro di lui.

Ma per favore.

 

La Ragione di Roma e Nessuno tocchi Walter

Quando qualche mese fa Rutelli affermò di volere ascoltare Roma prima di accettare di candidarsi, qualcuno lo prese sul serio. Qualcuno, che era nessuno, raccolse circa 500 firme in tre giorni e chiamò i giornalisti, dicendo: attenzione, guardate che la temperatura della città non è quella che pensiamo, vi dispiace fare della libera informazione e dirlo al PD, visto che io da dentro, non riesco a farmi ascoltare? Se la petizione fosse stata rilanciata dai giornali, avesse avuto visibilità, i 70.000 che ieri ed oggi hanno voltato le spalle a Rutelli, votando però Nicola Zingaretti magari glielo avrebbero detto in anticipo e forse il giovane (è un eufemismo) Zingaretti oggi sarebbe sindaco di Roma.

Rutelli dice di avere perso sulla questione sicurezza. Se così fosse, se il voto romano fosse stato così emozionale non si spiega come mai, sull’onda dell’emozione, non abbia punito anche Zingaretti. Roma ha votato ragionatamente. E anche NON ha votato ragionatamente.

La verità è che come a Catania (accadde con Bianco) la riedizione (a Roma si direbbe che “se rimpone”) non funziona e come abbiamo cercato di dire in tutte le salse il percorso politico di Rutelli è stato talmente ambiguo e inaffidabile, che l’unica cosa che è accaduta sul fronte della sicurezza è che i romani non si sono sentiti sicuri di uno che ha cambiato idea così tante volte sulle grandi questioni. Uno che sfila al Pride, ne patrocina un altro, e poi fulminato sulla via di Damasco, o degli interessi personali, cena spesso con la Compagnia delle Opere lombarda, la stessa che sostiene il clericalissimo Formigoni. Già, di uno così.  Così abbiamo scialacquato il 65% di Veltroni di meno di due anni fa, così abbiamo perso Roma.

La responsabilità non è degli scellerati elettori che non l’hanno votato, ma in primis di chi lo ha imposto con strategia Top-down (strategia che non funziona più nemmeno nelle aziende, studiare il metodo Toyota per credere) e in seconda battuta, ma non meno responsabili, di tutti coloro interni al partito e non (comprese qualche associazione GLBT che pensava di partire e arrivare sul carretto dei vincitori e ha rinunciato al dibattito, sacrificando la dignità del popolo GLBT tutto, non solo quello romano) che a questa scelta non si sono opposti. Scellerato, per esempio, conteggiare il dissenso gay con lo 0,9% di Grillini. Molti gay, molti laici, molti cittadini che hanno a cuore uno Stato sano, non hanno nemmeno votato Grillini: non sono proprio andati a votare. E non sono l’unica a pensarla così sulla questione laicità.

Rutelli parla dei limiti della sinistra e dimentica, malattia tutta italiana, di fare autocritica. Tanto ora, supppongo, il suo amore per Roma e la sua preoccupazione per la città in mano alla destra, lo farà optare per il posto di senatore che prontamente si era prenotato.

Chiuse le polemiche e l’amarezza di avere avuto ragione, come persino molti compagni di partito, eletti alla provincia, mi hanno concesso, ora è necessaria molta lucidità.

Nessuno tocchi Walter Veltroni. Il patrimonio di circoli territoriali, di persone della società civile, di facce pulite che si sono avvicinate alla politica in questi 7 mesi dalla nascita del PD, hanno vissuto la loro consacrazione nel voto bulgaro a Veltroni. Il Pd alle elezioni politiche non ha fatto sparire la sinistra, non ha lavato il cervello di quella quantità enorme d’Italia che ancora orgogliosamente si definisce di sinistra (compresa la sottoscritta): l’ha cannibalizzata. Essa c’è, ora fa parte del patrimonio del PD e gettarla al vento sarebbe quanto di più idiota il PD possa fare.

Walter Veltroni ha fatto quello che poteva fare: in poco tempo e ostaggio di dinamiche ancora vecchie a morire di spartizione correntista. Non poteva fare altro. E ha fatto il meglio. Walter ha rappresentato per molti di noi l’interpretazione di un senso delle istituzioni e della riappacificazione nazionale di cui l’Italia ha bisogno. Non la sinistra: l’Italia. Non ho paura delle destra, perchè deve accadere che questo paese diventi normale. Non posso sentire gli amici di sinistra piangere perchè Roma è medaglia d’oro alla resistenza che hanno taciuto quando Rutelli affermava che i gay erano meno delle famiglie etero. La libertà è di tutti. Oppure è fascismo, sotto qualsiasi bandiera si celi. Non voglio più votare un partito per non votarne un altro. E con me la maggior parte degli italiani. Non dobbiamo avere paura. Governare fa bene, ha ragione Andreotti, viene logorato molto di più chi non ha potere. Dobbiamo vivere questo momento come un’opportunità per un ricambio chirurgico e non per una gogna pubblica. Se ne vada D’Alema, per esempio. SE ne vada Rutelli. SE ne vadano i teodem che non catalizzano alcun voto se non quello di pochi facinorosi fanatici molto più pericoli degli ex-fascisti. Resti Veltroni per la sua buona volontà, garante del radicamento territoriale secondo la teoria Cacciari – Bersani che condivido fino alle virgole.

Tenere insieme il PD, tenerlo ben fermo sulla posizione di centro-sinistra, non spostarlo al centro estremista, mantenere lo spirito degasperiano e non cercare quello clericale. Non cercare alleanze con l’UDC che non è l’UDC di Casini, sul cui spirito istituzionale potrei anche non dubitare, ma è l’UDC che entrata in parlamento grazie ai voti di Cuffaro e che ha tra le sue file il ridicolo omofobo e reazionario Buttiglione.

Riscuotere il debito con Di Pietro e i radicali, presenti in parlamento solo perchè apparentati o mimetizzati. Ricordarlo caldamente, altrimenti la prossima volta vadano da soli.

Noi, militanti ed eletti nel PD, abbiamo bisogno di Walter Veltroni e vogliamo essere coinvolti pesantemente, d’ora in poi, nelle decisioni del partito. Forse i colonnelli del partito vogliono la resa dei conti, ma si eserciti la democrazia che fa parte del nostro giovane DNA: chiedetecelo. Noi vi diremo che vogliamo Veltroni a guidare questi 5 anni difficili, come vi avevamo detto che Rutelli a Roma avrebbe perso, al di là dei calcoli da salotto dei vari cardinali Richelieu di cui il PD è pur fin troppo saturo e non mi riferisco a Bettini, il cui spirito di servizio, di ricerca del compromesso, è stato sotto gli occhi di tutti, visto che è stato il solo a rinunciare a tutte le cariche possibili per costruire questo partito.

Dicono che in politica non si debba essere emotivi. Ma per prevedere cosa accadrà a volte, si deve essere meno calcolatori e più sensibili. Meno politologi e più cittadini. Accade la stessa cosa a chi si occupa di marketing: fare campagne incomprensibili che parlano solo agli esperti del settore.

 

Silenzi.

Questo silenzio non è ovviamente casuale. E’ piuttosto abbastanza attonito e si interromperà, probabilmente nella notte tra lunedì e martedì.

Ho molte cose da raccontarvi, prima fra tutti l’esperienza del Torino GLBT festival, la sensazione di vivere in una città dove la comunità GLBT è piuttosto unita e la sensazione che sto per provare come cittadina romana.

Buona domenica.

La teoria dei bisogni

Questa settimana ho soprattutto ascoltato ed osservato (Alessandro Tavano, Marco Simoni, Francesco Costa compagni di strada a volte più arguti dei vecchi giornalisti di cui non ne posso più. Leggere qui, dove una nuova classe dirigente se gli lasciano spazio, ci sarebbe pure). Aggiungo anche questo articolo di Francesco merlo che condivido fino all’ultima riga.

Martedì una birra di sinistra tra gli amici torinesi, con Mario, di solito sempre calmo, che dava del coglione al proprio padre che ha votato PDL e Manuela che cercava di spiegargli perchè, anche i suoi, avessero votato PDL. Il padre è un piccolo imprenditore del nord. Il padre è un piccolo imprenditore del nord.  Manuela, ingegnere, ha votato PD, ma capisce il padre e lo spiega.

Ieri ho passato il pomeriggio al convegno biennale di confindustria (“Cambiare per Crescere“), perchè volevo capire anche quel punto di vista. Tra i relatori anche il ministro del lavoro danese che ha illustrato il concetto di flexicurity : lavoro flessibile ma sicuro. Poi Sergio Marchionne, Corrado Passera, un professore della Bocconi che in 30 minuti ha distrutto parecchi preconcetti legati alla crescita economica. Se penso che Confidustria evoca esattamente quanto sta accadendo in Puglia, sotto il governo Vendola, omosessuale e comunista….

Giovedì sera ero all’inaugurazione del Torino GLBT festival, in una sala che contiene 500 persone. Un film, “Chuecatown” di Juan Flahn. Era un film comico, che prendeva in giro tutti i peggiori clichè delle coppie gay, e io, ai titoli di coda, mentre 500 gay e lesbiche e drag queen e trans applaudivano, ho girato la testa, non ho guardato più lo schermo, ho guardato la nostra grande famiglia che fiumava fuori dal cinema e ho pianto. Perchè era un applauso amaro, liberatorio, momentaneo e mai mi sono sentita così affine a tante persone.

Oggi al mercato di Porta Palazzo ho afferrato la cosa più importante. Il mercato di Porta Palazzo è una specie di Babele che ci racconta l’Italia. E’ un enorme mercato di una città industriale del nord in cui convivono bancarelle di frutta tradizionalmente italiane, banchi gestiti dai nuovi immigrati mussulmani e poi c’è un angolo dedicato ai contadini locali dove viene venduta frutta e verdura biologica, formaggi locali. Anche i clienti erano lo specchio dell’Italia del nord di oggi. Famiglie mussulmane con 2/3 figli, vecchine del quartiere, famiglie operaie, coppie di giovani senza figli, coppie gay (in questo caso c’eravamo noi a fare statistica).

Ok. Oggi abbiamo guardato i prezzi.

Asparagi ai banchetti tradizionali, quelli grossi, spessi (italiani o gestiti da stranieri): dai 3 ai 2 euro al kilo.

Asparagi biologici (quelli finissimi, quasi selvatici): 7 euro al kilo.

Affollatissimo di famiglie italiane e non il mercato tradizionale.

Pieno di giovani coppie alternative, senza figli, signore della Torino bene, il mercato biologico. Addirittura la ragazza rasta che comprava i formaggi si era portata la busta da casa per “non inquinare”.

Ho chiesto a G., mentre andavamo verso la macchina facendo gimkana tra giovani extracomunitari all’angolo che vendevano il fumo, vecchietti con le sacche a rotelle per fare la spesa, famiglie italiane con un paio di bimbi, giovani coppie simile a noi che tipo di bisogno fossero i nostri di diritti.

Da tutta una settimana mi interrogo su questo. Sulla debàcle a Roma del voto a Franco Grillini che a Roma ha raccolto meno dell’ 1%, facendoci comprendere definitivamente che il voto gay di opinione NON esiste. Non esiste perchè ( e questo ricordiamolo sempre d’ora in poi) non può esistere riconoscimento delle coppie gay senza una base di benessere strettamente legato all’individuo: un gay è prima di tutto un cittadino.

Ma vediamo i Bisogni (ovviamente chiedo a tutti i lettori di collaborare alla stesura dei bisogni, questo ci potrà aiutare in futuro a capirli, trovare soluzioni e poi, solo in momento successivo colmare quel vuoto politico di interpretazione di cui parla Marco Simoni qui).

Ho diviso i bisogni in primari, secondari e universali. Non è detto che la lista sia completa. Una cosa è certa: chi è non ha ancora soddisfatto i bisogni primari difficilmente si preoccuperà di comunità e stato e di riconoscimenti. Una cosa è certa, l’hanno detta già in molti: la Lega ha saputo capire che molti sono tornati a non poter soddisfare i bisogni primari oppure temono di non potersi più permettere i bisogni secondari (impropriamente per colpa degli immigrati o per colpa delle coppie gay, magari). Difficilmente riusciremo a combattere una battaglia sui bisogni universali (campo storico della sinistra) se non chiariamo che NON esistono bisogni primari, secondari e universali. Ma l’essere umano si completa con la soddisfazione di tutti i bisogni. Questa analisi non vuole dire: prima facciamo arrivare tutti alla fine del mese, poi diamo i diritti alle coppie gay.

Questa analisi vuole spiegare COSA è ACCADUTO. Alcune forze politiche hanno detto: vedi, la sinistra vuole dare diritti ai gay, questo ha un costo, e tu non arrivi alla fine del mese! Vedi gli extracomunitari ti rubano il lavoro (e poi magari nessuno lo farebbe il lavoro che fa l’extracomunitario ed anzi, il costo di quel lavoro, così basso, tiene in piedi la fabbrichetta del nord che altrimenti dovrebbe aprire in Cindia!). Nessuno a sinistra ha saputo spiegare la non contraddizione di una buona emigrazione o perchè una legge che tuteli le coppie gay non toglie nulla ad una coppia etero in difficoltà.

Non è sempre vero ovviamente che chi non ha ancora soddisfatto i bisogni primari non ha cuore i bisogni successivi. E non pensate che sia solo una questione economica. Spesso chi è molto ricco è protezionista rispetto alla propria ricchezza e vota chi difende i bisogni primari. Quanto accade nell’Italia che ha votato Lega è la paura di non potersi permettere più i bisogni secondari. Una cosa però è vera ed è scritta nella storia del Mondo: chi non soddisfa i bisogni primari difficilmente potrà pensare ai bisogni universali e chi soddisfa i bisogni secondari, ma teme di non poterlo fare più, difficilmente potrà continuare a pensare ai bisogni universali.

BISOGNI PRIMARI

MANGIARE

DORMIRE

RIPARARSI

SICUREZZA

–> LAVORARE

–> FAMIGLIA

BISOGNI SECONDARI

POTERSI PERMETTERE CIO’ CHE “HANNO TUTTI” ( UN PAIO DI JEANS, UNA VACANZA, UNA MACCHINA)

PROVARE SODDISFAZIONE PER CIO’ CHE SI HA

APPARTENENZA

FEDE

–> COMUNITA’- TRIBU’

BISOGNI UNIVERSALI

PROVARE SODDISFAZIONE PER CIO’ CHE SI FA

PROVARE ORGOGLIO PER CIO’ CHE SI E’

RICONOSCIMENTO SOCIALE

RAGIONE

LOGICA

–> STATO

Siamo stati ideologici. A sinistra, dico. Abbiamo difeso dei principi, ma non abbiamo difeso le persone, l’umanità del Paese, dell’Italia. Abbiamo teorizzato cose irrealizzabili.

Abbiamo trasformato tutto in teoria e perso il contatto con la realtà. Anche il PD deve fare molta strada: per esempio, un ricambio generazionale forzato. Gli eletti al di sopra di una certa età ed esperienza, potrebbero chiamare i NON eletti ad aiutarli e magari tra uno o due anni, lasciargli il posto affinchè tra 5 anni, esista una guida giovane e più cosciente della realtà (il prezzo del pane, il peso di un mutuo, la fatica di trovare un lavoro). Pensate: Furio Colombo potrebbe dare ad Ivan Scalfarotto la sua esperienza e magari tra due anni dimettersi da deputato e farlo entrare alla Camera al suo posto, per consentirci una speranza.

L’amaca di Michele Serra

Lunedì ho cancellato un post molto simile a quanto scrive qui sotto Michele Serra. Lo avevo scritto a caldo, in modo rabbioso. Cosa ne pensate? Secondo voi è davvero così? O è l’ennesimo m,odo radical-chic di leggere l’Italia?

Beh, si sapeva già. E da un bel pezzo. Viviamo in una provincia europea più di destra che di sinistra, più clericale che laica, più padronale che socialista, più provinciale che cosmopolita, più chiusa che aperta. Non fosse così, la nostra vita pubblica non sarebbe stata dominata per un ventennio (più il resto) dall’arcitaliano Silvio Berlusconi. E non vedrebbe un partito xenofobo tornare in trionfo al potere.
I cittadini di sinistra sono – da sempre – una minoranza di massa. Dovremmo averci fatto il callo, a questa lunga vita di minoranza, raramente interrotta da brevissime stagioni di governo (neanche dieci anni su sessanta di vita repubblicana: e il dato dice tutto). Invece ci rimaniamo male ogni volta, come se ci apparisse inaudito il fatto che no, questo Paese non ci assomiglia, se non in quella piccola e anomala Scandinavia ghibellina che è il Centritalia, quattro regioni in tutto. Bisognerebbe smetterla di offenderci, l’Italia è questa. Possiamo scegliere di viverci male, sprezzanti e amareggiati. Presuntuosi e acidi. O provare a tenere duro, sentirci cittadini, lavorare, discutere, parlare agli altri, non mollare. Chi di noi ha figli, conosce bene l’impulso di avere speranza per loro, anche quando non se ne ha più troppa per sé.

Qualcuno guarda il dito. E non la luna.

Chiariamo subito una cosa. Il PD è composto per 2/3 dagli ex DS e per 1/3 dagli ex Margheritini. Togliete qualcosa ad entrambi e metteci anche la cosidetta società civile. Gente, che come me, non aveva nessuna delle due tessere.

Nei 2/3 dei DS c’è un pezzo della cosidetta mozione Angius e della mozione Mussi. Quelli che provarono a rimandare il processo di fusione, la cosidetta sinistra dei DS, e che, quando Mussi ed Angius se ne andarono NON li seguirono. Questo per ribadire che l’anima del PD é di sinistra ed è per questo che i vari Binetti e Bobba e Carra e persino i D’Alema quando dicono cazzate su questioni laiche, fanno notizia. Perchè sono rarità.

C’è una cosa che mi preme dire.

Per me il fatto che la sinistra arcobaleno non sia in Parlamento è un incubo. Soprattutto per Rifondazione. Non certo per i verdi o per Diliberto che hanno dimostrato la loro pochezza politica in più occasioni. Rifondazione paga lo scotto di un leader vecchio, ma il suo popolo è più vicino al PD di quanto si possa oggi immaginare.

Ma c’è una cosa che non sopporto. Incolpare il PD della sua sparizione. Gli elettori sono sovrani. Una parte degli elettori della SA non solo hanno votato PD…alcuni non sono proprio andati a votare. Ed alcuni altri, al nord, magari, si sono sentiti più protetti dalla Lega che al 40%, è vero, dannazione, non può essete definito un partito di protesta.

Io se fossi un elettore della SA (e non di sinistra) mi chiederei dove è stato l’errore. Se nella fabbriche. Se nelle case. Se tra i precari. Se tra i tanti no a qualsiasi cosa: dalla TAV agli inceneritori, dalla questione immondizia ai rigassificatori. In almeno due casi (TAV e rigaasificatori) si diminuisce l’inquinamento, si crea lavoro e si fa bene all’Italia.

Nel fil di Paolo Virzì, “Tutta la vita davanti” è emblematica la figura del sindacalista che alla fine finisce per far perdere il lavoro alla precaria…però ha fatto lo spettacolo teatrale radical-chic. Chiediamoci se questa sinistra, tutti noi, anche noi del PD, non siamo troppo snob, troppo benestanti, troppo radical-chic per capire davvero chi non arriva alla fine del mese.

Qualcuno ha cavalcato tutto questo con la paura, ma noi non siamo stati in grado di cavalcarlo con il coraggio e la speranza.

Ma non date colpa al PD per il fallimento della SA. L’elettore è sempre sovrano. Altrimenti tra 5 anni saremo al punto di partenza.

 

Walter, domani devi ricordarti chi ti ha votato.

Già. Perchè il voto moderato non lo hai avuto. In Veneto non c’è stato l’effetto Calearo. L’effetto teodem sui moderati non c’è stato.

Allora sai che c’è? Dobbiamo ricordarci che ci ha votato il popolo di sinistra. Non dobbiamo dimenticarlo mai.

Dobbiamo essere coraggiosi. E di sinistra.

Cominciamo a pensare ad un partito socialdemocratico che faccia una sintesi anche con chi sta a sinistra di noi e non è scomparso, c’è. C’è nel fatto che il PD è il primo partito e solo per un giochino di sponda non avrà il premio di maggioranza, perchè in qualsiasi altro paese civile la PDL non esisterebbe, perchè è un accrocchio di roba in contraddizione con se stessa. La sinistra c’è, non avrà rappresentanza, ma ti ha votato, Walter. Questo te lo ricorderò ogni giorno che sarò dentro questo partito.

La dannazione del pareggio.

L’unica cosa che davvero mi auguro di non vedere già dagli exit poll delle 15:00 è un pareggio al Senato. La legge elettorale assegnerà alla Camera il premio di maggioranza anche con un solo voto di differenza, mentre al Senato quasi certamente si consumerà l’ennesimo scarto di pochi senatori. Potrebbe anche accadere la vittoria alla Camera di uno schieramento e la vittoria al Senato di un altro.

Un eventuale pareggio non farebbe altro che rimandare di uno o peggio più anni un processo strutturale di riforme, non solo istituzionali, di cui questa Italia ha un dannato bisogno.

 

Mi chiedo, oggi, dopo avere fatto le 5 ics sul simbolo del PD, come è stato possibile che una parte del Paese possa avere voluto votare con questa legge elettorale. Mi chiedo, guardando ai sondaggi, come è possibile che un elettore di AN (che appoggiava il referendum e che è un partito a vocazione maggioritaria) possa essere passato sopra questo principio, perdendo la sua identità, a cavalluccio di un personaggio simile, rinnegando la propria vocazione di partito territoriale, comunque prossimo alla gente, per finire nello scatolone mediatico del partito-azienda.

 

Meglio a questo punto una vittoria di misura della PDL. Meglio toccare il fondo. Se l’alternativa fosse il pareggio, al Pd converrebbe perdere e spendere i prossimi 5 anni per aspirare a diventare una forza ancora più moderna e liberale (socialdemocratica, per esempio?), degna degli auguri di Zapatero che ieri, lui sì, è andato oltre il concetto di pareggio, facendo del suo governo il primo governo a maggioranza femminile, facendo un atto che nessun imprenditore, nessun capo di Stato si sarebbe mai sognato di fare: mettere una donna incinta a capo di uno dei ministeri più importanti.

 

Il pareggio sarebbe pericoloso perché, mentre Berlusconi non ha nulla da perdere (difficilmente tra 5 anni sarà di nuovo candidato premier) Veltroni invece rischia tutto. La grande coalizione per fare delle Riforme che certamente non potranno mai, a questa condizioni, essere delle riforme profonde, lascerebbe ferite più profonde a sinistra che a destra con una fuga di elettori del PD verso sinistra o peggio, verso l’astensione, fenomeno che già in questa tornata elettorale si appresta ad essere forse il più interessante insieme al probabile secondo turno a Roma per Rutelli.

 

Veltroni, non ha ancora dato tutto se stesso. Mentre i suoi detrattori trovano difetti nel suo ma-anchismo, io trovo che sia la migliore ideologia degli ultimi 40 anni. L’inclusione di tutto e del contrario di tutto è la vera chiave unitaria di un paese che vive profondissime frammentazioni contrapposte: da quelle geografiche a quelle di genere, da quella di classe (operai contro imprenditori) a quella della tipologia di impiego (partite IVA contro impiegati pubblici), passando per le tipologie di famiglia che ancora l’ISTAT si ostina a non dire. Se il PD si dà questa missione (e lo ha già fatto) e riesce a svincolarsi dalle resistenze reazionarie di alcune sue componenti (questo non lo ha fatto), può davvero essere una forza conduttrice del cambiamento. Probabilmente, persino la posizione moderata di Veltroni sulla questione omosessuale, è una posizione embroniale che egli stesso non ha avuto il coraggio di cavalcare (questo sì), perché sa che il Paese non è pronto. Voglio poter pensare che voglia lavorare sull’Italia per accompagnarla verso una nuova consapevolezza. Voglio pensarlo alla guida non solo di un consiglio dei ministri, ma di una rivoluzione culturale.

 

Per questo mi auguro che non ci sia un pareggio. Per non bruciarlo e perché dopo di lui non vedo nessuno capace di ereditarne la capacità visionaria.

 

I due che hanno tutto da guadagnare, da un pareggio, sono Fini e Casini. Un pareggio, con lieve vantaggio del centrodestra, permetterebbe di fare delle riforme a misura del prossimo candidato premier: i due sono già pronti. Con questa tornata bruciano Berlusconi (che ambisce a morire Presidente della Repubblica – potrebbe fare le corna alla regina Elisabetta in quel caso ) e poi si giocano a dadi la leadership futura del centro-destra, con la faccia pulita, presentandosi come nuovi, tanto nessuno si ricorderà che con questa operazione avranno fatto perdere all’Italia almeno 4 anni di politica di sviluppo e, chissà, forse quel giorno saremo stati superati anche dalla Grecia.

Il nuovo romanzo di Delia Vaccarello

Ricevo da Delia Vaccarello la notizia del suo ultimo libro in uscita proprio all’inizio di questa settimana e davvero con piacere, intanto, ve lo dico. Spero questa settimana di finire “L’inventore di Sogni” di Ian McEwan e potermi addormentare leggendolo.

Ultimamente come scrive Delia mi piace proprio.

 

QUANDO SI AMA SI DEVE PARTIRE, Piccola Biblioteca Oscar, 594

 

 

Angela e Tamara si conoscono per caso, in una mailing list di donne lesbiche dove scambiano riflessioni e timori nati all’indomani dell’11 settembre 2001. Si scoprono da subito affini, opposte, complementari, e presto intrecciano uno scambio serrato.  Tamara racconta del lavoro in un Centro Ascolto per giovani, dei figli, delle  amanti, dei viaggi.  Angela, insegnante universitaria, svela il suo mondo, i rapporti finiti, i libri di cui si ciba, il mare, il profumo dei gelsomini, il fuoco nel camino… Al primo incontro Eros, appena nato, si svela già maturo. È  amore, quello vero, quello grande. Ma… C’è un ma, in questa storia: Tamara nasconde un segreto che spaventa Angela e la allontana, e rende forse impossibile la sua felicità accanto alla donna che ama. Perché il mondo è pieno di ostacoli e le nostre vite di misteri; perché le famiglie tessono trappole di convenzioni e ricatti affettivi; perché i sensi di colpa soffocano la gioia, il sospetto e la gelosia si insinuano nell’estasi… Perché il nostro tempo, che sembra fermo, deve partire.

Con il suo linguaggio preciso e sensuale Delia Vaccarello ci racconta  una storia forte e intensa  a tratti persino scabrosa, ma sempre soffusa di profonda poesia, che si fa metafora dell’Italia di oggi. Tra  colpi di scena e ironia, scava nell’intimo dei protagonisti, mettendo a nudo i più segreti palpiti, le più sottili sfumature dell’animo.

 

La risposta di Imma Battaglia

Vi posto la risposta di Imma Battaglia che ringrazio per la risposta.
Cara Cristiana,
grazie per la tua lettera accorata e civilissima. Grazie anche per darmi l’occasione di spiegare il mio (nostro) punto di vista.

Innanzi tutto noto che sul tuo blog sponsorizzi la candidatura di Scalfarotto per il PD quindi mi pare di capire che in fondo non siamo poi così lontane, politicamente parlando.

Sull’appello a Napolitano io non lo condividevo nè come azione nè nei contenuti, e non perché erano troppo moderati, al limite il contrario e rivendico la mia libertà di non firmare anche quando firmano tutti.

Tutto il problema mi pare quindi si concentri intorno al personaggio di Rutelli e non sulla visione politica d’insieme. Se candidato a sindaco di Roma fosse stato qualcun altro, sempre del PD tutto questo bailamme non ci sarebbe mai stato.

Io mi rendo conto di quanto sia impopolare Rutelli nel movimento e della svolta “clericale” fatta dal secondo mandato da sindaco di Roma in poi. Io personalmente ho tenuto i rapporti istituzionali (spesso non proprio tranquilli) nei mesi precedenti al World Pride e quindi Rutelli l’ho conosciuto abbastanza bene avendo avuto modo di parlarci più volte.

La candidatura di Rutelli non l’ho scelta io, ho già scritto sul mio blog che avremmo preferito una candidatura nuova, avremmo visto benissimo Zingaretti candidato Sindaco di Roma oppure, finalmente, una donna, ci viene in mente la Melandri. Ma ora è su questa candidatura che bisogna fare i conti, non ci si può opporre, si può solo scegliere di sostenerla o meno.

Qui voglio fare una piccola riflessione, ma a voi non sembra che anche Veltroni dopo quasi otto anni di Sindaco di Roma si sia spostato al centro e si sia avvicinato alle posizioni della Chiesa? Non sarà che il problema va al di l’ha del comportamento del singolo, in questo caso Rutelli, ma che queste dinamiche “romane” andrebbero analizzate più a fondo per capire quali potrebbero essere strategie veramente utili per cambiare questo strano fenomeno che trasforma i sindaci della capitale?

Noi abbiamo cercato di fare un ragionamento pragmatico e non emotivo, che poco si basa su scelte di campo fatte in passato (anche se capiamo che hanno lasciato il segno). Quello che ci sembra è che invece la figura di Rutelli ha scatenato l’emotività in molte persone del movimento, non si riesce più a ragionare pacatamente ma è diventato un muro contro muro.

A questo proposito facciamo notare che molte persone glbt che vedono il diavolo in Rutelli (noi lo vediamo di più in Alemanno e nella sua destra in cui ci sarà FORZA NUOVA e affini) e che voteranno Grillini useranno il voto disgiunto. Grillini sindaco ma sostenendo un partito che appoggia Rutelli, a noi questa ci sembra un po’ una ipocrisia (la legge comunque lo permette e quindi comunque una scelta legittima). Inoltre al contrario di quello che pensano in molti crediamo che anche se Grillini dovesse ottenere un buon risultato non riuscirà comunque a spostare il baricentro della “laicità” nel consiglio comunale. Ricordiamo inoltre che sostengono Rutelli la Sinistra Arcobaleno e la Lista Bonino che non si può dire non siano laici. Su questo abbiamo opinioni diverse ma speriamo sia ancora lecito averne.

Il sindaco che verrà eletto sarà espressione della maggioranza che lo sostiene, i partiti e i rappresentanti politici a noi più vicini dovranno far da garante che le cose scritte sul programma (che a noi pare buono, a noi la creazione di una Casa delle Culture GLBT non sembra cosa da poco, l’idea di un “Buon Pastore GLBT” ci piace molto ed è un punto concreto a misura di quello che il sindaco di un comune può fare, vedi ad esempio la bellissima sede del Cassero di Bologna, un vero centro multifunzionale).

Il nostro ragionamento si basa anche sul fatto che stiamo parlando del Sindaco di Roma e non del Presidente del Consiglio, quindi concentriamoci su quello che un Sindaco può ed è tenuto a fare, ragioniamo su questo ruolo. In ogni caso la giunta ed i relativi assessori saranno espressione della maggioranza che sostiene il sindaco, mica governerà da solo.

Quindi veniamo a Grillini ed ai motivi della sua candidatura.
Il Partito Socialista ha usato la debolezza di Rutelli per attaccare il PD con cui non si era messo d’accordo, elettoralmente parlando. Il vero motivo di Grillini candidato sindaco è che il Partito Socialista si doveva vendicare della sua esclusione dalla lista che sostiene Rutelli.

Vi siete chiesti perché Grillini ha reso ufficiale la sua candidatura a Sindaco solo due settimane prima che si chiudessero le liste (tanto è vero che non è riuscito nemmeno a realizzare la tanto sbandierata lista civica che lo doveva sostenere)? Perché fino al giorno prima il suo partito stava trattando sul sostegno da dare a Rutelli. Non avendo ottenuto quello che volevano ed essendo rimasti fuori ora si vendicano e stanno usando il movimento glbt come arma per ottenere i loro scopi, che poco hanno a che fare con i diritti GLBT.

Qui diciamo anche che a noi dispiace molto che il PSI non si sia accordato con il PD perché è una realtà politica che apprezziamo molto, stimiamo molto Boselli e stimiamo molto Grillini.

Non capiamo poi la tua frase “chi non appoggia Franco Grillini, oggi, non ha cuore la comunità GLBT. E’ ancora fermo alla politica dei piccoli passi, non ha desiderio di unità”.
Sinceramente, in questo paese ed in questo momento storico la politica dei piccoli passi ci sembra l’unica sostenibile. A noi non va di metterci dietro le barricate, vorremmo rimboccarci le maniche a provare a migliorare, per quello che si può, la situazione romana ed il paese, ma in modo fattivo e non demagogico. Comunque ricorda che essere omosessuali non vuol dire agire solo seguendo il gregge!

La nostra analisi non si ferma ai diritti civili, le persone non votano solo pensando ai diritti civili, in questo momento in cui il paese è in ginocchio ed in cui l’economia mondiale traballa riteniamo sia importante sostenere una nuova foza (il PD) che  forse non sarà un campione di laicità ma che ci sembra l’unica in grado di cercare di far rialzare questo paese. Senza benessere sociale e tranquillità economica non si sviluppano i diritti civili, si accentuano solo i fossati e le barricate.

Il fatto che siano in pochi a pensarla come noi lo dici tu, il nostro direttivo composto da sei persone ha preso unanimemente questa scelta e ti assicuro che non ho plagiato nessuno, sono tutte persone che pensano col loro cervello. Recentemente abbaiamo fatto la nostra festa del tesseramento, c’erano più di 60 persone e non una ha avuto da ridire rispetto alla nostra linea politica.

Inoltre non ci sembra che il movimento romano si sia, concretamente, spezzato le ossa a sostegno di Grillini. A parte qualche banner e qualche comunicato cosa è stato fatto di concreto? In realtà la campagna di Grillini è stata molto “virtuale” (e questo secondo noi conferma che la sua candidatura è stata solo una mossa strumentale), noi abbiamo visto solo le mail di Grillini con i suoi comunicati, non ne ricordiamo una che ci invitasse ad un incontro con lui. Al Mieli, che sostiene Grillini, è andato Bertinotti ma nemmeno un incontro è stato fatto con Grillini (e sicuramente non perché il Mieli non abbia voluto), qualcuno di voi ha assistito ad un dibattito pubblico di Grillini a sostegno della sua candidatura? L’unica iniziativa tangibile pare sia stata quella dei profilattici, che abbiamo anche pubblicizzato sul nostro sito, ma anche li non era chiaro ne dove ne quando sarebbero stati distribuiti.

Noi sinceramente vediamo molta ipocrisia, soprattutto a Roma, in questa candidatura e nel sostegno “senza se e senza ma” verso Grillini, ma saremo sicuramente noi quelli in errore.

Ciao e grazie ancora
Imma Battaglia