La città dove si vive più a lungo.

E’ New York, dove i gay si sposano, fattore che considero indicativo dell’alto livello di qualità della vita di una città.

Ecco, dati alla mano…dedicato a Giuliano Amato che quando era presidente del Consiglio disse che i matrimoni gay creano problemi di ordine pubblico e Massimo D’Alema secondo il quale offenderebbero i sentimenti religiosi degli italiani.

Ciao, và.

Trenitalia e l’apartheid.

Non sono d’accordo con Giovanni Fontana che dice cose giuste sui servizi di Trenitalia e su come si comporta, cosa vuole e cosa mangia chi è davvero povero e prende il treno, ma arriva a conclusioni sbagliate. Che siccome uno che è povero e viaggia in treno al ristorante non ci va, allora va benissimo interdire il passaggio.

Non sono d’accordo perché non puoi vietarmi di passarci.

Non puoi vietare ad un barbone di affacciarci sulla Quinta strada e alitare sul vetro della Apple. Non puoi. E’ la democrazia. Altrimenti arriviamo anche a dire che avevano ragione in Sudafrica o negli USA a tenere tutto separato. No?

p.s. mi preoccuperei di non far salire il bibitaro abusivo sulla tratta Roma-Napoli. Di tenere puliti i cessi (non potrei nemmeno chiamarli bagni). Di assumere manager seri e meno nominati. Di liberalizzare le linee  che forse un po’ di concorrenza non guasterebbe (NON la rete se non sapete la differenza andate a studiare!).

 

Solidarietà ad Emanuele Toscano su Casa Pound e un paio di ipocrisie collettive.

Emanuele è un sociologo e sostiene le cose di cui si convince, da studioso. Per questa intervista si sta beccando minacce. Voglio esprimergli la mia solidarietà.

Casa Pound è un fenomeno che va compreso con meno superficialità ideologica e con più impegno intelligente. Non mi stanco di dirlo, non mi vergogno di dirlo. Come ho detto quando ho chiesto l’abolizione del 5×1000 a Casa Pound non è chiudendo Casa Pound che si esercita il proprio antifascismo o si contrastano le loro idee.

E faccio una provocazione. Se e’ vero che Casa Pound prende soldi non direttamente dal comune, ma dalla Destra di Storace che come tutti i partiti può contribuire con i propri fondi ad associazioni romane dovremmo porci un problema. Lo ha fatto notare Riccardo Pacifici, presidente della Comunità Ebraica, in una recente intervista a Radio Popolare.

Come mai i partiti di centro sinistra non fanno una battaglia per abolire le modalità di distribuzione di quei fondi? Perché così tutti possono continuare a foraggiare senza metodo e criterio le proprie associazioni di riferimento? Possiamo dirlo questo? Non sarebbe più opportuno stabilire criteri trasparenti e condivisi per la destinazione di questi fondi?

Molto provocatoriamente, in questo modo siamo tutti responsabili dei soldi (stra-pubblici) che becca (se li becca, sul web non si trova nulla) Casa Pound come di quelli che beccano tutte le altre associazioni.

Anche queste cose da mettere in agenda per Roma 2013. Sempre se abbiamo il coraggio di farlo.

Riflessioni sulla maturita’ della democrazia.

la tragedia del genere umano e’ che la forma più democratica ad oggi raggiunta e’ quella dove una o più minoranze organizzate governano la maggioranza disorganizzata.

Il mistero della liberta’ individuale risiede nell’organizzazione collettiva e consapevole.

Poco impegno da parte di tutti e non molto impegno di pochi e disimpegno di molti.

La redistribuzione dell’impegno come soluzione al male del tempo.

Aprire una Sala Giochi a Roma e a Ferrara.

In questi giorni di discussione sul Cinema Palazzo, è opportuno capire come sia possibile che a San Lorenzo sia stata autorizzata una Sala Giochi.

Ad autorizzare è il sindaco stando alla normativa che recita: “…la licenza, ai sensi dell’art, 19 del D.P.R. 24 Luglio 1977, n° 616 che ha attribuito ai Comuni le funzioni in materia di polizia amministrativa, viene rilasciata dal Sindaco…”

Se cercate sul web scoprite che per aprire una Sala Giochi a Roma basta compilare un modulo in PDF e poi il sindaco vi autorizza. Chiaramente locale e gestore devono essere a norma sulla carta. Fedina penale pulita e qualche criterio legato alle norme del locale valide per qualsiasi locale.

Non si trova (se c’è segnalatemelo) un regolamento legato all’urbanistica dei quartieri, alla distanza, all’opportunità di tali aperture.

Però si scopre che tantissimi comuni in Italia hanno scritto un regolamento per esempio per determinare le distanze tra una sala giochi e l’altra. Ferrara per esempio chiede una distanza di 700 metri in centro e di 1,5 km nel resto della città. E che in tutta Italia la risposta al fenomeno, richiesta da tutti è: regolamentare. Certo…farlo significa mettere un freno fortissimo a queste attività il più delle volte coperture della criminalità organizzata, quindi la politica deve dimostrare molto coraggio e molta libertà.

A Roma per esempio Sandro Medici, minisindaco del X municipio ha più colte denunciato l’invasione delle sale giochi a Cinecittà.

Sarebbe opportuno se non è già stato fatto che il gruppo consiliare PD e il centro sinistra tutto, intervenga proponendo che la città si doti di una normativa nella gestione delle licenze. Dico tutto il centro sinistra, con una grande mobilitazione popolare, non le solite mozioni del singolo consigliere che servono solo a farsi belli e non servono a nulla.

Il Cinema Palazzo: un simbolo per la rinascita di Roma

I cinema chiudono. I teatri anche. Tante librerie pure. Non tirano più, almeno non sempre. Bisogna che chi li gestisce si inventi delle cose, ne abbia voglia.

I luoghi dove si produce cultura e dove di questa si può fruire sono beni pubblici e le amministrazioni devono essere presenti non solo in punto di morte accanto a queste attività, ma sempre, anche durante la vita e la sopravvivenza.

Sono luoghi illuminati, presidi urbani, pance in cui ci si nutre, in cui ci si può nutrire.

Immagino un’amministrazione comunale che contribuisce al loro pulsare, non necessariamente con dei soldi, ma con strumenti e servizi e risorse umane. Non tutte le cose che può fare un’amministrazione devono per forza essere un costo.

C’è chi dice che se un cinema chiude è perché non ci va nessuno. E’ un’attività privata e quindi in un mercato libero è giusto che chiunque possa rilevarla e quindi farne ciò che vuole. Potrebbe sembrare giusto a prima vista, ragionare in questo modo.

Ma farlo significa dimenticare che si è scavato un fosso tra quelle attività e la città. Che si concedono licenze senza alcun criterio per attività che uccidono in quartieri. Che una città non è un agglomerato di attività commerciali, non solo, ma è un collettivo che respira, vive, legge, fa l’amore, si nutre di altro che non è cibo, magari non sa nemmeno di poterlo fare e insegnarlo migliora l’aria. Perché a Roma non c’è solo l’inquinamento chimico delle emissioni delle marmitte, c’è un aria sporca che si respira da una pessima urbanizzazione, dall’abbandono.

Una guida, manca una guida. Qualcuno che guardi Roma con amore, sulla mappa, l’accarezzi e ne curi la crescita, ne contenga la decrescita, coltivi alberi per l’aria e librerie per gli occhi, pulisca le strade dall’immondizia e conceda licenze con criterio, pensando prima alla comunità e poi ai soldi che girano.

Dice che il mio segretario del PD Roma Marco Miccoli si è preso una denuncia perché ovviamente per legge quell’occupazione è illegale. Io sono per la legalità e anche Marco.

Vi dico una cosa…quella del cinema Palazzo occupato è una battaglia per la legalità. E aggiungo che dobbiamo trovare una soluzione per diminuire drasticamente il numero delle sale giochi. So bene che sono una fonte di reddito statale.

E vi dico che non me ne frega niente e che uno Stato che fa soldi, magari facendoli fare anche  e spesso alla criminalità organizzata, è uno Stato che produce povertà e si accolla il costo futuro in termini di sicurezza e di stabilità sociale.

Quello che dobbiamo fare adesso è verificare se è possibile che nel quartiere San Lorenzo, già martoriato dallo spaccio e dalle risse notturne, possa nascere un Casinò.

Non sarebbe opportuno considerarlo inopportuno? Non sarebbe opportuno percorrere la strada fino alla radice? Una città diversa si fonda anche su un lavoro fatto a monte e non a valle. Fatto da partiti sani, di gente sana che prendono decisioni sane. Pianificare, mappa alla mano. Un piano regolatore senza cemento, fatto cose che respirano e fanno respirare. Sogno una città fatta così.

Altrimenti taciamone.

“Dov’eravamo, e dove siamo, tutti? La questione va oltre il calcio, la politica e l’università. L’impressione è che l’indignazione italiana non sia civile, ma tribale. Scatta se sbaglia uno dell’altra tribù. Altrimenti, parliamone. Anzi: taciamone.”

Dice Severgnini. 

Eh. Vorrei chiedergli piuttosto ed anche quanto i giornalisti danno credito a chi racconta certe cose “prima” che diventino notizie.

Noi non possiamo dirci.

Noi non possiamo dirci a n t i f a s c i s t i

Se non conosciamo il fascista che è in noi.

Se pensiamo che il fascismo sia solo un’etichetta con cui autodefinirsi e non anche un modo di agire che si ritrova anche in luoghi che si definiscono democratici ed antifascisti.

Se non varchiamo le soglie fisiche proibite e limitiamo l’uso del pensiero in una forma di dittatura interiore.

Noi non possiamo dirci a n t i r a z z i s t i

Se diamo con leggerezza voce agli omofobi.

Se non sappiamo cosa è l’omofobia fino in fondo fino a vedere due uomini che crescono un figlio

Se le nostre lingue mischiate sovrapposte non divengono baci e poesia.

Noi non possiamo dirci  contro la m a f i a

Se ci troviamo sempre a sedere con il potere anche dopo un lungo fittizio peregrinare

Se facciamo finta di non sapere

Se facciamo finta di non vedere

Se facciamo finta di essere contrari ed invece agiamo in funzione

Se con una mano commemoriamo i morti e con l’altra votiamo chi appartiene a quel sistema

Noi non possiamo dirci  d e m o c r a t i c i

Se non prendiamo posto senza indicazioni

Se non scegliamo senza prima consultarci

Se pensiamo a ciò che è utile non a ciò che è giusto

Se non sappiamo cosa accade davvero intorno a noi, alle persone che appoggiamo

Se non ci informiamo

Se non studiamo

Se non scegliamo

Se scendiamo a compromessi

Se ci imboschiamo

Se pensiamo prima a chi vince e poi a chi ha ragione.

Noi non possiamo dirci u m a n i

Se almeno una volta

non abbiamo perso

non abbiamo sbagliato

non ci siamo arresi

non abbiamo capito

non abbiamo fatto almeno una, almeno una volta, una cosa che noi stessi avremmo criticato.

Noi non possiamo dirci. La nostra esistenza passa per gli atti che compiamo. Non per le parole. Altrimenti non possiamo dirci.

Dedicato ad Ilda Curti.

Che compare nella lista neonazista di chi aiuta gli immigrati.

Il mio parrucchiere parla cinese. Il mio fruttivendolo parla arabo. Il mio dentista è mezzo persiano e ci tiene a dirlo. Qualche mio antenato era arabo, forse ebreo, con un misto di sangue ungherese e bavarese. A tutti voi che non vedete la ricchezza del sangue che si mischia, delle lingue che si intrecciano in baci e poesie, non possiamo che guardare con immensa pena.

E’ per te, Ilda.

Il don Abbondio secondo Sciascia.

A volte mi dimentico, che controcorrente rispetto a tutta la critica , Sciascia diceva:

«don Abbondio è forte, è il più forte di tutti, è colui che effettualmente vince, è colui per il quale veramente il “lieto fine” del romanzo è un “lieto fine”. Il suo sistema è un sistema di servitù volontaria: non semplicemente accettato, ma scelto e perseguito da una posizione di forza, da una posizione di indipendenza, qual era quella di un prete nella Lombardia spagnola del secolo XVII. Un sistema perfetto, tetragono, inattaccabile. Tutto vi si spezza contro. L’uomo del Guicciardini, l’uomo del “particulare” contro cui tuonò il De Sanctis, perviene con don Abbondio alla sua miserevole ma duratura apoteosi. Ed è dietro questa sua apoteosi, in funzione della sua apoteosi, che Manzoni delinea – accorato, ansioso, ammonitore – un disperato ritratto delle cose d’Italia: l’Italia delle grida, l’Italia dei padri provinciali e dei conte-zio, l’Italia dei Ferrer italiani dal doppio linguaggio, l’Italia della mafia, degli azzeccagarbugli, degli sbirri che portan rispetto ai prepotenti, delle coscienze che facilmente si acquietano… »