Sulla Mafia (e molto altro ancora) non possiamo mischiarci.

Era di certo un intento etico ed istituzionale portare tutte le istituzioni del Lazio alla manifestazione promossa da Nicola Zingaretti contro le mafie, nel giorno dell’anniversario della strage di via D’Amelio che ha visto morire Paolo Borsellino e la sua scorta.
E’ chiaro che contro le mafie e’ doverosa l’unita’ di intenti.

Ma come mi gridano gli amici palermitani, e’ ormai necessario stanare la politica nei fatti e questo vale per le mafie come per ogni altra cosa. E’ finita l’era delle corone dei fiori, delle iniziative in cui commuoversi ricordando i morti. Oggi il Paese chiede giustizia nei fatti.

Polverini ed Alemanno stanno diventando i campioni del nulla su tutti i temi: si fanno foto con i gay nei luoghi di aggregazione per apparire gayfriendly tranne non appoggiare alcuna battaglia della comunita’ omosessuale e transessuale. Non possiamo più offrirgli sponde.

Sfilano alle fiaccolate contro le mafie con noi e il Lazio (ricordo che fuori da Roma il PDL e la lista Polverini fanno man bassa) nel frattempo e’ divenuta regione meridionalizzata.

Si plaude a Don Ciotti di Libera che aderisce e nessuno ha voluto candidare Turri (presidente di Libera nel Lazio) a Latina, come sindaco.

Non possiamo mischiare. Non possiamo mischiare nel PD figuriamoci tra noi e loro.

Abbiamo dimenticato Fondi? O pezzi di agropontino in mano alla camorra? I cadaveri di animali sulla strada al passaggio di Saviano? La cronaca di ogni giorno? La politica si assolve con una fiaccolata in un anniversario?

Non possiamo. Siamo tutti coinvolti. Ha ragione Fini (a parole, almeno) che oggi a Palermo ha detto: “I partiti devono fare pulizia al loro interno…” Questo è l’unico impegno che ci aspettiamo dagli esponenti politici. Tutti.

A Nicola Zingaretti (ultimamente offeso dal PDL con manifesti in perfetto stile mafioso che lo rappresentano di spalle) chiedo di non coinvolgerli più in iniziative di questo tipo, piuttosto non facciamole e agiamo, segniamo la nostra differenza nei fatti. Di non mischiarsi più a quelli che ormai sono avversari del buon governo di Roma e del Lazio.

Cominciamo a segnare le nostre differenze. Discriminiamo la nostra levatura anche, finalmente, rompendo con la parte marcia del centro sinistra e del nostro partito con la quale mai vorremo governare Roma.

Va segnata una distanza. Subito.

E non possiamo offrire né sponde né palchi.

…se la politica (vedere alla voce partito) diventa l’oppio dei Popoli

Quello che la politica ha sbagliato nel novecento e’ sostituirsi alle religioni. Quello che ci aspetta in questo nuovo millennio e’ una relazione intima con il dubbio e la sfiducia e il controllo, insomma un approccio più razionale che deve portare la politica ad essere più breve negli individui (meno tempo e quindi meno legame fideistico con sottoposti ed elettori interessati) e più lunga nelle idee, più umile, più onesta, più trasparente.

Chi non comprende questo e’ fuori dalla storia del futuro.

Conservo la speranza che un giorno il PD si liberi dalla fedelta’ e diventi cio’ che il suo Statuto prevede. Partito di molti. Luogo organizzato dove regole rispettate consentono maggior forza alle idee e dove gli eletti sono al servizio del partito e non il contrario.

Dove non si cammellano i luoghi di decisione. Dove non vi siano legami fondati da altro che non siano le idee. Per fare questo bisogna togliere “materiale” alla politica come le nomine negli enti, come i soldi agli eletti da gestire autonomamente. E’ necessario un controllo dei costi. E’ necessario vietare “troppo tempo in politica”. E’ necessario cambiare tutto.

E’ necessario organizzare l’ingenuita’.

19 luglio 1992 – 19 luglio 2011 (in morte di un magistrato e la sua scorta)

Ne ho parlato spesso, ero a Palermo quel giorno. Ho visto via D’Amelio come Beirut, ho sentito Caponetto dire che si arrendeva. Ho visto sgretolarsi le facce dei ragazzi di ventanni sotto il sole caldo e secco della Sicilia ferita a morte.

Poi più niente, ricordate? La Mafia ha ucciso chi sapeva tutto, chi poteva annientare il sistema con la complicità di altri poteri. Il potere politico per prima. Poi più niente.

Niente più morti che non fossero di guerra interna.

Niente più bombe.

Eppure la Mafia oggi è più forte ancora. Si è trasformata, mimetizzata. E’ persino divenuta modo di comportarsi collettivo. E’ un virus.

Oggi ricordo questa frase: ‎”Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri.” Paolo Borsellino.

E dico:  la politica ricordi di essere il primo luogo fertile delle mafie. I partiti facciano piazza pulita del marcio. Tutti sanno tutto. Tutti sanno chi paga per avere voti. Tutti sanno chi è votato perché poi si comporterà in un certo modo o lascerà fare.

La politica abbia il coraggio di trasformare parole e fiaccolate in fatti visibili.