Verso Nord

Prima di partire verso Nord volevo postarvi un pezzetto di #2, ma è difficile scegliere un pezzo che vi dica qualcosa, ma non vi racconti nulla. Alla fine vi regalo un pezzo dove si parla di un luogo, uno dei luoghi più importanti della mia vita, forse il più importante. Da piccola significava “tornare” a casa, significava “incoscienza”, una notte ha significato “fuga” da un amore impossibile (era il 1998) e un pomeriggio (era il 1992) in cui il mare era agitato e grigio scuro capire che “era” amore. Capire chi ero.

                   […] La spiaggia si chiamava la Quiete. Non si poteva dire che fosse il contrario. E lì Aurora aveva passato la propria infanzia.  

Volevo dirti ti amo qui. Dove la mia pelle è stata scura e i miei capelli biondi di sole. Dove ho costruito castelli di sabbia e acceso vulcani, anch’essi di sabbia, con la carta dei gelati della Motta.

Dove facevo la doccia dolce per sciacquare il sale, la sabbia bagnata, viscida sotto i piedi che prendeva la forma dell’acqua, verso lo scolo. Mia madre giovane che mi avvolgeva nell’asciugamano.

Volevo dirti ti amo dove sono stata incosciente. Trasportarti in un passato ancora più lontano, per averti da più tempo.

 

“Alex, tesoro?”

La voce di donna era composta, come un muretto a freddo della Sicilia Orientale, infondeva la stessa percezione di solidità priva di artifizio. Solo pietre accostate con sapienza di secoli. Mancavano solo le ginestre a quella voce. Per coprirla dove avrebbe tentennato. Sarebbe successo anche lei. Ma non ora. Martina.

 

“Non ti ho visto più. Non hai freddo?” Martina le si sedette accanto, la coscia contro. Un contatto intimo, materno. Come era lei. La sabbia era umida e gelida anche attraverso il telo che Alessandra aveva steso.

“No, il vino rosso sta facendo la sua parte. Ho ancora un po’ di autonomia. I bambini?”

“Dormono. Anche Caterina. Erano stravolti.”  […]