Opposizione.

Devo ammettere che la parola che fa da titolo a questo post è stata la parola che più di ogni altra mi ha allontanato dalla sinistra radicale in questi anni, sostituita dal cosiddetto atteggiamento di governo che, in questi ultimi 10 anni, buona parte del Paese chiedeva e ha chiesto al centro-sinistra.

L’atteggiamento di governo doveva finalmente essere componente del nostro agire politico, palesarsi attraverso lo spirito critico che discerne, e quindi sceglie, sulla base di parametri oggettivi e non delle paure ataviche, componenti sempre più emotive di questo momento storico italiano.

La paura del diverso, della distruzione della famiglia, del rumeno, del Rom, di una pala eolica, di una centrale a carbone a letto fluido, di una TAV che ci colleghi all’Europa, insomma la paura di un intero popolo reduce da 60 anni di democrazia ingorda, volubile e capricciosa, come solo i giovani sanno essere.

Ma la democrazia è alternanza, e con un risultato come quello riportato dal centro-destra, non si può dimenticare di essere l’OPPOSIZIONE  e bisogna OPPORSI con forza, persino con rabbia ad alcuni provvedimenti. Va benissimo ricomporre i contrasti, va benissimo votare a favore per provvedimenti che si condividono, questo è certamente segno di maturità democratica e di rispetto nei confronti del Paese. Ma ci sono alcune cose che NON sono tollerabili. Non è nemmeno tollerabile il tono sommesso con cui a volte ci OPPONIAMO.  Quando il governo Prodi varò la finanziaria, l’OPPOSIZIONE in tutte le sedi e con tutte le sue voci fece credere agli italiani che fosse ben peggiore di quello che era, oscurandone i provvedimenti positivi. Fu un OPPOSIZIONE mediatica che ha portato i suoi frutti, fondata sulla paura e sul mettere in contrasto parti del Paese. Una potentissima campagna elettorale messa in campo fin dal giorno dopo della vittoria di Prodi. E proprio perchè abbiamo 5 anni davanti e il loro governo è certamente stabile e finirà la legislatura, non dobbiamo perdere occasione per evidenziare le differenze, non dobbiamo avere paura di essere diversi, dobbiamo essere orgogliosi di essere diversi.

Abbiamo bisogno di un Pd Pride.

Il PD ha il dovere di comporre la propria politica in modo definitivo e netto, non può essere un partito a due voci (se non sono di più). Deve essere un megafono di democrazia che sollevi lo scandalo della questione intercettazioni. Che porti la gente in piazza contro la sospensione dei processi. Che ristabilisca il senso della misura relativamente alla questione “sicurezza” (vedere Bowling a Columbine di Michael Moore, mi sembra di rivivere tutto in salsa nostrana). Che ricucia il rapporto con una parte di Paese rimasta fuori dal Parlamento (prima che sia troppo tardi). Che tra immigrazione senza controllo e misure degne di uno stato di polizia sappia interpretare una terza via sostenibile.

Per questo servono voci autorevoli e credibili e in assonanza tra loro. Serve la squadra, non un’orda di bravi spin-doctor che corrono dietro alla palla, la metafora calcistica aiuta: con una squadra di scarsi vincemmo il mondiale, con un agglomerato di talenti ce ne stiamo tornando a casa al primo turno.

Intanto l’11-12-13 luglio noi Mille ci incontriamo a Roma a riprendere le fila di noi stessi e cominciare a pensare di prendere anche le fila di questo benedetto partito, non certo prima che le prenda qualcun altro, bensì prima che i fili vadano persi. Sarà una 3 giorni di dibattito politico vero, un’esperienza rara a cui vi consiglio di assistere ed alla quale vi esorto a partecipare. Vi anticipo che il 12 luglio ci sarà un sottogruppo dedicato alla Diversity che io ed Ivan Scalfarotto stiamo organizzando con ospiti di tutto riguardo, dalla bioetica Chiara Lalli (il cui blog consiglio sia dal punto di vista medico-scientifico che di quello politico e fotografico) ad esponenti del movimento GLBT, anche per parlare di un argomento che mi sta molto a cuore: l’unità del movimento GLBT come motore politico della nostra battaglia. Il mio sogno è ospitare un dibattito in campo neutro che possa essere un primo mattone in questo senso.