Giovedì 31 maggio ore 21 alla Festa di SeL a Caracalla

Domani sera alle 21 alle Terme di Caracalla sono alla Festa di SeL.

FESTA DI SEL ROMA A CARACALLA
Giovedì 31 maggio ore 21
Forum Queer di Sel presenta
“E’ Obama che ce li chiede! Matrimonio gay e norme contro le discriminazioni.”
Con Cristiana Alicata -Pd
Monica Cerutti- Coordinamento nazionale Sel
Rossana Praitano- “Mario Mieli”
Sergio Rovasio- Ass.radicale “Certi Diritti”
Conduce Saverio Aversa
Sono state invitate le altre realtà e associazioni.

Vi aspetto.

La democrazia iperdiretta ovvero la dittatura.

La democrazia iperdiretta che declama Grillo e’ la strada con cui sono iniziate le peggiori dittature, nate sul non ricambio di democrazia rappresentative.

Se i partiti NON cambiano saranno i primi responsabili dell’ennesimo ventennio. Sia chiaro. La colpa non è di Grillo, ma di chi si ostina a non vedere.

Benito Mussolini in un’epoca simile a questa, maestro di scuola, bestemmiava Dio e faceva il giornalista in un Paese per più della metà analfabeta. Il 28 gennaio del  1924, Mussolini lancia il #LISTONE aperto a chiunque voglia collaborare con il fascio “al di fuori, al di sopra, e contro i partiti”.

Insomma niente di nuovo sotto il sole.

Tenetelo a mente: i partiti sono i più grandi responsabili dell’epoca che verrà.

Grillo è oggi un blogger come una volta Mussolini era un reduce di guerra, ex maestro di scuola. Lui fa il su0 mestiere insieme al suo Guru di Casaleggio: si infila nella voragine.

Banalmente: la democrazia iperdiretta è quella cosa che avviene sulla foga emotiva, che sceglie tra Barabba e Gesù, che plaude alla cosa più semplice. Una democrazia sana ed adulta è una democrazia che sceglie dei rappresentanti, li delega e poi li giudica per il loro operato e, nel caso, li manda a casa. Il problema dell’oggi è una democrazia infantile ed oligarchica che non è nè diretta nè adulta, ma che vede se stessa nelle mani di pochi e sempre degli stessi. Come accadeva ai tempi di Giolitti al tempo in cui Mussolini era il nuovo. Come lo era al tempo del CAF + PCI/PDS quando Berlusconi e Bossi erano il nuovo. Insomma, Grillo è il Gattopardo italico che torna e ritorna per cambiare tutto e non cambiare nulla.

Attenzione, ci tengo a dirlo. Grillo. Non chi – cacciato a pedate dal sistema partitico italiano – ha trovato cittadinanza solo nel Movimento 5 Stelle. Confondere Grillo e Casaleggio con le persone incazzate coi partiti sarebbe come dire che Mussolini non andava confuso con chi, allora, era incazzato con un sistema Italia burocratico, clientelare e corrotto. Tutto vero. Peccato che il fascismo, come il berlusconismo, come il bossismo sono diventati – poi- parte integrante e peggiore dello stesso sistema che erano nati per distruggere.

Vi prego: studiate la storia. Oggi la strada giusta è abbattere il dalemismo (metafora del tempo post-berlusconiano), senza cascare nel grillismo.

p.s. A me dei sondaggi non me ne frega niente. Un tempo anche Berlusconi ha avuto consenso diffuso. Anche Mussolini. Non starei dalla parte di Grillo nemmeno se avesse il 50 +1 dei consensi. Come non sto dalla parte di D’Alema. Cerco una via diversa tra una democrazia malata con le piaghe da decubito ed una democrazia diretta che tende alla dittatura. Desidero ed esigo una democrazia normale, basata sulla rappresentatività, sulla delega e sul giudizio dell’operato di chi serve lo Stato e sulla sua breve permanenza nei luoghi di governo in modo da non incancrenire le relazioni tra cittadini e stato. Punto.

Altre vie sono solo forme dittatoriali con sfumature diverse.

Pride nazionale di Bologna senza carri e con molte iniziative di sostegno alle zone terremotate.

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Il comunicato del Comitato Bologna Pride su come sara’ il Pride nazionale del 9 giugno. Credo sia una buona interpretazione di quanto chiesto a gran voce da tutti noi: dare una forma diversa al Pride di questo anno. Brava Bologna.

LE INIZIATIVE DEL BOLOGNA PRIDE A SOSTEGNO DEI TERRITORI COLPITI DAL SISMA:IL 9 GIUGNO CORTEO SENZA CARRI E BANCHETTI DI AGROALIMENTARE IN PIAZZA MAGGIORE

In queste ore di apprensione per il sisma che ha colpito l’Emilia, si è aperta una riflessione sul Pride nazionale che il capoluogo emiliano si appresta ad accogliere il prossimo 9 giugno. Facendo tesoro delle tantissime proposte giunte in queste ore, il Comitato Pride ha deciso di esplorare la possibilità di portare in piazza tra 10 giorni a Bologna non solo le rivendicazioni della comunità lgbt ma anche una grande macchina di solidarietà, un esercizio di Resistenza che renda onore alla tradizione e alla tempra degli emiliani, un gesto di civiltà esemplare da parte di chi proprio per la civiltà scende ogni anno in piazza.

Il prossimo 9 giugno a Bologna, quindi, il Pride ci sarà: perchè il Pride è innanzitutto la denuncia di un vuoto nei diritti e di conseguenza nelle vite delle persone gay, lesbiche e trans del nostro Paese. Questo vuoto non si sospende, non conosce tregua, e miete vittime nel silenzio. Ma soprattutto la denuncia di questo vuoto e le rivendicazioni che da anni la comunità lgbt sostiene non hanno nulla di offensivo né di incompatibile con il tragico momento che l’Emilia sta attraversando.

Ma il Pride si rappresenta come una festa e non è di certo festoso l’animo di un Paese in lutto: per questo il Comitato Pride ha deciso di mutare i connotati di questa festa privilegiando il senso dello stare insieme e proponendo un modello concreto di cittadinanza attiva: pertando il corteo del 9 giugno non avrà carri addobbati né impianti amplificati per la diffusione della musica, accogliendo l’iniziativa spontanea di alcune realtà associative che da subito hanno chiesto di devolvere quelle risorse ai territori colpiti dal sisma e invitando tutte le altre a fare altrettanto. Lo stesso Bologna Pride destinerà i fondi del carro di apertura alle popolazioni colpite dal sisma. Non sarà comunque un corteo silenzioso: alcune bande cittadine, guidate dalle bande musicali che offriranno ai manifestanti le musiche della tradizione emiliana, che il 9 giugno più che mai racconteranno la storia di comunità che non si arrendono.

Durante tutta la manifestazione alcune associazioni del circuito Arci delle cittadine colpite dal terremoto gestiranno direttamente una raccolta fondi. Inoltre, in piazza Maggiore, punto d’arrivo della manifestazione, sarà allestito un piccolo mercato agroalimentare che metterà in vendita i prodotti delle aziende danneggiate dall’evento tellurico.

Infine. la festa di finanziamento al parco Nord con cui si conclude il programma del Pride devolverà una parte dell’utile alle popolazioni terremotate.

Per tutte le donazioni in denaro il Comitato Pride indica il conto corrente nazionale attivato da Arci :

c/c

145350Iban: IT 39 V 05018 03200

000000145350intestazione: ASSOCIAZIONE ARCI

causale: EMERGENZA TERREMOTO IN NORD ITALIA

Via dei Monti di Pietralata, n.16

00157 Roma

Queste iniziative sono state messe in campo previo confronto con le istituzioni, prima fra tutte l’amministrazione comunale, che ringraziamo per il sostegno e la fiducia. Ulteriori dettagli saranno forniti nella

conferenza stampa che sarà convocata per il 5 giugno a palazzo d’Accursio.

Quei maledetti capannoni.

Dopo i primi 4 operai morti, dopo la prima scossa, avevo fatto un’umile riflessione su FB: tutti i capannoni andavano controllati e messi in sicurezza sapendo come vengono costruiti. Spesso sono edifici venuti su sopra terreni agricoli, magari durante i condoni, spesso per occupare “volume” edilizio senza spendere troppo.

Perche’ non sono stati dichiarati inagibili?

I morti sono quasi tutti li’ sotto, compreso un ingegnere che stava facendo controlli di stabilita’ in palesi condizioni di NON sicurezza visto che dentro si lavorava e molti operai sono stati richiamati in fabbrica malgrado lo sciame sismico.

Ora non e’ momento della polemica, ma questi maledetti capannoni che infestano ogni statale, ogni provinciale con dentro fabricchette smontabili, fredde d’inverno e calde d’estate, dove i lavoratori lavorano in condizioni penose, vanno controllati.

E non nelle zone terremotate, bensi’ ovunque. Basta guardare le dimensioni dei pannelli di copertura crollati. Ma proprio questo Paese non impara mai.

Pride Nazionale a Bologna stia vicino ai terremotati.

Sono certa che il Comitato Bologna Pride ci sta pensando, ma è assolutamente importante che come comunità facciamo sentire ai terremotati tutta la nostra vicinanza. Fare un Pride, con carri in festa il 9 giugno, cioè tra meno di due settimane rischia di essere un’idiozia sovrumana.

Non ho un’idea particolare. Me ne vengono in mente alcune…annullare, sfilare senza carri e raccogliere fondi durante la parata, donare parte del ricavato di ogni festa gay della stagione dei Pride.

Di certo non basteranno parole simboliche: dobbiamo, secondo me, stravolgere il programma sia nella sostanza che nella forma.

Credo sia importante anche per il rapporto complesso che abbiamo con il Paese, può dimostrare che ne facciamo parte a pieno titolo (sembra una stupidaggine da dire, ma di certo sarebbe una grande prova che arriverebbe davvero a tutti anche a quelli che oggi non sanno ancora che non abbiamo le antenne verdi).

E sarebbe anche una bella prova di coraggio, quella che magari sul 2 giugno qualcuno non è riuscito ad avere, anche se penso che molti dei soldi del 2 giugno siano stati, ormai, già spesi.

L’unica vera novità in politica…

…sarebbe la notizia che la dirigenza PD fa un passo indietro e manda avanti compattamente una nuova classe dirigente, che esiste.

Non è una novità Montezemolo che – con tutto l’affetto per gli amici che ci lavorano prima adeguatamente snobbati dal PD vedi Irene Tinagli eMarco Simoni, tanto per citarne due importanti – è stato parte integrante del sistema che ci ha condotto fin qui.

Non lo è Grillo che incarna quella rabbia ciclica contro i partiti che esiste da quando in Italia esistono i partiti, giudizio che non condanna i militanti del M5S, ma che li esorta a liberarsi di lui come ho più volte scritto.

Non lo saranno Bossi, Di Pietro e Berlusconi che lo sono stati, novità, e ora sono vecchi come il cucco e parte integrante del sistema che volevano distruggere.

La novità, lo chiarisco, sarebbe il passo indietro, non la nuova generazione.

Nel senso che qui non sto dicendo lasciate spazio a quelli dopo, perché loro governeranno meglio (anche se lo penso), ma sto dicendo lasciate perche’ altrimenti perdiamo o rischiamo di perdere, anche se oggi siete convinti di vincere e non vi siete accorti che avete bombardato macerie, quindi vinto contro nessuno. E se arriva qualcuno? E se invece di correre il rischio che arrivi qualcuno, quel qualcuno lo facciamo arrivare a noi togliendo possibilità agli altri di fare il colpo dell’ultimo minuto e spiazzarci come nel 1994?

Lasciare oggi, tutti insieme in un unico gesto (immaginate una bella conferenza stampa collettiva), sarebbe letto come un’ammissione di inadeguatezza e salverebbe generosamente l’idea che abbiamo di democrazia, fondata sui partiti (sani) e non sul populismo ciclico come gli ultimi 100 anni sembrano raccontarci dell’Italia e della sua democrazia infantile.

Continuo a pensare che se ogni 40 anni si alza uno a prendere a manganellate i partiti e’ perché da Giolitti a D’Alema i partiti si rinnovano solo a cannonate. 

Insomma dopo una conferenza stampa a 12 mesi dal voto in cui D’Alema, Veltroni, Finocchiaro, Bindi, Fioroni, Letta e tutta la bella compagnia ammettono gli errori e lasciano il testimone ad altri, proprio lì, davanti ai giornalisti, chi potrebbe offuscare questo atto? Quale uomo nuovo? Quale salvatore della Patria? Nessuno.

In queste ore i giovani del PDL provano a formattare il loro partito – capitanati da Andrea Di Sorte (mai sentito prima di ieri sera) – dopo la catastrofe. Scontata questa balcanizzazione (qualcuno definisce il PDL una Jugoslavia politica del dopo Tito non a caso) che segue il crollo di Berlusconi e quello elettorale che forse un pochino si parlano. Ma il PDL per 20 anni e’ stato solo Berlusconi. Non altro.

Dentro il PD lo sanno tutti che c’e’ una dirigenza diffusa, che ha ben amministrato le città, che da anni si parla, discute, insomma il PD esiste (nel bene e nel male).

Vogliamo aspettare di fare la fine del PDL o vogliamo salvare la nostra idea di democrazia, che solo se la esercitiamo dentro il partito puo’ crescere nel Paese?

Non voglio salvare il PD, a me del PD non me ne frega nulla. I partiti servono a fare bene per il Paese, se servono a fare bene a se stessi ha ragione Grillo e torniamo da capo a dodici. 

Una cosa e’ certa. Da qui ad un anno i pochi che non sono in coda per una poltrona per cooptazione (da cui la tipica tendenza a non disturbare il manovratore baffuto di molti giovinetti o ex giovinetti) devono tentare di fare avvenire le cose che dovevano avvenire due anni fa e che non hanno (abbiamo) avuto la forza di fare, forse anche per ingenuità.

Perché l’idea del “vota PD perché dentro ci sono anche Civati, Serracchiani, Scalfarotto e chi più ne ha più ne metta” tipo quelli che Civati ha citato qui, a me, insomma questa cosa comincia a starmi stretta. Ma voglio aggiungerci anche gli Orfin &Co. nel senso che è con loro che voglio confrontarmi.

E potremmo anche pensare di dire che se non cambiano le cose, ad uscire in massa potremmo essere noi. Questa potrebbe essere l’altra grande novità: il PD che vorrei, fuori dal PD.

Insomma io non voglio responsabilità di una sconfitta se stiamo seduti in panchina o di una vittoria con l’UDC che ingesserebbe il Paese per i prossimi 10 anni.  Non voglio prendermi una responsabilità senza nemmeno giocare. Grazie no.

Noi non eravamo qui per un posticino al caldo, ma volevamo collaborare a cambiare il Paese. Così stiamo collaborando alla sua devastazione culturale e politica.

Non volevamo fare le foglie di fico ad una generazione che è dagli anni di piombo che imperversa tra aperitivi, barche e nomine nei CDA e maneggi al Monte dei Paschi. E su. Anche perché non saremmo la prima generazione a diventare vecchi facendo i giovani. Vedi i vari Cuperlo, per citare il più eclatante, per dire. Soffocati nella culla e a fare i gregari di alto livello coi capelli bianchi.

Altrimenti grazie resto a fare l’ingegnere e a scrivere libri. Almeno conservo il fegato.

Ecco.

La colpa è comunque nostra.

Che resti ai posteri, riflessione notturna.

Se i partiti non sono permeabili la colpa è nostra. Se i partiti non sono contendibili la colpa è nostra. Se i partiti sono ammuffiti la colpa è nostra. Se restiamo a guardare la colpa è nostra.

Grillo – di cui non ho alcuna stima, come è noto – riempie la voragine che noi abbiamo scavato.

L’abbiamo scavata, cacciando le persone. Non usando il merito. Truccando i congressi perché: ” mejo pochi, ma boni”.

Forse potremmo cominciare a pensare che potremmo anche essere alternativi a Grillo e al resto. La butto lì, così.

La terza via.

Ora mollate Grillo.

Ora mollate Grillo. Allora sarete come i Pirati tedeschi che davvero sono un movimento dal basso di gente che si è rotta le scatole. Allora sarete una vera speranza. Altrimenti sarete come fu il Partito Fascista, come è stata la Lega. Studiate, vi prego. Nacquero così, esattamente così. Una rabbia in mano ad uno solo.

Voi non siete così e soprattutto avete ragione, i veri colpevoli di questo sfascio sono i partiti che non si sono rinnovati. Ma dentro quei partiti ci sono persone come voi che tentano di cambiarli.

E tutti insieme possiamo farcela, ma non se cascate nel tranello del partito “ad personam”.

Ora, adesso, liberatevi di lui. Ha detto bene il neo eletto sindaco di Parma: avete votato me, non lui.

Il caso Tidei: se le promesse non mantenute diventano bugie.

Leggo che Tidei neo eletto sindaco di Civitavecchia avrebbe rinunciato dopo soli 2 giorni dalla sua elezione a sindaco a dimettersi dall’incarico di parlamentare (del PD) dopo averlo promesso a più riprese durante la sua campagna elettorale.

Le motivazioni addotte sono che il Tribunale di Civitavecchia rischierebbe la chiusura e che, Tidei, vuole la certezza che a Civitavecchia non finisca l’eventuale discarica che sostituirà Malagrotta.

Vorrei fare un paio di riflessioni.

Alcune di forma. Lo statuto del PD (e la legge) non prevede che si possa essere parlamentare (in comuni di più di 20mila abitanti) e sindaco allo stesso tempo. Punto. Indiscutibile regola che va rispettata.

Ma i motivi per cui Tidei dovrebbe dimettersi a questo punto sono di sostanza. Primo: lo aveva promesso e non è che la questione tribunale o discarica sono cose spuntate come un fungo questa mattina. Secondo: affermare che si resta in parlamento per difendere il tribunale di Civitavecchia o impedire la discarica significa, in sostanza, dire ai cittadini che i loro diritti non vengono difesi in quanto tali, ma solo per interesse. Cioè Tidei, parlamentare di tutti, in sostanza sta lì solo per i cittadini di Civitavecchia. E questo è un principio di ingiustiza etica. Nel senso che un parlamentare dovrebbe avere a cuore tutti e bene ha fatto l’amico Sarubbi a dire che si prenderà carico lui delle cause di Civitavecchia, spero intendendo dire che si prenderà a cuore le cause di tutti i tribunali che rischiano la chiusura, come dei piccoli ospedali (cosa ancora più grave, vedi il caso di Acquapendente ai confini con il Lazio, ma chissà quanti altri in tutto il Paese).

Non mi piace questo principio leghista e campanilista tutto italiano. Ho il desiderio di una politica che non difende categorie, non difende cittadini più di altri (dobbiamo quindi pensare che i cittadini che avranno la discarica vicino casa saranno gli sfigati senza parlamentare autoctono?), ma abbiano a cuore tutto il Paese e prendano le decisioni migliori per tutti e che quando si apre una discarica (magari un giorno finalmente avremo una politica che invece le chiuderà tutte per sempre) lo faccia perché quello è il posto migliore dal punto di vista ambientale e non il luogo politico più indifeso di altri.

Tidei si dimetta e vada a fare il sindaco e contribuisca ad una rinnovata fiducia nelle istituzioni e soprattutto nella politica.

Oggi io a questa sua uscita ho solo sorriso e ho pensato che stava solo occupando 2 poltrone. E questo ha pensato tutto il Paese.

Ma a differenza di molti le stesse cose le penso anche per il consigliere regionale Moscardelli che è anche consigliere comunale a Latina, o Aurelio Lo Fazio assessore in provincia di Roma ed anche consigliere comunale ad Anzio (che dimettendosi lascerebbe il posto ad una donna nel frattempo passata nell’UDC). Tutti del PD questi maratoneti degli incarichi. Tutti sostenitori del nuovo segretario Gasbarra che speriamo faccia pesare la sua autorevolezza (e glielo chiederò alla prossima direzione regionale).

Insomma una bella rinuncia al doppio incarico di massa, nel Lazio, sarebbe opera buona per far riacquistare fiducia a tanti cittadini nella politica e nelle istituzioni, anche perché i motivi di questi doppi incarichi cominciano ad essere oscuri  a tutti.

p.s. so bene che, dimettendosi Tidei, entra in parlamento l’omofobo Mario Adinolfi. Potrei rispondere che non mi pare che Tidei si sia sprecato a difendere i gay in questa legislatura – non mi risulta almeno – ma il principio non è questo proprio per quanto detto sopra. E ha sbagliato Tidei a rispondere ad Adinolfi che detterà lui i tempi delle sue dimissioni. Si dimetta e rispetti le regole. Punto. Il mio partito, piuttosto, cominci a pensare a come evitare al prossimo giro i Calearo, le Binetti e gli Adinolfi. Guarda caso tutti omofobi, tutti usciti dal PD. Per fortuna.