Anche a Roma metodo Boldrini-Grasso

Ha ragione Riccardo quando dice: il metodo Grasso-Boldrini sarebbe ora vitale per Roma. Per toglierla dal caos attuale, per non riconsegnarla alla destra. Non so bene dire chi proporre, ma, nel centrosinistra:  ” …direi che più che le primarie possiamo archiviare i nomi fatti fin’ora.”

I nomi sono come la fila di atleti ai blocchi di partenza dei 100 metri. Solo che invece delle nazioni ci sono tutte le correnti in cui si è micro polverizzato il partito romano. A Roma serve un passo indietro collettivo, un atto di generosità cosmico, una notte come quella che hanno passato in Parlamento l’altro ieri. Serve un segretario come Bersani che alla fine ascolta la voce giusta e, con lieve in ritardo rispetto ai tempi del Paese, la cosa giusta la fa. Gli effetti si sono visti ieri: Grillo all’angolo e livoroso che vuole la testa dei senatori cinque stelle invece di intestarsi l’elezione di una brava persona e non di Schifani.

Insomma serve non uno che spari il colpo di pistola a delle primarie suicida, ma uno che riporti tutti negli spogliatoi, come ha fatto Bersani, e sprema l’intelligenza collettiva per trovare la persona giusta (e qui mi piace cosa ha scritto Civati stamane). Non sto dicendo di abolire le primarie, ci mancherebbe. E figuriamoci se non le voglio libere ed aperte a tutti. Ma trovo bislacco che il PD romano abbia più candidati delle dita di una mano.

Non è un buon sintomo. E lo dico, serenamente.

Faccio parte, da sempre, di quel “partito” che osa uscire dallo schema, lo stesso di quei senatori M5S che ieri hanno votato Grasso. Se il candidato sindaco del M5S mi piacerà di più del sindaco uscito da queste primarie schizofreniche, lo voterò.

Lo farò, se mai dovesse accadere (magari i grillini presentano uno impresentabile) per Roma e basta. Così come alle primarie dei presidenti di municipio inviterò a votare il candidato per me migliore, non necessariamente del PD.

Bene Grasso e Boldrini.

Ora mi auguro che Grasso e Boldrini diventino il solco in cui fare le riforme giuste e rapide che servono ad un Paese in difficoltà. Sono i migliori nomi che questa legislatura poteva “partorire”. Bene a chi fuori da SeL e PD ha contribuito ad eleggere Grasso. Se qualcuno del M5S ha cominciato a capire che “non sono tutti uguali” bene: me ne compiaccio e mi fa ben sperare per una legislatura forse breve, ma concreta e mirata alle cose giuste.

Due per prime: legge elettorale, conflitto di interessi e provvedimenti urgenti per lo sviluppo e quindi del lavoro.

Al popolo “grillino” dico grazie. E’ assurdo ma è così. Senza di loro, in un vecchio schema politico, il PD avrebbe insistito su Finocchiaro e Franceschini. Quel rinnovamento che voi tanto volete dà una spinta al PD nella direzione giusta ed è di aiuto a chi, tra noi, vuole quel cambiamento forse da prima di voi, pur da dentro. A dimostrazione che il “partito del cambiamento” non abita da nessuna parte e abita ovunque e dobbiamo lavorare per unirlo e farlo lavorare al meglio. Ognuno al suo posto.

Petizione: basta manifesti abusivi a Roma con il simbolo PD.

392857_10151506878152838_117200096_nCon questa lettera che vorrei divenisse una petizione mi permetto di chiedere a tutti gli iscritti del PD Roma di smettere di tappezzare Roma con manifesti abusivi. Lo chiedo in particolare a Umberto Marroni, parlamentare e capo gruppo in consiglio comunale nonche’ candidato alle primarie da sindaco di Roma. Lo chiedo a Mario Ciarla, oggi consigliere regionale. Lo chiedo in particolare a loro perche’ sono i nomi che piu’ ricorrono sui muri delle nostre citta’.

Sono brutti.

Sono abusivi.

Spesso vengono usate persone extracomunitarie in nero per attaccarli sui muri.

Costano un sacco di soldi che non si capisce da dove provengano e danneggiano l’immagine del partito quindi di tutti noi.

Io mi vergogno moltissimo di questo. Mi vergogno perche’ in questi tempi difficili per la politica democratica, continuare a demolire la fiducia delle persone nei confronti dei partiti e’ folle. Suicida. Egoista. E io non voglio piu’ stare in silenzio.

Questo non e’ essere di sinistra. Non e’ essere democratici. I vostri manifesti sono accanto a quelli della peggiore destra romana. Non vi viene alcun dubbio?

Il m5S ha preso in tutto il Paese tantissimi voti. Lo ha fatto senza manifesti. Possibile che anche noi non siamo capaci di parlare al Paese con altri strumenti?

Chiedo a voi, a tutti gli iscritti del PD di smettere immediatamente questa pratica barbara, vetusta, costosa, che deturpa Roma e spesso sfrutta lavoro in nero.

Ai segretari Gasbarra e Miccoli chiedo di vietare l’uso del simbolo con effetto immediato sui manifesti abusivi e di prendere i provvedimenti previsti dallo statuto per queste pratiche.

Lo chiedo pubblicamente perche’ qualsiasi azione che abbiamo fatto fin ora non ha portato a nulla. E visto che a quanto pare funziona solo lo sdegno pubblico, spero di sollevarne cosi’ tanto da farvi smettere.

Aggiungo una cosa banale, molto politica: forse voi prendete tante preferenze personali, ma fate un danno al Partito Democratico inquantificabile. E a Roma rischiamo di perdere, certo non solo per questo, ma questo e’ il sintomo di un atteggiamento cieco che riguarda tutto, investe tutto.

E adesso basta.

Se condividete: diffondete e firmate.

L’errore imperdonabile del ritardo.

Io dico che quando sono persino le pietre a chiedere a gran voce certe cose non ci si debba arrivare quando è tardi e il danno è fatto.

Bene Grasso e Boldrini candidati di PD e SeL a Camera e Senato.

Ma oggi fanno meno effetto di ieri. E’ questo arrivare alle conclusioni non per dna ma per furore di popolo che è l’errore imperdonabile che richiede un cambiamento al più presto.

Anche perché accanirsi per due poltrone di un parlamento che durerà molto poco per il Paese che guarda, per noi qui fuori, ha pochissimo senso. E’ l’iter istituzionale, certo. Non sono così idiota da non comprenderlo. Ma dobbiamo trovare il modo di spiegare al Paese perché fino a ieri i nomi erano Franceschini e Finocchiaro, nomi che da mesi tutti noi conoscono e quindi partoriti in un altrove ipergalattico, spazzato via dal risultato delle elezioni. Oggi la capacità della politica è anche quella di capire alla svelta come comunicare con il Paese. In questo questa classe dirigente è totalmente inetta.

Camera e Senato, da PD proposte folli

Franceschini e Finocchiaro forse erano la decisione presa mesi fa in qualche caminetto. Un ex DC e una PCI. Un maschio e una femmina. Un quasi veltroniano e una dalemiana. Come sempre siamo allineatissimi al Paese che di queste questioni e’ appassionatissimo (lieve ironia nel mio tono, se notate. Lievissima)

E Berlusconi campione di comunicazione dice: mi tiro fuori dal gioco delle poltrone davanti al Paese che muore di fame.

E Grillo se la ride.

E noi se qualcuno non fa qualcosa perdiamo le elezioni la prossima volta.

I renziani si dissocino. Anche presto.

Sui grillini l’ambasciatore USA ha ragione, ma noi…

L’ambasciatore Usa dice una cosa giusta sui grillini e noi diciamo che è un’ingerenza? Abbiamo capito tutto. ma tutto, eh. Invece di “fare” cose giuste e dimostrare che anche noi possiamo essere “quel cambiamento”, continuiamo a “dire” cose sbagliate. Non siamo più in competizione elettorale. Ora siamo nella competizione più importante: quella del dimostrare nei fatti e negli atti e non quella del dire a parole.

Male Grillo, bene i grillini

Qualcuno ricordi a Grillo che adesso quando parla non è più solo un comico, ma il leader di un partito che pesa il 30%. Chiamasi: responsabilità.

E invece in questo caso dei rimborsi siciliani, se non vogliamo che duri poco e diventi una bufala, sarebbe opportuno prendere esempio invece di fare le inutili pulci. E qui: bravi loro e pessimi gli altri.

Male Grillo come al solito, molto bene come capita e capiterà spesso i grillini. Speriamo che non si rovinino. L’unico modo è che siano loro a portare la politica su alcune pratiche e non il contrario come già visto con Lega e Italia dei Valori.

La democrazia diretta e’ gia’ finita

“Se i miei votano la fiducia lascio”. Alla faccia della democrazia @BeppeGrilloBlog. Ma la democrazia diretta e’ gia’ finita? (Quanto e’ difficile esercitare la democrazia…basta un piccolo ricatto per impedirla, frenarla, spostarla).

E aggiunge che per quanto lo riguarda non ci sara’ alcun referendum. E io dico: ha paura. Grillo ha paura della democrazia ed io questo lo chiamo dittatura.

Se la democrazia non è consenso e viceversa.

Voglio dire una cosa a tutti noi: non è che chi ha consenso allora è anche buono e bello. Chi ha consenso accede agli strumenti della democrazia. Poi si verifica nel tempo se quel consenso è sano (si chiama studio della Storia vedere i casi Hitler, Mussolini) o se è illegale (vedere chi si compra le preferenze, i casi di conflitti di interesse, uso di risorse improprie). Esistono in democrazia delle cose che si chiamano: dissenso e magistratura. Servono per impedire le dittature, per questo sono sempre le prime cose ad essere “soppresse”: nei partiti, negli Stati. Insomma “consenso” non significa allora “devo essere d’accordo con te” perché tanta gente è d’accordo con te. Non compite mai questo errore né dentro i partiti, né con Grillo, (che considero in alcuni casi in antitesi agli eletti del M5S, cosa che nel tempo verrà a galla ed e già accaduta) né con Berlusconi (vedere alla voce Bicamerale). Il male è banale ed è molto organizzato. Ricordatevi che la vera rivoluzione è organizzare il bene che è sempre caotico, anarchico. In questo la sua bellezza e i suoi limiti.

Io continuerò ad elencare gli errori che il PD (per esempio) ha fatto non parlando con chi ha votato M5S e non cogliendo quell’esigenza. Ma continuerò a credere che chi pensa di abolire i partiti (la costituzione li prevede come il momento più meravigliosamente antifascista del suo contenuto, più ancora delle norme transitorie sull’apologia del fascismo) non faccia parte della mia cultura profondamente democratica. Sia la via facile, ma brevissima al cambiamento. Continuo a preferire la via complessa e tortuosa che si muove dentro la dinamica della democrazia. Quella democrazia difettosa, imperfetta, fallace che consente a tutti – però – di poter esistere politicamente (dove quella parola assuma il suo senso etimologico più profondo).

Teniamo la barra dritta. Tra D’Alema-Berlusconi e Grillo esiste una meravigliosa terza via.