L’omofobia dell’IDV

Dice l’ “onorevole” Cimadoro (IDV): «Quando non parlo in pubblico mi scappa anche culattoni. Io invece sono orgoglioso di essere normale»

Ecco, no. Ora datemi torto quando penso che sarebbe meglio un partito grande, dentro il bipolarismo e che l’IDV e’ come il PD e quindi potrebbe farne parte. Nel bene e nel male e sperando che gente come questa non venga più eletta nemmeno come rappresentante del condominio.

P.s. Ricordo che nel mio municipio l’eletto dell’IDV non vuole votare il registro delle unioni civili.

Le lesbiche sono malate. E’ ufficiale.

Ce lo ricorda l’Espresso.

Se fossimo una comunita’ adulta e matura ed organizzata andremmo tutte a chiedere quello che spetta a chi e’ considerato disabile e invalido. Sarebbero costi cosi’ elevati per lo Stato che vedi come di gran corsa sistemerebbero la cosa. Lo facciamo?

Per chi volesse sapere cosa e’ l’egodistonia potete leggere qui.

In sostanza tutte le lesbiche che soffrono per esserlo sono egodistoniche. Peccato che a nessuno venga in mente che la loro sofferenza possa risiedere nella non accettazione del mondo del loro modo di essere.

Trovatemi uno triste di essere etero, tanto per capirci.

Riforma del Lavoro: quel solco in cui la sinistra non cammina.

Sono più pessimista di Ivan Scalfarotto e penso che si è reso più flessibile chi era già tutelato e non cambierà nulla per chi oggi non ha alcuna tutela. Ma molte cose che Ivan scrive qui, sono vere fin da questo passaggio:

“Continuo a pensare tuttavia che le proposte di Pietro Ichino sarebbero state più tutelanti sia per i lavoratori stabili (la flexsecurity ichiniana si sarebbe applicata solo ai nuovi ingressi) che per i neoassunti (che avrebbero trovato protezioni molto più efficaci contro il precariato con un contratto unico). E’ stata una superba idiozia quella di aver tacciato per anni Ichino e chi la pensava come lui di essere “di destra”, senza capire che la destra vera è quella – l’abbiamo vista in questi giorni all’opera – che vuole continuare ad avere forme di precariato che consentano alle imprese di usare il lavoro come carne da cannone. Viene dunque oggi da chiedersi se sia stato “di sinistra”, non avendo autonomamente messo mano alla riforma, essersi resi complici di quella stessa destra o se non fosse invece “di sinistra” il tentativo di Ichino, Boeri, Garibaldi & c., che hanno cercato di trovare modalità che realisticamente e concretamente si materializzassero in diritti e dignità per chi lavora.”

Ora io penso che la Riforma andava fatta tutta e a 360° altrimenti non funziona. Per ora vedo: più paura in chi ha un contratto a tempo indeterminato (paura nel senso di preoccupazione, magari anche “positiva” che si trasforma in più efficienza perché se prendi lo stipendio devi lavorare, non te lo danno gratis) ma non vedo alcun cambiamento per i tanti precari che conosco. Lo dico ancora meglio in modo comprensibile a tutti: se il “pepe al culo” su noi assunti fosse compensato anche dall’assunzione e della messa in regola dei precari a me starebbe bene. Altrimenti no.

Una riforma che regoli e faciliti l’uscita in casi assolutamente NON discriminatori,  e che non sia netta e chiara sull’entrata è una jattura, esattamente come quando da sinistra ci inventammo il lavoro a tempo e lo gettammo nella jungla delle agenzie interinali, senza inventarci il resto.

Come fare una ciambella ma facendo solo il buco, senza la pasta intorno. Sono molto preoccupata. Ed è qui esattamente in questo solco poco camminato dalla sinistra che una sinistra moderna deve risorgere. Invece vedo una riforma uscita fuori dal braccio di ferro tra CGIL e Confindustria incarnate da PD e PDL senza passare per il resto del Paese che pesa più dell’80% quello delle piccole imprese e del precariato diffuso, passando per il lavoro femminile.

A che numero di repubblica siamo?

Questa non è né la terza né la seconda repubblica.

E’ solo il terzo ciclo generazionale della prima.

Togliatti-De Gasperi la prima generazione, Andreotti Forlani e Craxi la seconda ed infine D’Alema Bossi Berlusconi e Fini questa che declina.

Le repubbliche si cambiano con la costituzione non con le generazioni di politici, perciò questa è ancora la Prima Repubblica.

Oggi stiamo solo assistendo al declino di una generazione, finalmente, che come la precedente se ne va passando per i tribunali  o per il lancio di monetine o comunque per la rabbia della propria base.

Nessuno di loro sarà ricordato per avere dato al Paese e avere poi contribuito, un passo indietro, alla sua crescita. Nessuno di loro somiglia alla prima generazione. Sono due intere generazioni che  mandiamo via a calci e nessuno di loro comprende quando è il momento di lasciare lo scranno del potere, continuando a fare danni incalcolabili a tutti noi.

p.s. ovviamente sono tutti maschi e se ne vanno sempre da vecchi, per buona pace dei #sacrificati italiani: donne e giovani.