Primarie PD Lazio -14gg

Già tantissimo entusiasmo, come sempre.

Ho visto le nostre liste in tutta la provincia. Tutti militanti impegnati sui territori, nessuna trovata di marketing.

Gente di tutte le età, capoliste tutte donne perché sono le donne che ti hanno chiesto di candidarti.  Tanti giovani anche loro da mesi accanto a te nel chiedere soprattutto il rispetto delle regole. Sono le donne ed i giovani, ad averti accompagnato in questo percorso che dura mesi e ha portato tutto il Partito alle primarie. Sono loro che hanno “deciso” che dovevi candidarti. Dimostrazione che il ricambio di genere e generazionale non è mettere un giovane o una donna, ma prendere decisioni tutti insieme.

Ora in bocca al lupo a tutti noi, a tutto il Partito Democratico del Lazio.

Ti meritiamo segretario per la tua limpidezza, per la forza con cui prendi le decisioni, la forza della libertà totale da ogni potere costituito. Daje, Giovanni Bachelet.

Si vota il 12 febbraio e vi farò una capa tanta per convincervi che votare alle primarie del PD Lazio è già un bel modo di aiutarci a cambiare il PD.

Quando morirà Berlusconi….

Potremo dire tutto su di lui. Tranne che fosse un’ipocrita.

Questo è un aspetto del berlusconismo su cui dovremo ragionare a fondo. Siamo circondati di ipocrisie e commemorazioni ipocrite che quando qualcuno muore tutti lo ricordano, malgrado le sue azioni (come se la morte fosse un fatto straordinario e non assolutamente democratico). Questo afflato collettivo rischia, nel bene e nel male, di determinare una totale indistinzione, come se la morte ci rendesse tutti uguali. Una forma di ingiustizia post mortem. Io non ricorderò Andreotti come ho ricordato Pertini. Non ricorderò Cossiga come ho ricordato Berlinguer.

Berlusconi, oggi – tacendo sulla morte di Scalfaro, non partecipando in alcun modo alla commemorazione nazionale, nemmeno nel suo ruolo di ex uomo di Stato – riesce a spiccare, a manifestare una diversità, una vera e propria allergia ai salamelecchi e alla burocrazia dei sentimenti di Stato.

Forse questa è la sua attitudine che più di ogni altra ha creato consenso nel popolo italiano. La possibilità di ribellione, di sovvertire le regole, di evaderle ed essere felice, anzi di apparire giusto nel farlo. C’è del marcio in questo sentimento, dell’individualismo sfrenato che passa per un menefreghismo assoluto per il bene comune. Ma c’è anche – e saremmo folli a non coglierlo – un bisogno profondo di rappresentazione del reale, di concretezza estrema, di distinzione netta.

La natura di quella relazione tra Berlusconi e gli italiani mi sembra ancora totalmente incompresa. Malgrado tutto. E sta lì, a ricordarmi che non è ancora finita. Non ancora.