Gay: questo non e’ il PD che voglio

Quello contenuto in questo pezzo di Europa.

E come non lo voglio io, non lo vuole tanta parte del Paese, in cui sono inclusi anche tanti iscritti e dirigenti del PD. Resta inteso che finche’ quella parte non si manifesta in modo chiaro, il partito ha un problema. Ce l’ha finche’ non decide in modo chiaro.

Un problema serio e grosso: quello di essere scambiato in modo identitario per le parole di Silvia Costa o di Rosy Bindi.

Lo dico con la serenita’ della ragione: la marcia dei diritti non si ferma. Fino alla parita’ totale.

Tutti se ne devono fare una ragione, ma soprattutto e’ ora che tutti comprendano che in un Paese civile si usano la logica e il buon senso, non la fede religiosa. Chi ha un conflitto di interessi, faccia un passo indietro, riconosca la parzialita’ delle proprie posizioni. Due gay che si sposano non sono un pericolo per nessuno. Non c’e’ alcuna ragione logica e scientifica per negare questo diritto, esiste solo un pensiero discriminante fondato su un’ideologia.

Valicato definitivamente persino il confine della questione omogenitoriale e ricordando che in Italia più di 100mila bambini sono cresciuti da coppie omosessuali o hanno un genitore omosessuale, ogni forma di opposizione alla parita’ diventa ed e’ un capriccio preistorico, una posizione illogica e fuori dalla storia. Punto.

p.s. Voglio, desidero, esigo che l’intero partito si muova su questi temi. Non esiste qualcuno che si occupa di questo tema mentre gli altri fanno finta di niente o scappano ed evitano di toccare l’argomento. Sia patrimonio di tutti.