La CGIL, twitter e le maestranze.

Vicenda illuminante a contorno del summit tra governo e sindacati.

Non viene consentita la foto finale del tavolo, ma la CGIL twitta una foto da uno smartphone.

Fotografi e cameraman escono per protesta..

Vale la pena una riflessione su quei mestieri che in apparenza tutti sanno fare. Il valore della professionalita’ in questo Paese non esiste. Per chi fa grafica, tanto tutti sanno disegnare. Per chi fotografa e filma, tanto tutti lo sanno fare. Un mestiere che nell’ignoranza collettiva siamo abituati a considerare un hobby, un mestiere sottopagato perche’ consideriamo chi fa quel mestiere più sostituibile di chiunque altro. E chi e’ considerato (a torto) sostituibile viene sottopagato.
Se questo Paese non si accorge dei mestieri e non gli da’ valore ha un problema. Quel tavolo discuteva di lavoro, e’ vero. Ma forse abbiamo un’idea del lavoro ancora ferma agli anni settanta. Ci vuole uno sguardo al lavoro che sia profondamente moderno e tuteli tutti. In mezzo a quei fotografi ci saranno state tante partite iva sottopagate che la discussione di oggi forse (forse) non ha nemmeno toccato. Pensiamoci.

(Ad un fotografo viene detto “non servi” o “ti pago poco” perche’ tanto il tuo mestiere lo fa chiunque gratis o a meno di te! Esattamente il tema degli operai.)

Soldi buttati.

A tenere fermi talenti della Sanità e nel frattempo pagandoli (la Polverini sta somigliando sempre di più ad Alemanno quanto ad inettitudine) oppure a lasciare che proliferino enti inutili (pensate con tutta questa terra cosa si potrebbe fare dal punto di vista agricolo o magari energetico), magari già aboliti.

Spreco, spreco ed ancora spreco. Dispregio del bene pubblico, dei nostri soldi, del ruolo politico conferito dagli elettori, a tutti i livelli.

Bah.

La fila per il permesso di soggiorno.

E’ umano che i migranti debbano fare interminabili file (viale manzoni e’ chiusa al traffico) per avere il permesso di soggiorno? Non possiamo trovare un modo più civile di accoglierli che tenerli buttati per strada a centinaia?

Uno di loro mi ha detto:”Molti sono 20 anni che sono qui.” Che tradotto a chi sbarcasse da Marte significa che c’e’ gente che e’ in Italia da 20 anni ed e’ ancora senza permesso, perche’ magari lavora in nero nei cantieri dei palazzinari romani o attaccando manifesti abusivi per conto di alcune tipografie. Eccetera, eccetera, eccetera. Venite a vedere che Paese incivile siamo.

Senza citare i morti gia’ sbarcati a Lampedusa sperando che questo governo mostri quanto l’Italia possa essere diversa da quanto riporta scritto ed applicato la Bossi-Fini.

Aggiornamento: pare che tra l’altro la fila sia stata causata da una bufala: “Tutto è nato dall’annuncio messo sul web da una onlus romana, che (a fronte di una quota di venti euro per l’ iscrizione) prometteva supporto nell’iter per ottenere un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Si tratta del tipo di documento che l’Italia ha rilasciato ai nordafricani sbarcati nei primi mesi del 2011, ma negato a chi è arrivato dopo.”