No alle “Unioni Civili”, ovvero il più grande errore gay del nuovo millennio

In questi giorni una parte del movimento LGBT, personalità più o meno famose e nomi più o meno noti della TV e della politica hanno lanciato una campagna che si chiama “Una volta per tutti” che, andando al sodo, vuole l’approvazione di una legge valida per le coppie conviventi dello stesso sesso ed aggiunge qualche norma per un istituto light per gli etero.

Insomma nel mese dei Pride, nel 2012, una parte del movimento fa marcia indietro e torna all’epoca dei PACS radendo al suolo il percorso fatto negli ultimi anni, quello che ci ha fatto dire in modo univoco e forte che vogliamo il matrimonio.

A prescindere dall’idea che ognuno di noi ha del matrimonio, la sua estensione è un principio di uguaglianza. Punto. Non ci sono distinguo o “ma” da aggiungere.

Buffo poi che mentre Obama, Hollande e Cameron si apprestano a legiferare in tal senso, qui a tornare indietro non siano i partiti, ma un bel pezzo di movimento e di gente gay friendly.

Ritengo, umilmente, che questa raccolta di firme sia un errore madornale che segna tra l’altro una frattura fortissima nel movimento LGBT.

Mi spiego.

E’ un errore che di nuovo si torni a chiedere “qualcosa in meno di tutto”

E’ un errore perché la politica non aspetta altro che poter dire a chi, come noi, diciamo solo “matrimonio” che siamo degli estremisti.

E’ un errore perché indebolisce la già scarsa forza delle persone omosessuali in Italia e le rende, ancora una volta, carne da macello per il prossimo 2013. Ad applaudire in prima fila gli appassionati di sigle e siglette che non vedono l’ora di darci ancora qualcosa in meno di quanto chiesto in questa iniziativa. Ricordate? Chiedevamo i PACS, provarono ad insultarci con i DICO, poi nemmeno quelli. Insomma un film già visto, un copione noto. E allora perché ripeterlo?

E’ un errore perché alleare la comunità LGBT con gli eterosessuali che NON vogliono sposarsi o non possono farlo (per matrimoni precedenti) è scorretto politicamente. Noi siamo diversi da loro. Noi non siamo uguali a loro perché loro non vogliono sposarsi o avrebbero solo bisogno del divorzio breve.

Un altro discorso, più serio, sarebbe stato trovare alleanze con gli eterosessuali per una riforma forte e profonda del diritto di famiglia che ricostruisca le leggi intorno alla trasformazione che oggi le famiglie hanno subito ed attraversano.

Aggiungo che sono consapevole che probabilmente noi non avremo il matrimonio fin da subito, ma uno strumento giuridico. Vedremo con quali forme. Ma quel compromesso deve avvenire in parlamento e sarà possibile solo se la comunità LGBT chiederà in modo esplicito la parità totale e cioè il matrimonio.

Se ci mettiamo a chiedere, divisi, due cose diverse, stiamo fritti. Lasciamo che i compromessi li faccia la politica, impediamoli il più possibile votando le persone migliori (qualora sia possibile).

Per questo motivo non aderirò a quella campagna e chiedo a tutti i militanti LGBT di sensibilizzare amici, parenti e compagni sulla pericolosità di questa iniziativa.

Le persone omosessuali, anche quando NON vogliono sposarsi, anche quando siano dei single incalliti da una botta a sera (perdonate la grevità), vogliono il matrimonio. Nel senso che vogliono poterlo avere. In sostanza vogliono essere uguali. Punto.

Aggiungo che so perfettamente che molti coloro che hanno aderito sono in buona fede, non ne dubito. Ma vedere che tante associazioni, le più grandi, si stanno dissociando, mi fa pensare che forse una discussione ampia e coinvolgente andasse fatta. O no?

Ma non mi sento di tacere davanti a quello che considero il più madornale errore del millennio per la comunità LGBT italiana.

p.s. chiaramente parlo di “Unioni Civili” a livello nazionale. Ogni cosa che si può fare a livello locale per fare avanzare i diritti è cosa buona e giusta.