L’impoverimento a Roma.

Sta aumentando il tasso di povertà a Roma. Ormai è evidente in modo macroscopico. Lo vedo dal signore italiano che è apparso ad un semaforo che non dirò, ogni mattina. O dai due pensionati che quest’inverno non c’erano che rovistano nella spazzatura. Nella donna che ieri a piazza San Cosimato rovistava tra le cassette del mercato pronte per l’AMA.

Anche per questo la quantità di soldi presi dai gruppo consiliari regionali assume dimensioni immorali.

945 euro.

E’ il salario medio di un precario italiano. Pur essendo numerosi anche gli adulti, ovviamente il dato coinvolge per lo più le nuove generazioni. Insomma in tempo di crisi il potere d’acquisto di chi dovrebbe costruire è basso e si regge sull’aiuto della generazione precedente. Cosa che noi non potremo fare per i nostri figli.

Alcune risposte sul mio voto a Matteo Renzi.

Doverosamente cerco di rispondere a tutte le sollecitazioni.

Evito di rispondere alla parte di osservazioni che ho catalogato nella categoria: tifo, complotto giudaico-massonico, complotto piduista, eccetera.

Solo una cosa su Gori:  Gori ha lavorato ha Mediaset, non è Mediaset. Così come Mentana ha lavorato a Mediaset o Saviano e la Guzzanti hanno pubblicato Mondadori. Stiamo attenti alle cose che diciamo o perlomeno usiamo argomenti intelligenti per esprimere le nostre perplessità.

Il liberismo è di destra?

Questa è una delle osservazioni “barricate” che viene imputata a Renzi e che fa conseguire: la morte del PD, del centro sinistra e infine  la catastrofe del Paese. Io credo (umilmente e mi piacerebbe discuterne) che il mercato debba essere davvero libero e nessuna azienda debba essere aiutata dallo Stato, se non in circostanze eccezionali e con restituzione del prestito o per “partire” qualora si arrivi finalmente alla fase di riconversione industriale. Aggiungo che per chi non lo sapesse la Cassa Integrazione in Italia viene erogata dallo Stato ma pagata dalle aziende e che tutte le aziende possono accedervi e serve per non ricorrere ai licenziamenti in momenti di contrazione di mercato. Io ritengo che oggi la distinzione tra destra e sinistra passi attraverso il welfare e non attraverso il sistema economico. Mi spiego meglio. Se perdo il lavoro e fuori dalla porta della fabbrica c’è lo Stato che mi assicura un reddito minimo, la formazione, l’accesso ad una sanità dignitosa, alla scuola ed all’università e una strategia di riconversione dei settori industriali in crisi. E questo per me è di sinistra.

Mettere i lavoratori precari contro quelli non precari è di destra. Alicata vai in fabbrica a vedere come si sta.

Non ho messo i lavoratori in opposizione, anzi. Ho solo cercato di parlare di lavoratori che fanno turni massacranti, senza regole sui pesi da sollevare, senza contratto. E’ una realtà di cui nessuno parla mai. E’ una schiavitù diffusa che ci indigna meno di qualsiasi altra cosa. Riguarda strettamente la nostra generazione, è un fatto. IO non so quanti di voi abbiano visto una fabbrica Fiat. Io sì. Non so quanti di voi abbiano passato un bel po’ del loro tempo in una fabbrichetta di provincia. Io sì. Con le scarpe da lavoro e il metro in tasca e una buona parte di operai con tunnel carpale a saldare.

Il PD, se vince Matteo Renzi, muore?

Credo di no, ma se accadesse sarebbe prova di follia da parte di chi lo farebbe implodere. Aggiungo che i destini di un partito mi interessano poco. Mi sta a cuore il Paese. Se il PD muore nascerà un altro soggetto con ambizioni maggioritarie, è nel DNA di un paese maturo. Infine questo NON è un congresso, ma una primaria per la premiership. Anzi, mi piacerebbe che se Renzi vincesse, Bersani restasse segretario e lo aiutasse e guidasse la nuova fase aperta dalla sua vittoria (quello sì.)

Dici che Renzi conosce la condizione del precariato o di una donna incinta precaria di 34 anni. Alicata che droghe usi?

Quello che intendevo dire è che Matteo Renzi (fino a prova contraria) è un uomo della mia generazione, oltre tutto sposato con una precaria. Anche se avesse una moglie non precaria, avrebbe come me, amici che vivono quel problema. Io non sono mai stata precaria perché ho avuto la fortuna di trovare subito lavoro a tempo indeterminato (in una azienda privata e senza raccomandazione ma passando 3 livelli di colloqui insiema ad altre centinaia di persone). Ma ho vicino a me donne che vorrebbero figli, borsisti di ricerca, fuggiti all’estero, precari della cultura. Insomma ogni sera quando esco dall’ufficio vivo questa realtà, non parlo dell’ultima scalata a BNL, non fa parte della mia vita. Una delle ultime volte che ho parlato con Renzi mi ha chiesto quando tempo avevo dal lavoro per la campagna elettorale. Scusate, ma è la prima volta che in politica, qualcuno si preoccupa del fatto che lavoro. Mi è sembrato reale. Elencatemi pure in percentuale che lavoro fanno mogli e figli della classe dirigente di centro sinistra uscente, grazie.

Appoggi Renzi per avere una poltrona.

E se avessi appoggiato Bersani cosa mi avreste detto? J Ho un lavoro a tempo indeterminato (RAL di 43750€ lordi, contratto di 7° livello metalmeccanico quindi guadagno più di un consigliere comunale e lavoro in un’azienda privata dove funziona il merito e quindi se me lo meriterò posso ancora crescere sia di ruolo che di stipendio). Voglio fare politica e quindi potere “metterci le mani”? Sì, certo. Per potere realizzare le cose che secondo me sono giuste per il bene collettivo. Tutto qui.

Perché non appoggi Laura Puppato?

Laura sarebbe stata una ottima candidatura collettiva da far partire almeno un anno fa. Non ci si candida a tre mesi dalle primarie, non ha senso. La battaglia è sempre stata tra Renzi e Bersani. Gozi, Puppato, altro…mi sembra solo un modo per contarsi. Avrei potuto appoggiare Laura perché così non davo fastidio a nessuno e mantenevo la mia bella faccia candida. Scusate se questa volta ho deciso di incidere. Vedo Laura come ottimo ministro, nel senso che la vedo parte di un progetto collettivo comunque. Il mondo non muore a novembre. Sono reduce dall’avere appoggiato Marino che malgrado tutto prese meno del 10%.

Sei lesbica come fai a votare per Renzi?

Ad oggi Renzi ha la posizione più avanzata che è quella delle Civil Partnership inglesi. Per intenderci la stessa che aveva Ignazio Marino al congresso del PD. E’ indietro sulla questione dei figli come lo era Obama alla sua prima elezione. Ci arriveremo. Uno della sua età ha ancora tutto il tempo di arrivarci, come in poco tempo è arrivato a dire che se due gay si sposano con rito civile a lui, che crede che il matrimonio sia un sacramento, va bene così.

Come fai a votare Renzi insieme ad Adinolfi?

La domanda me la ha posta Alessandro Gilioli che si chiede anche chi siano i lettiani eretici (cose che all’italiano interessano moltissimo, eh, comunque sono quelli che non vanno con Letta che va con Bersani). Ho appreso ieri che a quanto pare malgrado tutto (invio di opportuno dossier al segretario Bersani, alla presidente Bindi e al presidente della Commissione di Garanzia Berlinguer) ad Adinolfi deve essere stata ridata la tessera. Senza andare a ricordare la brutalità delle parole di Adinolfi nei confronti di gay e persone transessuali, questo dimostra ancora una volta la debolezza di Bersani che ha subito le pressioni di una parte del PD (Franceschini?) per ridargli la tessera. Scusate se mi viene qualche dubbio sulla sua capacità di governare in modo indipendente dai poteri più o meno forti dal Paese se nemmeno riusciamo a dire di no a Mario Adinolfi che si rifà la tessera solo quando entra in parlamento e di certo per essere ricandidato. Quanto alla risposta alla domanda me la cavo con una battuta un po’ dura. Pensate che qualcuno avesse chiesto a Roosvelt di non allearsi con il sanguinario dittatore antisemita (I Pogrom non erano meno piacevoli dei campi di sterminio nazisti) Stalin per combattere il nazifascismo. Ci sono dei momenti in cui se si vuole cambiare si deve solo guardare al dopo.

Perché voterò Matteo Renzi.

Chi prende posizione si prende la responsabilità dei propri atti, delle proprie scelte. Ho deciso di farlo, in modo netto ed anche lacerante.

Voterò per Matteo Renzi alle primarie per un motivo molto semplice:  non voglio solo vincere le prossime elezioni. Vorrei un governo che duri almeno dieci anni e che sappia incidere sul Paese, trasformandolo radicalmente. Ad oggi Matteo Renzi è l’unico che ha le carte in regola per vincere ed è l’unico che consenta attorno a se spazi per poter partecipare a quel progetto anche se non si proviene dalla tradizione di partito o da una qualche corrente benedetta. Bersani fa parte della classe dirigente degli ultimi venti anni. E’ una brava persona, forse un po’ ingenuo considerato che ha nominato Penati suo responsabile della campagna elettorale da segretario.

Bersani, come Veltroni, non ha saputo smarcarsi dal giogo correntizio della fusione fredda di due partiti.

Renzi oggi pur provenendo da una storia e da una tradizione diversa dalla mia, è un democratico a tutti gli effetti. Ha persino un senso molto meno reverenziale nei confronti del partito, non perché i partiti debbano essere spazzati via come professa Grillo. Ma perché devono tornare ad essere strumento di democrazia e non fine ultimo di interessi di parte. E questa la terza via tra Grillo e D’Alema, Dei partiti utili. Trasparenti. Non di proprietà. Non ostaggio. Contendibili. Lo abbiamo visto nel Lazio con la candidatura di Bachelet. Avevamo contro tutti. Tutti i consiglieri regionali che hanno tappezzato il Lazio di manifesti abusivi per Gasbarra e cammellato truppe per impedire che Bachelet potesse occupare anche solo un po’ di spazio nel partito con la sua gente. Tutto chiuso. Sbarrato. Di proprietà.

Matteo Renzi oggi viene dipinto come il male assoluto. E’ il sindaco del PD di Firenze. A Piazza Pulita hanno elencato i personaggi che lo elogiano: Berlusconi, Iva Zanicchi, Lele Mora, Flavio Briatore, Marcello dell’Utri.  Tutti personaggi del ventennio che hanno in comune una cosa agli occhi di un osservatore con un minimo di cultura politica. Sono soggetti alla fascinazione del carisma. Se chiedete loro se gli piaceva Berlinguer vi risponderanno di sì. Il fatto che Matteo Renzi abbia carisma non può essere un’affermazione ontologica che lo collochi a destra. E’ una follia propagandistica. Il carisma non è l’arte di imbonire. Lo è nella declinazione berlusconiana.  Esiste anche il carisma che proviene dal “sentire” il proprio tempo. Dal sapere cosa dire.

Voterò Matteo Renzi perché parla agli elettori e non alle sigle.

Voterò Matteo Renzi perché non voglio lasciarlo nelle mani dei post democristiani che saltano sul suo carro perché odorano il buon risultato. Fa bene Matteo a non volere comitati centralizzati. In questo modo (lo dico chiaro con nomi e cognomi così non lascio dubbi) se a Viterbo ci sono 10 comitati, Fioroni non potrà intestarsi il risultato. Così Moscardelli a Latina. O i lettiani eretici in giro per il mondo.

Voterò Matteo Renzi perché vive da contemporaneo il problema del precariato, sa cosa è. Sa cosa passa una donna a 34 anni sul lavoro. Sa cosa significa fare il creativo e non pagare l’affitto. O l’operaio nella fabbrichetta dove ti schiavizzano davvero, dove la sicurezza non esiste, mentre tutti parliamo dell’operaio della grande industria, quello che sul contratto ha persino descritti i pesi che può caricare. Una cosa che nessun cameriere, nessun falegname, nessun saldatore sa cosa sia. E nemmeno i lettori dei giornali da salotto, tutti occupati a sparare altrove, dove fa più audience. Consiglio il bel libro di Santarossa “Viaggio nella notte” per sapere cosa significa lavorare in una fabbrichetta di provincia. Preparate il Maalox.

Voterò Matteo Renzi perché non credo all’Europa dei mercati, ma all’Europa “abitata” dai suoi cittadini (vedi la proposta di servizio civile europeo). Non ho paura di vederlo parlare con la Merkel. La cosa importante è cosa si fa in Italia, non il capello brizzolato che fa autorevolezza. Che se sei autorevole di aspetto, ma poi sei ostaggio delle correnti del tuo partito, non decidi nulla davvero.

Voterò Matteo Renzi perché ha il coraggio di dire che in Italia spendiamo poco per i dipendenti pubblici. E’ che spendiamo male.

Voterò Matteo Renzi perché è un cattolico che dice che se i gay si sposano a lui non frega nulla. Il sacramento è una cosa privata. Lo voterò anche per essere la sua goccia cinese sulla questione dei figli. Ha una cosa, Matteo. Non fa finta che i problemi non esistano. Li affronta. Prende posizione. Vi dice come la pensa. Per questo in molti lo odiano – lo odiate – perché siamo assuefatti ad una classe politica che quando ha paura di dire la sua e di perdere consenso non parla. Tace. Tanto il tema è vincere le elezioni, non governare.

Voterò Matteo Renzi perché incarna meglio di chiunque altro il motivo per cui abbiamo fondato il PD, la casa comune dei progressisti che superava l’accrocco delle alleanze, dei giochetti, della spartizione.

Lo voterò perché ha capito che tra la gente che ha votato a destra c’è qualcuno da recuperare, altrimenti – banalmente – si perde.

Lo voterò perché abita il futuro, come me, e mi sono stufata degli interventi per i giovani come se fossero degli interventi straordinari per chissà quale categoria protetta. Da oggi gli interventi per il Paese SONO gli interventi per i giovani perché in tutti i luoghi del mondo è così, perché esiste identità tra progresso e futuro e quindi tra i giovani e la loro esistenza.

Lo voterò sapendo che molta gente non prenderà posizione o alla fine voterà Bersani, per sicurezza. Per comodità. So che queste primarie saranno laceranti. Chi promette di lasciare il PD se Matteo Renzi vince. E’ una battaglia strana, che coinvolge tante cose. Generazioni piantate ancora nel secolo scorso, con i loro giovani sodali e fedeli che governano i meccanismi decisionali. Non è una questione di generazioni, infatti. E’ una questione epocale che riguarda il Paese, le sue dinamiche corporative, il modo con cui si va al potere e quello con cui si governa. Ed io so da che parte stare. Non sto dalla parte di chi è parte del ventennio appena passato, anche se ha solo 20 anni. Sto dalla parte di chi ha una visione complessiva, anche avesse 90 anni.

Non lascio a Matteo Renzi quello spazio. Lo occupo con lui nella speranza di ridare futuro a chi non lo ha, alla mia generazione e a quella dopo la mia. Quelli che i figli no, il mutuo no, il contratto no. Per trasformare quei no, in sì.

Il suo programma è qui, per chi volesse leggerlo. Così parliamo di contenuti e non di ceroni televisivi.

Cose da non fare nel Lazio.

Per esempio.

I cittadini del Lazio non capirebbero una candidatura alla presidenza che somigli alle precedenti. Non capirebbero un giornalista Rai, non capirebbero figure troppo considerate vicine alla classe dirigente uscente. Serve una stagione totalmente nuova e responsabile. Serve competenza, ma profonda distanza da tutto ciò che è stato il centro sinistra laziale negli ultimi 20 anni.

Dopo la Polverini a chi tocca

L’intervento che oggi non ho letto in direzione PD Lazio per le sopravvenute dimissioni della Polverini. Aggiungo che a questo punto dobbiamo chiedere la NON ricandidabilita’ di tutti consiglieri come atto simbolico e l’uscita del PD da tutti i consigli di amministrazione delle aziende regionali.

Eccolo.

Care democratiche e cari democratici, oggi avrei voluto che discutessimo della vita di Mario, Agnese, Roberta e Francesco. Di come aiutare Mario che fa il grafico precario e non viene pagato. Non viene pagato dall’azienda per cui ha lavorato perché questa, a sua volta, non viene pagata dall’azienda regionale mandataria. Di Agnese che ha un figlio diversamente abile e le hanno tagliato i fondi per l’assistenza. O di Roberta che non ha più l’ospedale vicino casa. O di Francesco che pur avendone diritto non avrà la borsa di studio per i tagli della Polverini. Invece ci toccherà discutere non soltanto del fotografo personale della Polverini, il cui stipendio, regionale, valeva da solo una dozzina di queste borse di studio, ma anche se e quanto i nostri hanno contrastato nelle sedi istituzionali e denunciato in pubblico questo scempio. Come mai prima del patatrac si sentivano solo le grida dei due consiglieri radicali? Noi, il PD, partito popolare che primo fra tutti dovrebbe difendere il bene comune, ci siamo svegliati solo dopo lo scoperchiamento delle magagne? Ma non sono qui per fare la morale agli altri. Siamo nello stesso partito, un partito che per primo considero un Bene Comune e che vorrei, come la maggior parte di noi, perno della rinascita di un Paese martoriato dalla crisi di cui la questione morale è parte aggravante incredibile. Vorrei che qui trovassimo una via d’uscita, un sistema per fare divenire l’operato del nostro partito e dei nostri eletti una scatola di vetro, trasparente, accessibile e discutibile. Almeno per il futuro.Per raccontarvi che cosa accade fuori di qui mi sono permessa di appuntarmi alcune osservazioni dei nostri militanti che voglio ripetervi per dar loro voce in questa sede, anche solo simbolicamente. ” cercherei di mettere l’accento sul fatto che la trasparenza non può che fare bene al PD; darei un certo peso al fatto che, per giunta, alcuni di essi non versano (è ancora così?) quanto dovuto al PD Lazio pur sapendo la criticità della sua situazione finanziaria.” “…chiederei piuttosto che non si ripresentasse, che la maggior parte del gruppo regionale non si ripresentasse, questo si, per scarsa capacità e scarsa produttività””chiederei conto dello scarso rendimento, e/o connivenza con la maggioranza.” “Il rilievo da fare è quello di non aver sentito l’esigenza di opporsi ad uno stanziamento di fondi spropositato e non in linea con il clima di austerità che pervade il Lazio come il resto dell’Italia. L’osservazione è quella di non aver sentito prima l’esigenza di rendere pubblico il bilancio (anche se quasi tutti i gruppi non l’hanno ancora fatto).” “Dove stavate quando l’ufficio di presidenza, in cui siete rappresentati, approvava quel meccanismo nefasto di moltiplicazione dei fondi. Era difficile capire che distribuire 12 milioni di euro in un anno ai gruppi consiliari, per giunta senza alcun meccanismo di controllo, senza nessuna regola, era una cosa scandalosa? Dove stavate quando il Pdl presentava i suoi bilanci al Comitato regionale di controllo contabile, nel quale pure siete rappresentati?” Ben vengano le vostre dimissioni, ma sono tardive. Ve lo dico chiaramente: non avete fatto tutti e in modo coordinato la giusta opposizione. Non vi siete opposti abbastanza. Avete accettato la moltiplicazione delle commissioni. Avete accettato la moltiplicazione dei fondi. Avreste potuto anche accettarli e poi in un’operazione altamente simbolica destinarli in modo pubblico ad opere di bene comune. Pensate quanto avrebbe fatto fatto bene al Lazio ed anche al Partito. E che dire dell’astensione sullo statuto regionale di Storace nell’agosto 2004? Si astennero Giulia RODANO, oggi IdV, D’ANNIBALE, PARRONCINI e LUCHERINI, tuttora consiglieri, CARELLA oggi deputato, META, allora capogruppo e oggi deputato; Francesco DE ANGELIS, oggi parlamentare europeo, votò addirittura a favore. Di quelli che oggi sono nel PD solo Alessio D’AMATO, allora nel PdCI, aveva votato contro…assecondando anche nel passato statuti e regolamenti inefficienti e mangerecci della destra laziale siete corresponsabili della campagna denigratoria di oggi che partendo dagli sprechi e gli imbrogli mette in discussione le stesse autonomie regionali volute dal centrosinistra e colpisce buoni e cattivi, danneggiando le regioni che abbiamo governato bene: come usciamo da tutto questo? Chiediamo per tanto al segretario di stabilire una road map che entro 30 giorni, per quanto riguarda l’attività sia del Gruppo che del Partito. A mio avviso ne usciamo:1. Facendo quel che diciamo, anzitutto. Dimettendoci davvero, subito, non replicando i teatrini della Polverini.2. Dandoci regole certe, con tempi di attuazione non interpretabili.3. Vagliando con attenzione la ricandidabilità di ciascuno a qualsiasi altra carica elettiva sulla base dell’attività svolta, delle scelte fatte, del grado di responsabilità rivestita.4. Costruendo per il futuro liste competitive e aperte al rinnovamento, non recinti atti ad assicurare la rielezione di chi è già dentro. Se queste cose non le facciamo noi per primi ci dovremo intestare l’aggravarsi del fenomeno dell’antipolitica. Noi crediamo al sistema partiti, ma dobbiamo anche risanarlo, altrimenti saremo tutti travolti.5. Nominando una commissione che redige un regolamento interno per la destinazione, il controllo e la trasparenza dei fondi gestiti dal PD Lazio (comprendendo anche la valutazione di come quantificare gli stipendi delle risorse e la valutazione delle assunzioni), regolamento cui si dovranno ispirare gli analoghi regolamenti interni che urgentemente il PD Lazio esigerà anche dal gruppo PD alla Regione e dai gruppi PD delle province. [Signori consiglieri come facciamo a sapere se le spese nei ristoranti sono state e saranno normale attività politica o un modo di finanziare i sodali o se stessi? Come facciamo a sapere se la quantità straordinaria di manifesti che avete finanziato sono state e saranno per promuovere il rapporti dell’intero gruppo PD regionale con il territorio o invece per eventi di corrente relativi a singoli consiglieri o candidati alle primarie? Se erano legali o abusivi? Definiamo tetti di spesa, criteri di opportunità, linee guida per i nostri incontri e le nostre campagne di comunicazione. Facciamolo subito. La certificazione è importante, ma è un’operazione tecnica (segnalo che per il PD Lazio è cominciata nel 2011 mentre per i bilanci delle province non c’è ancora); qui cè bisogno di politica.]6. Maggiore coordinazione tra partito e attività politica degli eletti. Che sia più coerente, più condivisa, meno personale, meno geografica (se facciamo incontri solo nei feudi elettorali, cari consiglieri, chi si occupa degli altri cittadini?7. Rispettando una promessa elettorale delle primarie non ancora realizzata dal Segretario: la pubblicazione dei redditi personali di tutti gli eletti del Lazio8. Rispettando l’obbligo statutario di rendere pubblici i contributi ricevuti (speriamo non dal gruppo consiliare regionale) e le spese elettorali sostenute dai singoli candidati (incluse quelle delle primarie appena passate e immediatamente future) — cioè definendo subito adeguate sanzioni, senza le quali resterà sempre un optional: le spese di Bachelet per le primarie 2012 sono su web, e quelle degli altri?9. Nominando una commissione che affronta per l’oggi e per il domani il tema delle aziende partecipate, dove si nasconde una parte importante del costo della politica, dei finanziamenti impropri, delle tangenti: o anche su questo vogliamo aspettare che la tegola ci cada sulla testa, e la nostra indignazione ex post, come quella di oggi, risulterà poco credibile?E’ a disposizione di questa Direzione un ODG già redatto da mesi che regolarizza la questione dei pagamenti al partito. Un termine definito per il versamento o l’indicazione del RID bancario. Se dopo 60 giorni dall’elezione non si ha dato seguito, espulsione dal partito. Chiederei di darne lettura e metterlo ai voti o di assumerlo.C’è un ODG Bilancio presentato da Roberta Inguscio alla scorsa direzione l’11 giugno che il segretario non ha messo ai voti dichiarando che lo faceva proprio; è ora che gli venga data attuazione.Queste due cose sono fattibili immediatamente. Le altre nove elencate prima richiedono un’iniziativa urgente e incisiva di questa direzione e del segretario. Abbiamo di fronte, vicinissime, tre e forse quattro elezioni (comune di Roma, provincia di Roma, Camera e Senato e probabilmente anche Regione). Per evitare che le gravi colpe della destra ricadano anche su di noi e tutto si risolva nel “sono tutti uguali” dell’antipolitica non basta (anche se è giusto farlo) sottolineare le differenze fra noi e loro che pure ci sono, per fortuna; se non voltiamo subito pagina attraverso scelte visibili, coraggiose e dolorose che partendo dalle dimissioni in massa dal consiglio svolgano un percorso credibile di rinnovamento, non riusciremo piú a parlare di programmi e di bene comune perché in tutte e quattro le campagne elettorali saremo costretti, invece, a rispondere sui bambini all’enoteca. Non possiamo permettercelo e non può permetterselo Roma, il Lazio, l’Italia.

Pensieri sparsi sulla Regione Lazio

Sono senza PC, senza telefono, quindi vi posto le poche cose scritte su FB.

Su Casini.

Casini intanto faccia dimettere i suoi dalla Regione Lazio. Poi alla pulizia interna del PD ci pensiamo noi, chiedendo un passo indietro a tutti per le prossime elezioni, di certo questri consiglieri distratti hanno dimostrato incompetenza, ma certo non accettiamo lezioni dall’UDC dei palazzinari e del Piano casa. La Regione va azzerata con pochissime eccezioni e vale ancghe per SeL, Verdi ed IDV. Perché anche loro hanno accettato posti in commissioni e fondi. Quindi abbiate la cortesia di chiedere scusa e garantire il ricambio.
 
Se entrassi in carica.
 
Mi sembra scontato dire che qualora dovessi entrare in carica a causa delle dimissioni degli attuali consiglieri regionali del PD lazio anche io mi dimetterei.
 
Sulle dimissioni dei consiglieri del centro sinistra, in particolare del PD.
 
Le dimissioni collettive dei consiglieri del PD Lazio sono doverose sia per accelerare il voto sia per sottolineare le responsabilita’ di molti e i silenzi davanti al sacco del Lazio. Mi auguro che a questo segua l’abbandono dell’attivita politica e il ricambio della dirigenza laziale. Lo dobbiamo ai bambini ai malati ai disabili ai precari non pagati da aziende a loro volta non pagate da enti regionali.
 
Sulle lacrime di coccodrillo della Polverini.
 
Cara Polverini: dimettiti. I soldi i partiti tra cui il tuo su tutti se li sono rubati, ma glieli hai dati tu invece di destinarli ad asili nido, ospedali, infrastrutture. E chi e’ stato complice di questo furto se ne vada spontaneamente.

 

come ti uccido le primarie.

Non sara’ facile spiegare ai romani che dovranno votare alle primarie da sindaco, a quelle dei municipi e a quelle delle premiership in giorni diversi perche’ abbiamo paura di mischiare gli argomenti. Per non parlare di quando faremo le primarie per i parlamentari (perche’ le faremo vero?) I nostri elettori non sono stupidi e non ragionano come noi. Votano persone e programmi non coalizioni e sigle. Più coraggio e fiducia. Facciamo un unica grande giornata di partecipazione popolare che lanci una nuova stagione, a Roma, nel Lazio e nel Paese.

P.s. Ricordiamoci che i romani hanno saputo distinguere Zingaretti da Rutelli. Se si accorpano le giornate di voto qualsiasi accordo di corrente (il vero timore che sta conducendo i giochi) verra’ travolto dai numeri popolari. Come sempre. Come ovunque. Non dobbiamo avere mai paura della democrazia. Mai.

Azzerare la Regione Lazio. Noi siamo pronti.

Direi che la Regione Lazio potrebbe autoazzerarsi totalmente. E parlo di tutti, anche di quelli che sapevano, che hanno partecipato ed accettato il moltiplicarsi delle commissioni e dei soldi anche non nel PDL. Speriamo in una nuova generazione per il Lazio. Anzi, lo dico più chiaro: siamo pronti.

Le lacrime di coccodrillo alla Regione Lazio

Penosa la Polverini che si scusa…non poteva non sapere avendo sotto gli occhi lo stile di vita e le spese del suo capogruppo come di qualsiasi consigliere regionale. Persino a noi poveri mortali basta guardare i muri imbrattati di manifesti abusivi per sapere chi ha soldi e chi no.

E vale per tutti, anche per quelli dalla nostra parte.