La Lega anti-Lega

Quello che sta succedendo a Roma è gravissimo. Violare i “modi” di manifestare significa mettere a rischio la democrazia stessa perché favorisce chi vorrebbe limitare la libera espressione di protesta. Io detesto la Lega, ma in democrazia ci si confronta nelle urne. Punto. Tutto il resto purtroppo è una forma di fascismo. Aggiungo che mi preoccupa che qualcuno soffi sul fuoco per generare tensione inutile…invece di mediare.Film già visto che NON ha nulla a che vedere con la politica. Questo tipo di manifestazioni: non portano lavoro, non cambiano le idee di nessuno, non testimoniano nulla. Cavalcano solo la disperazione di chi non ha casa o lavoro. In una certa forma sono identiche al populismo di Salvini e commilitoni.

Il libro, non lei. Sullo Strega ad Elena Ferrante

Contrariamente a quanto dice il titolo di Repubblica, e a quanto cianciano in molti, in questa aspra ma educata risposta a Saviano, Elena Ferrante non ha deciso di partecipare allo Strega, ma ha spiegato che il suo libro, in quanto tale, può farlo perchè una volta pubblicato può essere usato e abusato. Che non vincerà mai ma se succede spariglierebbe. E per questo non succederà. Sembrava di vedere Lila parlare. 

Regola numero uno di Elena Ferrante: lasciare in pace Elena Ferrante.

Ma perchè Elena Ferrante dopo tutti questi anni dovrebbe dichiararsi “solo”per farsi vedere allo Strega, cioè in un luogo che rappresenta esattamente quello a cui
lei ha voluto rinunciare? Solo perchè ci siamo accorti di lei dopo anni? Ce ne siamo accorti come lei voleva, lasciando parlare i suoi libri. Punto. Il suo Strega lo ha vinto così. Non c’è bisogno degli autori. Anzi gli scrittori non dovremmo nemneno conoscerli il più delle volte sono peggiori dei propri libri. E quanto sarebbe più equa la lettura senza che si sappia chi è uno scrittore. E da chi è edito. Da chi è spinto. Di chi è amico. Se ci ignora sorridendo imperscrutabile come farebbe Lila fa bene. Anzi benissimo.

P.s. Parlare di lei e non dei suoi libri è esattamente ciò che ci ha chiesto di non fare.

Tra i froci di Lippi e i negri di Sacchi la nostra razza bastarda.

Tra Lippi che dice che non ci sono “froci” nel calcio e Sacchi che dice che ci “sono troppi negri” oggi c’è da vergognarsi della profonda ignoranza in cui versano i massimi esponenti del calcio.

Identità? l’Italia parla di identità?

Siamo la terra più bastarda del mondo, per averne dominato la metà per centinaia di anni  (alla maniera dei romani che assorbivano e si mischiavano) e per esserne stati dominati per la restante parte. Proprio noi dovremmo sapere cosa significa emigrare sia da sud verso nord che fuori dal Paese e cosa si prova.

Cosa hanno provato i terroni a Torino, come a Londra, nel Belgio a New York. Quanti siciliani sono stati “negri” per i bianchi inglesi o americani. E quanti di noi hanno sangue arabo e normanno e tedesco e francese e spagnolo ed ebreo e cristiano e mussulmano. E’ solo che lo abbiamo dimenticato e ogni tanto i flussi rallentano e ti fanno credere che quei connotati che hai sul volto siano inamovibili invece cambieranno ancora. E per fortuna. Siamo meravigliosi perché siamo bastardi. Siamo stronzi perché non lo accettiamo. Basterebbe sfogliare l’elenco del telefono per stupirsi, è tutto scritto nella storia dei nostri cognomi. I dirigenti del calcio oggi esprimono le retrovie culturali del Paese, come se fossero un qualsiasi capo ultrà sottoculturato. Spero che gente come Sacchi e Lippi non possa più allenare nessuna squadra di qualsiasi età e divisione.

Troppi negri. Troppi froci. No, troppa ignoranza.

Quando Einstein e Freud discutevano sul perché gli uomini continuano a farsi la guerra.

Einstein scrisse a Freud e Freud rispose.

Le domande di Einstein.

[…] Vi è una possibilità di dirigere l’evoluzione psichica degli uomini in modo che diventino capaci di resistere alle psicosi dell’odio e della distruzione? Non penso qui affatto solo alle cosiddette masse incolte. L’esperienza prova che piuttosto la cosiddetta “intellighenzia” cede per prima a queste rovinose suggestioni collettive, poiché l’intellettuale non ha contatto diretto con la rozza realtà, ma la vive attraverso la sua forma riassuntiva più facile, quella della pagina stampata.
Concludendo: ho parlato sinora soltanto di guerre tra Stati, ossia di conflitti internazionali. Ma sono perfettamente consapevole del fatto che l’istinto aggressivo opera anche in altre forme e in altre circostanze (penso alle guerre civili, per esempio, dovute un tempo al fanatismo religioso, oggi a fattori sociali; o, ancora, alla persecuzione di minoranze razziali). Ma la mia insistenza sulla forma più tipica, crudele e pazza di conflitto tra uomo e uomo era voluta, perché abbiamo qui l’occasione migliore per scoprire i mezzi e le maniere mediante i quali rendere impossibili tutti i conflitti armati.
So che nei Suoi scritti possiamo trovare risposte esplicite o implicite a tutti gli interrogativi posti da questo problema che è insieme urgente e imprescindibile. Sarebbe tuttavia della massima utilità a noi tutti se Lei esponesse il problema della pace mondiale alla luce delle Sue recenti scoperte, perché tale esposizione potrebbe indicare la strada a nuovi e validissimi modi d’azione.
Molto cordialmente Suo
Albert Einstein 

La risposta di Freud.

[…] I conflitti d’interesse tra gli uomini sono dunque in linea di principio decisi mediante l’uso della violenza. Ciò avviene in tutto il regno animale, di cui l’uomo fa inequivocabilmente parte; per gli uomini si aggiungono, a dire il vero, anche i conflitti di opinione, che arrivano fino alle più alte cime dell’astrazione e sembrano esigere, per essere decisi, un’altra tecnica. Ma questa è una complicazione che interviene più tardi. Inizialmente, in una piccola orda umana, la maggiore forza muscolare decise a chi dovesse appartenere qualcosa o la volontà di chi dovesse essere portata ad attuazione. Presto la forza muscolare viene accresciuta o sostituita mediante l’uso di strumenti; vince chi ha le armi migliori o le adopera più abilmente. Con l’introduzione delle armi la superiorità intellettuale comincia già a prendere il posto della forza muscolare bruta, benché lo scopo finale della lotta rimanga il medesimo: una delle due parti, a cagione del danno che subisce e dell’infiacchimento delle sue forze, deve essere costretta a desistere dalle proprie rivendicazioni od opposizioni. Ciò è ottenuto nel modo più radicale quando la violenza toglie di mezzo l’avversario definitivamente, vale a dire lo uccide. Il sistema ha due vantaggi, che l’avversario non può riprendere le ostilità in altra occasione e che il suo destino distoglie gli altri dal seguire il suo esempio. Inoltre l’uccisione del nemico soddisfa un’inclinazione pulsionale di cui parlerò più avanti. All’intenzione di uccidere subentra talora la riflessione che il nemico può essere impiegato in mansioni servili utili se lo s’intimidisce e lo si lascia in vita. Allora la violenza si accontenta di soggiogarlo, invece che ucciderlo. Si comincia così a risparmiare il nemico, ma il vincitore da ora in poi ha da fare i conti con la smania di vendetta del vinto, sempre in agguato, e rinuncia in parte alla propria sicurezza. […]

Unioni Civili: nessun accordo al ribasso con NCD

A differenza di quanto riporta questo pezzo di repubblica, non esiste alcun accordo al ribasso tra PD e NCD sulle unioni civili che diventerebbero così dei “simil-dico”. La proposta del PD continua ad essere quella che prevede istituto equivalente al matrimonio con la step-childadoption (che no, non è quello che vogliamo ed è già un compromesso al ribasso, ma non è un simil-dico come qualcuno oggi ha messo in giro)

La prostituzione e il popolo bambino.

prostituta-romaCi sono argomenti in questo Paese che non vanno trattati. E’ vietato. La cultura dell’ipocrisia ci dice per esempio che va benissimo lasciare la prostituzione su tutte le strade di Roma a qualsiasi ora e di qualsiasi età!- dalla Salaria all’Eur, passando per la zona dietro le Terme di Caracalla e la via del mare e altre che non posso elencare per motivi di spazio – ma guai a dirlo. Come se ciò che vedono i nostri occhi, ciò che fanno i nostri maschi (sì, certo, ci sarà anche qualche donna a farlo da qualche parte, chi lo nega), non avvenisse. Basta non dirlo perché non esista, come se fossimo un popolo bambino. Dietro la prostituzione di strada e da salotto ci sono tante storie. Ci sono le schiave, le bambine e i bambini sfruttati ed anche qualcuno che vuole farlo (e che io rispetto). Non è nei poteri di un comune risolvere questo millenario problema, ma io spero che prima o poi il mio Paese abbia il coraggio di guardarsi e di affrontare le cose come un Paese adulto. Dobbiamo sterminare lo sfruttamento della prostituzione, l’abuso sui minori cosa che avviene ogmi giorno sotto i nostri ipocriti occhi. Ma legalizziamo, consentiamo controllo sanitario e facciamo pagare le tasse a chi vuole farlo di mestiere (senza giudicare chi vuole farlo con il solito retroscenismo da senso di colpa cattolico sull’uso del proprio corpo, per pietà, anche questo simbolo della nostra immaturità di popolo).

p.s. la questione del quartiere a luci rosse come al solito è affrontata malissimo e senza approfondire ciò che davvero vuole fare il municipio, qui un articolo del corriere che prova a raccontarlo.

Perchè non moriremo democristiani.

dc4Racconta mia madre che quando ero piccola e in TV si nominava la Democrazia Cristiana io mi avvicinavo con il dito puntato verso lo schermo dicendo: “Ma questi che vogliono da me?”. Sono cresciuta in una famiglia per la maggior parte cattolica che aveva avuto negli anni 50 e 60 difficoltà a spiegare il perché e il come mai i parenti di un pericolosissimo dirigente del PCI andassero a Messa, una famiglia molto probabilmente simile a tante altre che votavano PCI e andavano a messa senza che questo fosse un problema. Quando morì Mario Alicata nel 1966, che pure si professava ateo, alcuni frati incisero un disco per lui, e questo raccontava di un dialogo sommerso che superficialmente sembrava non esistere. Mio padre, molto dopo del 1966, a dire il vero si mise ad un certo punto a votare il PSI di Pertini e smise con l’arrivo di Craxi che ha sempre detestato.

Oggi mi fanno sorridere i post, gli stati di FB che “Sì, poteva andare peggio di Mattarella, ma siamo sempre lì, ahimé, moriremo democristiani.”

Sulla DC c’è un sacco di confusione (anche sul PCI se è per questo). Perché se mai c’è stato in Italia un partito della nazione quello fu la DC dove convivevano ex fascisti (nel senso di gente che durante il fascismo era stata fascista e che alla fine del fascismo si reintegrò nel sistema) e gente che aveva fatto la resistenza.

Il momento storico non consentiva alcuna dialettica. Da una parte il MSI, dall’altra il PCI, la guerra fredda e tutto quello che sappiamo. La caduta del Muro di Berlino non ha comportato solo l’ammissione (a volte obtorto collo) dei blocchi di sinistra occidentali della propria identità più socialdemocratica che comunista, ma ha sgretolato anche l’esigenza di un partito della nazione che facesse da “muro” al comunismo filosovietico. Ma questo la DC e il PCI di Moro e Berlinguer lo avevano già in pancia. Lo avevano già in pancia anche la DC di Mattarella (nel senso di Piersanti) e il PCI di La Torre. La mafia, la legalità, la guerra alla corruzione erano una questione non ideologica, non di parte, ma degli onesti. C’è stata una parte della DC siciliana collusa con la mafia e una parte no. Dire Mattarella e pensare Andreotti è un errore storico. E non è un caso che Buttiglione andò con Berlusconi e Mattarella fondò l’Ulivo. Come sarebbe da stupidi non notare che la cultura comunista ha portato spesso i dirigenti PCI e PDS e DS (e di quelli del PD provenienti da lì) a fare scelte reazionarie, mentre gli ex DC forse perché provenivano da una cultura più liquida hanno a volte stupito per flessibilità (vedere alla voce divorzio per esempio).

Nello stesso modo è un errore pensare che Renzi abbia in testa di rifondare una specie di DC 2.0*. Il senso profondo della legge elettorale già approvata al Senato, va nella direzione completamente opposta. In un sistema democratico basato su due o tre partiti grandi per vincere devi fare bene quando governi, non avere qualche deputato per ricattare il governo. E’ un cambio drastico di mentalità che non ha a che fare con le categorie del secolo scorso pre-murodiberlino, che forse tentano di far assomigliare il nostro paese più ad un paese anglosassone che ad uno del sud del mediterraneo. La governabilità genera alternanza perché definisce responsabilità e costringe al confronto con gli elettori ogni volta che si vota.

Più democrazia di così si muore. E finalmente, forse, non democristiani.