Cosa è lo sciopero?

Un tempo le fabbriche si fermavano. Le merci si avariavano. La domanda era enorme e fermare una fabbrica era un danno enorme. Erano altri tempi. Tempi di mercati in via di sviluppo, di lavatrici con cui riempire le cucine, di gente che passava dal tram alla macchina. Fermarsi un giorno era una perdita economica.

Oggi uno sciopero convocato e pianificato (non uno organizzato all’istante) finisce per essere quasi un “respiro” per la fabbrica. Parliamo di tempi di cassa integrazione. Parliamo di tempi in cui è il padrone (per usare un linguaggio vetusto) a fermare le fabbriche perché costa più produrre che non produrre.

A meno che non si fa come una volta. Che si occupava tutto e si stava lì, tutti, finché non si portava a casa il risultato. Oggi l’isolamento non è dato dal “padrone”. Ma dall’incisività della lotta.

Oggi le varietà professionali sono molteplici, le esigenze diverse. Quante partite Iva domani non potranno arrivare al lavoro perché c’è lo sciopero e invece di unirsi alla lotta si ritroveranno a smadonnare contro la “sinistra”? (sentito domenica a pranzo con le mie orecchie)

Domani io non sciopero. Se accade ancora, quando passeranno il foglio per decurtarmi lo stipendio per “pagare” la giornata a chi ha scioperato, come faccio sempre, metterò la x e pagherò a qualcuno la giornata di lavoro persa.

Eppure non credo più che serva a qualcosa. E così tanti miei coetanei lavoratori dipendenti o autonomi (agenti enasarco, partite IVA o precari dell’universtà) con i conti protestati e il debito da urlo e le banche in attesa di esigere tassi mortali.

Uno sciopero deve essere l’ultima ratio. La minaccia che deve succedere ad una trattativa. Una “ritorsione” democratica che danneggi l’interlocutore. Quali danni pensate che ne avrà il governo?

E quali danni pensate che ne avrà la fabbrica di macchine o di lavatrici che in realtà pensa a fare tagli perché i mercati sono saturi?

E quale vantaggio la nostra lotta? La crescita del dissenso, della coscienza civile?

Insomma cosa ci portiamo a casa domani sera?

Nulla. Credetemi. Chi potrà scioperare si sentirà in pace con la coscienza, inconsapevole di una libertà fasulla.

Chi non potrà domani dovrà fare lo slalom per arrivare in ufficio.

Perché non stampiamo un foglietto breve in cui raccontiamo cosa succede e indiciamo a livello nazionale la giornata della sensibilizzazione? Pensate agli autisti dell’autobus. Ogni 20 minuti si fermano. Si alzano e leggono il foglio. E dicono: io vi porto. Non mi fermo. Ma voi queste cose le dovete sapere. Per la prossima volta.

Invece noi fomentiamo la divisione, questo sciopero finisce per essere un effetto che si manifesta solo tra chi dovrebbe essere unito. Un danno tra poveri. Effetto collaterale di una guerra combattuta con armi sbagliate.

Meglio allora bloccare un’autostrada. Meglio occupare una piazza. Meglio organizzare una manifestazione di sabato, imponente. Meglio truppe di persone ai semafori, la domenica che spiegano la manovra.

Vi prego. Se mi sbaglio ditemi cosa vi portate a casa domani sera che vengo a prendermelo anche io.