Cosa penso di questo momento. Sinceramente.

Se non ne posso più di aspettare per le Unioni Civili? Sì, non ne posso più. Se mi dà fastidio che a giugno, pensando che la riforma elettorale sarebbe stata di più rapida approvazione, si era detto che a settembre se ne cominciava a parlare e invece siamo finiti nel mucchio dei 1000 giorni? Da morire.

Però.

Voglio dire una cosa e, a scanso di equivoci dico subito che non tutto mi piace di come stanno andando le cose al governo e nel Partito (e non solo quello Nazionale). Per esempio non mi piace la segreteria plurale, mi sembra un po’ l’ibernazione del partito per far contenti quelli che gli danno importanza più che al Paese, ma dimostra – di contro – che non gli stiamo dando la giusta importanza per costruire elaborazione e radicamento. Per esempio non mi piace che la segreteria sia stata fatta di nomi e poi di deleghe è avvenuto esattamente il contrario di ciò che vorrei accadesse nel partito. Per esempio non mi piace che i PD di Lazio e Roma non abbiano ancora recepito il cambiamento. Non mi piacciono tutti i nomi della segreteria, alcuni mi fanno persino paura. Per esempio non mi piacciono le cose che dice la Lorenzin sull’omogenitorialità e l’assoluto non coraggio a legiferare sul’eterologa andando incontro all’autonomia selvaggia e ingiusta delle regioni che è in pieno contrasto con la nostra visione del titolo V, a proposito di riforme. Ecco, detto questo e chiarito che qui siamo renziani finché somigliamo a noi stessi e  non quando somigliamo a quelli che volevamo rottamare, dico una cosa sulla cosiddetta “annuncite” del nostro segretario-presidente.

Una cosa che vale per le unioni civili, ma che vale per ogni riforma “pesante”. Lo dico da sempre, forse non è ancora chiaro a tutti, provo a ripeterlo. Non ho mai pensato che le larghe intese potessero portarci lontano. L’ho detto ai tempi di Letta, l’ho ripetuto ai tempi di Renzi. Con una differenza. Che dentro le larghe intese c’è chi prova a navigarci dentro eternamente, solo per stare seduto in poltrona. E c’è chi prova a fare le riforme per consentire al Paese di dimenticare le larghe intese al prossimo giro. Detto questo ritengo che senza l’approvazione della legge elettorale difficilmente si potranno fare riforme “scomode” o “radicali”.

Perché? Semplicemente perché oggi non conviene andare a votare ad Alfano e nemmeno alla minoranza PD (scusate la brutalità). E con la legge elettorale approvata si può dimostrare la coerenza politica delle proprie idee. Se Alfano non vuole votare le unioni civili può benissimo fare cadere il governo. Se la minoranza PD non vuole discutere del lavoro del terzo millennio e vuole continuare a discutere di quello del secolo scorso, idem.  Fa male Renzi a fare tutti questi annunci se non ha la certezza di portarsi a casa le riforme, dalle unioni civili alle partite iva alla scuola? Forse sì. O forse fa bene a raccontare al Paese cosa vorrebbe fare per fare vedere cosa non riesce a fare.

Faccio parte di quelli che vogliono bene al Paese, faccio parte di quelli che non vogliono vedere una sola cosa realizzata, ma molte. Da quelle che consentono governabilità a quelle che consentono cultura, da quelle che consentono matrimoni a quelle che consentono lavoro. Io credo che abbiamo bisogno di una stagione di riforme (per una volta dopo il dopoguerra, una eh), senza rivendicare alcuna classifica. Sono tutte importanti e dobbiamo portarle a casa tutte.

Dettagli sul Paese alla fermata del treno

Questa mattina ho preso il treno per tornare a Napoli. Alta velocita’ di Trenitalia a Termini. Per i treni cosiddetti IC c’e’ una cosa comodissima: lungo il binario ci sono dei display che ti preavvertono della disposizione delle carrozze. In questo modo appena il binario esce sul display delle partenze i viaggiatori possono disporsi lungo la banchina ordinatamente. Oggi le indicazioni delle carrozze erano invertite. Cosi’ quando e’ arrivato il treno la distribuzione ordinata dei viaggiatori e’ diventata caos. Chi era in testa per salire sulla carrozza 1 e’ tornato indietro e viceversa per chi attendeva ad inizio banchina la carrozza 11. Il treno non ha ritardato nemmeno di un minuto malgrado il caos generato da questo piccolissimo errore. Ho visto un gruppo di turisti tedeschi ridacchiare e scuotere la testa. Ecco qui ho pensato che mi dispiaceva, ma contemporaneamente che la nostra natura si vede in queste microscopiche cose. Siamo dei bravissimi sopravviventi, dei maestri dell’emergenza, degli incassatori di crisi fenomenali. Ma ci perdiamo i dettagli, le piccole cose. Non siamo maniacali. Siamo troppo tolleranti rispetto alle disfunzioni, alle alterazioni delle direzioni, delle regole. Alziamo le spalle, va bene lo stesso, non cambia niente pensiamo davanti alle piccole cose. Se fossimo un po’ piu’ maniacali ed intransigenti con noi stessi saremo un Paese migliore invece che un Paese galleggiante. Ecco la chiave e’ li’. Nei dettagli. Nelle piccole cose. Siamo un Paese che crede di avere bisogno di incudini e ruspe per migliorare, invece basterebbe un cacciavite di precisione. E’ nei dettagli che si sprecano soldi pubblici. E’ nei dettagli che le belle parole sul merito si schiantano. E’ nei dettagli che la bellezza dell’Italia si sgretola.  

“Ho dormito con te tutta la notte” – Tour di Autunno

15 settembre A Roseto degli Abruzzi (TE) alla Casa Gialla, contrada Santo Stefano 10 ore 17:30 co-presentazione con Maura Chiulli e il suo “Dieci giorni”. Modera Anna Segre, legge Anna Cianca

3 ottobre ore 19 – Milano Libreria Gogol 

4 ottobre – Varese

D’Alema è tornato (con buone notizie)

D’Alema è tornato. Critica il governo e critica il segretario.

1) sono felice di sapere che il concetto di solidarietà interna non esiste più e quindi si può parlare male del segretario. (aspettavo questo momento da anni, grazie Max)

2) sul partito sono d’accordo con D’Alema. (non ho paura a dirlo, credo di averlo detto anche al segretario e molto prima di D’Alema)

3) sull’azione di governo da uno statista (D’Alema, ndr) mi aspetto più consapevolezza (e meno opportunismo: della serie ora che sparano tutti, sono meno impopolare se sparo un po’ anche io) delle difficoltà a “riformare” questo Paese impaludato dato il contesto e soprattutto i numeri delle larghe intese (sapete tutti come la penso: non vedo l’ora di andare a votare, una maggioranza forte e omogenea è l’unica cosa che serve, un minuto dopo di una legge elettorale decente, e sì sono incosciente. la crisi e tutto il resto ma ho ancora forti dubbi che si possa riformare l’Italia al governo con SC e NCD). A proposito di “paese impaludato” cito per tutti il povero sindaco di Locri (nel suo piccolo) che non riesce a lavorare (e ha scritto a Gesù per farsi ascoltare) causa assenteismo collettivo dei dipendenti del suo comune (roba che bisognerebbe mandargli 200 giovani dipendenti da fuori ad aiutarlo, licenziando il resto). Ecco Locri è nn piccolo esempio di quanto questo paese sia bloccato e incementato su posizioni acquisite che il sistema democratico può smantellare con estrema difficoltà. Mi stupisco che D’Alema lo abbia dimenticato. O che volutamente lo trascuri.

p.s. sono felice della fine della luna di miele tra Renzi (dicono sia così) e i Media (sempre che ci sia mai stata). Ora finalmente torniamo alla normalità. Se fa bene, bene. Se fa male, male. E’ la democrazia e noi siamo tutti felici che sia così.

Anatomia di un dibattito (quando i gay si arrabbiano e la destra risponde)

C’è un bellissimo pezzo del film “I ragazzi stanno bene” dove la figlia guarda una delle madri e in piena crisi adolescienziale le dice (più o meno): “Così hai la tua bella famiglia lesbica in cui siamo tutti perfetti.” Mi colpisce quella frase perché ho vissuti su di me la sindrome della perfezione della “rappresentanza” e sono certa che molti di noi la vivono e l’hanno vissuta allo stesso modo. Nel dibattito che si è scatenato dopo la sentenza del tribunale di Roma che in sostanza autorizza una stepchildadoption arrivando prima del legislatore e semplicemente rispettando il principio (già nella consuetudine giudiziaria) della continuità affettiva a favore del benesse del minore (e solo del benessere del minore) ho sentito dire di tutto. Ho visto citare studi contro l’omogenitorialità in cui alla fine gli “scienziati” sono dei noti psichiatri ciarlatani che teorizzano la “guarigione” dall’omosessualità citati come fonti autorevoli. Ho anche ricevuto un link in cui un figlio di due lesbiche separate è indagato negli Stati Uniti per atti di pedofilia come se questo bastasse ad inficiare ogni teoria sull’omogenitorialità. Ci sta che davanti a tanta violenza, tanto odio, tanta – ehm – omofobia, qualcuno di noi perda la pazienza. E’ successo a Vladimir Luxuria che interrogata sul manifesto omofobo, violento e rubato (Toscani li ha denunciati per furto) ha risposto a caldo così: “Spero che nessun bambino venga abbandonato da un padre all’età di 12 anni come è successo alla vostra Giorgia Meloni”.

Ovviamente questa frase è stata usata per ribaltare il ruolo vittima-carnice (a proposito accade sempre più spesso: dici che i gay fanno schifo, non devono avere nulla, sono una lobby, pedofili, inabili a crescere un figlio ecc, qualcuno si incazza, lo scrive e immediatamente dopo viene accusato di linciaggio….è una dinamica che sta imperversando sui social, molto chiara tra l’altro).

In realtà Vladimir voleva dimostrare che non basta essere etero per essere un buon genitore, ma capisco che se ti tocca personalmente possa essere “pesante”. Il fatto è, non riusciamo forse a farvelo capire, che i vostri manifesti, le vostre frasi, il vostro opportunismo politico “contro i gay” fa male uguale. E’ pesante uguale. Impatta su adolescenti che si tolgono la vita, sui nostri figli che crescono nel vostro mondo malato di omofobia. Non ci credete? Leggete i commenti in calce allo stato di Ignazio La Russa, uno che ha fatto il ministro della Repubblica insomma, mica uno chiunque. A voi non vi preoccupano quei commenti? A me sì. E, pur cercando di dare l’idea di essere una lesbica gentile, moderata e sempre disposta al dialogo (con chi se lo merita) comincio ad arrabbiarmi sul serio. Mi aspetterei da parte di chi fa politica più responsabilità. Mi parlate dell’ISIS poi gli somigliate molto. Mi scuso io con Giorgia Meloni da parte di Vladimir, anche se lei non sarà d’accordo forse. Ora aspetto le vostre scuse e che proviate a far ragionare queste bestie qui sotto, i vostri elettori.

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