Appello ai dalemiani.

Attenzione alla seguente frase:

“È anche per questo che stavamo valutando con Bersani la possibilità di un mio abbandono del Parlamento. Del resto, questo non avrebbe ostacolato un qualche mio impegno al governo, se vinceremo le elezioni e se sarà ritenuto necessario.”

Insomma avrebbe rinunciato a candidarsi, ma si aspettava un ministero.

Ora oltre a volere un ministero si ricandida.

Massimo D’Alema chi?

Quello del «patto della crostata» (settembre 1997  con Francesco CossigaFranco MariniSilvio Berlusconi e Gianfranco Fini durante una cena svoltasi nella notte fra il 17 e il 18 giugno nella casa di Gianni Letta di via della Camilluccia a Roma), riforme istituzionali ma nessuna legge sulle reti televisive.

Quello che quando Natta ebbe un infarto parlò di successione ai vertici del partito senza nemmeno consultarsi con lui che Renzi in confronto è un delicato riformatore.

Quello che ha fatto sette, dico sette, legislature.

Quello che dice che il matrimonio gay offende il sentimento religioso degli italiani?

Scusate ma siamo ridicoli. Non se ne può più. Lo dico anche ai dalemasessuali…così ci diamo la zappa sui piedi. Andate a lezione da lui, adoratelo, fatevi trapassare la sua sapienza, ma convincetelo a NON candidarsi e a NON volere ruoli nel governo Bersani.

La vecchia dinamica del consenso.

Voglio dire una cosa ai romani.

Diffidate di assessori municipali e istituzioni che vi chiamano adesso e vi promettono fondi, cambiamenti, investimenti.

Non si fa politica a 6 mesi dalle elezioni, questa è solo dinamica del consenso.

Le cose si costruiscono tutti insieme, anche in modo conflittuale. Ovviamente sta accadendo in ogni municipio e sotto la bandiera di ogni partito.

Anche il nostro. Questa è una cosa che però si può sminare solo se anche i cittadini e le categorie non ci cascano.