D’Alema e Bersani si amano ancora, tranquilli.

Ha ragione Chiara Geloni. E’ una montatura giornalistica. In realtà non è successo niente:

Bersani: “Io non chiederò a D’Alema di candidarsi. Io non chiedo a nessuno di candidarsi. Io non sono quello che nomina i deputati. Io farò applicare la regola, chi ha fatto più di quindici anni per essere candidato deve singolarmente chiedere una deroga alla direzione nazionale”

D’Alema: “Sono del tutto d’accordo con Bersani: ha giustamente ricordato una procedura che mi è nota, cioè che è l’organismo collegiale che decide. Ha ragione, non spetta a lui e d’altro canto non mi ero rivolto a lui ma al partito”.

p.s. ma non abbiamo altro di cui parlare in Italia? Lo dico ai giornalisti…..Bersani non rottama D’Alema, non può. Sarà l’assemblea del PD a dare o no la deroga a D’Alema. L’assemblea cammellata di tanti dalemiani, quindi state sereni: o si fa da parte o sarà candidato. Amen.

 

Fascistoide è l’indispensabilità.

Oggi Michele Prospero dice che:

“La rottamazione è un arnese del populismo contemporaneo che scommette sull’istintualità irriflessiva del pubblico e sull’oblio della ragione critica: in nessuna democrazia si ingiuria la propria classe dirigente, per affidare la continuità della Repubblica a Bossi, Berlusconi, Cicchitto, Casini, Fini, La Russa, Gasparri, Tremonti.”

E definisce la rottamazione una cosa fascistoide.

No, caro Prospero, la natura fascista sta nella supremazia dei singoli, nel loro considerarsi indispensabili. Mai concetto di destra, superomista è apparso così incarnato nella nostra natura italica. Se poi si sposa nel suo essere prevalentemente maschile raggiunge livelli di fascismo arcaico ineguagliabili.

Il ricambio è democrazia. E se questo ricambio non è possibile, da che mondo e mondo si fa la rivuluzione. Oggi con l’anima riformista la chiamiamo rottamazione. Guarderei lo stato delle cose se fossi un bravo analista politico. Oggi Bossi e Berlusconi sono quelli che in questi venti anni hanno governato più dei Veltroni e dei D’Alema. Forse solo Prodi ci ha salvato dall’oblio politico totale. E Prodi somiglia più a Monti che alla classe dirigente del PD, se proprio vogliamo guardare in faccia la realtà. Quindi chi è che ha consegnato gli ultimi venti anni in mano a Berlusconi? Renzi?

E su.