Rabbia e legittimità.

Il Partito Democratico è la mia prima esperienza dentro un partito, prima di allora non avevo mai creduto nei partiti. Facevo tanta politica ma nelle “cose”. Mi aggregavo nei luoghi di studio, mi candidavo, coinvolgevo con altri come me, le persone con cui “avevo a che fare”.

Quando ho deciso di entrare nel PD l’ho fatto perché dentro le parole di Veltroni avevo trovato proprio quello che stavo cercando di fare ogni giorno: fare politica “avendo a che fare” con le persone. Per somiglianza, per attitudine, per valori. Per essere corpo di cambiamento. Prima di allora i DS stessi mi erano solo sembrati un gruppo di nostalgici burocrati che non riuscivano ad interpretare i tempi, le cose, le persone, il lavoro del millennio nuovo.

Viviamo tempi difficili. Superficiali. Tifosi. Tempi di linciaggi come è capitato in questi giorni ad Ivan Scalfarotto reo di avere semplicemente cercato di spiegare perché dopo avere votato contro Marini per due volte, aveva votato Prodi e non Rodotà. Posizione da me non condivisa, ma legittima. Come a lui ad ognuno di noi marchiato PD è stato inflitto il linciaggio senza guardare alla storia di ognuno di noi come se Scalfarotto fosse come la Finocchiaro o come Sassoli o come chi voleva votare Marini, ha silurato Prodi e ora, come dice Civati, forse farà il ministro.

Ecco qui è il punto “cruciale” del nostro tempo.

Saper distinguere. E sapere esercitare dissenso e non deligittimazione. Viviamo in un Paese che ha bisogno di legittimarsi per ritrovarsi, di scendere dalle barriccate davanti all’emergenza del lavoro. Viviamo in un tempo erede di un ventennio in cui c’erano i buoni e i cattivi e forse ci sono ancora. Solo che ci sono cattivi anche tra i buoni e viceversa e questo (quel “siete tutti uguali, in fondo”) ha mandato in tilt il sistema e Berlinguer lo aveva previsto.

E questo cortocircuito ha creato il M5S formazione in cui convive tutto e il contrario di tutto e soprattutto trova spazio la rabbia cieca che tutto vuole spazzare via, senza salvare nulla, perché chi non è con noi è contro di noi. Ebbe questa non è linfa per la democrazia e forse a  Avevamo ragione noi a voler rottamare questa classe dirigente vecchia e non anagraficamente parlando. Non ce l’abbiamo ancora fatta e intanto la frittata è fatta.

Distinguere dissenso da delegittimazione: non lo sa fare né il PD con la sua organizzazione ancora nelle mani di chi ha globuli rossi stalinisti (e che con quei metodi si vendica di Prodi bruciandolo) né la piazza colma di rabbia che rischia di ripetere Weimar e la marcia su Roma e tutti quei momenti (primavere arabe incluse) in cui la rabbia è il motore di trasformazione tra un sistema che non funziona più e una dittatura.

Quella dell’imposizione del pensiero unico, quella della supremazia della ragione, ma quella propria, non quella collettiva che sta scritta nella democrazia e che ha scritto la pagina triste di questi giorni, ma che è democrazia. E’ democrazia quel contenitore che tutela tutti: da Berlusconi a Grillo, passando per ognuno di noi.

Questo è il momento più delicato di quella fase. Il momento in cui tanti democratici sono tentati di salire sul treno della rabbia e spaccare tutto perché stavolta il “vecchio regime” fatto anche da tanti giovani servi, ha proprio esagerato.

A costo di sembrare il mulo stupido della situazione io resto dentro quel solco perché NON vedo alternative. Tra il M5S che vuole essere partito unico e e l’aspirazione alla vocazione maggioritaria sceglierò sempre la seconda perché mi consente di legittimare l’esistenza di una sana opposizione. Tra l’iperdemocrazia che voleva epurare chi ha votato Grasso al posto di Schifani ed oggi vuole linciare chi ha il coraggio di interpretare il proprio ruolo di deputato sceglierò sempre i luoghi dove posso dissentire e continuerò a lottare affinché anche nel PD lo si possa fare di più e ancora di più.

Non se non facciamo pulizia stavolta, ma a fondo, e non per finta. Vorrei, in questi giorni che le tensioni centrifughe dei soggetti democratici (nell’ordine il PD di Barca, quello di Civati, quello di Renzi o SeL di Vendola) non si sentissero meglio a stare lontani per restare con i propri simili. Ricordiamoci tutti che poi si deve governare, non siamo nati per fondare partiti, ma per farli funzionare: e vorrei che proprio ora venisse fondata quella grande forza democratica e basata sulla Costituzione che tenga dentro tutti e che condivida un progetto di governo.

p.s. scrivo questo post mentre mancano 100 sezioni allo spoglio in FVG. Affluenza bassissima, PD primo partito e la Serracchiani non travolta, comunque, dall’effetto del we. E’ un dato che ci farà riflettere nei prossimi giorni. Non andrà impugnato da nessuno contro nessuno. Sarà solo il risultato del PD FVG e di Debora a dimostrazione che la differenza lo fanno le persone e che gli elettori lo capiscono benissimo, anche nei momenti più complicati.