Il lato maledetto

Oggi nel giro di 5 minuti mi hanno chiamato due persone per pranzare con me. 

Difficile non notare la congiuntura astrale.

Sono due persone che contemporaneamente, nel tempo, se ne sono state in silenzio (e per motivi totalmente differenti), con me, per più di 15 anni. Non proprio poco e loro non erano proprio poco importanti. E’ una congiuntura perchè oggi erano entrambi a Torino e i nostri “luoghi” sono stati invece Bergamo ed Anzio.

 

Te ne stai lì a guardarmi male mentre ti dico cosa penso.

Te ne stai lì con la forchetta a mezz’aria, ovviamente muto, a minacciarmi con gli occhi che potresti anche non chiedermi più di pranzare insieme.

In fondo negli ultimi 18 anni abbiamo pranzato insieme solo 3/4 volte.

Mi guardi così solo perchè parlo.

Non voglio che dici nulla, non ti sto chiedendo di trasformare in parole 18 anni di silenzio.

Ti sto dicendo solo la verità.

Non ti sto nemmeno chiedendo di confermare le cose che ti dico.

Il dolore che hai avuto, il dolore che hai negli occhi adesso. O di avere pietà del mio. E nemmeno di credermi.

Ti sto solo, cazzo, parlando.

 

Ma forse chi non parla non vuole nemmeno sentire.

E non è vero che chi parla non ascolta. Questa è una cazzata. Proprio una cazzata.

E’ il lato maledetto delle cose questo silenzio, forse ho capito perchè, io, il silenzio non so nemmeno che cosa sia.

Ho capito perchè non lo tollero, perchè non tollero che accanto a me accadano delle cose, si sciolgano nodi, che si pianga, che non si dorma e non si parli. E si scappi.

 

Qualcuno dice che a volte è meglio il silenzio. Che a volte è meglio girarsi dall’altra parte, non dire nulla, aspettare che passi la notte.

 

E’ il lato maledetto della vita questa mia testardaggine della parola.

 

E’ il mio lato maledetto. Altro che Baudelaire (e guardate sorridendo il titolo del blog che vi linko…c’è tutta una letteratura…anche non ancora pubblicata).

 

Aggiunto dopo: senza farlo apposta vado a comprare il vino per la cena con Mario e mi ritrovo a bere con Albert, l’avventore australiano in Italia per amore, che gestisce un’ enoteca (molto radical chic, ma molto proletaria) di vini sfusi sotto casa mia, e con un tipico colletto bianco di età avanzata e con un giovane con una maglietta con un teschio. Io in gessato blu. Quattro più diversi di così, non si potevano incontrare a Torino, alle soglie dell’ora di cena. Il lato maledetto di Torino?