Indovina la CITTA’

No, non è il dilemma esistenziale delle mie Risorse Umane.

La scena è questa. E’ martedì 27 maggio.

Congresso provinciale di Arcigay. Presente anche il presidente nazionale Aurelio Mancuso che con la barba brizzolata è diventato più simile a Babbo Natale che ad un attivista GLBT (glielo abbiamo detto in tanti).

Mi hanno invitato e me ne sto tranquilla ad osservare la scena. Intorno a me giovanissimi e tantissime donne.  Ma proprio tante. Tutti si sorridono, si abbracciano. Poi tutti zitti. Ci saranno 30/40 persone.

Qualcuno prova a chiedermi se voglio la tessera, io declino e spiego che, ed Aurelio lo sa, mi farò una tessera solo quando esisterà la federazione nazionale.

Il presidente dell’Arcigay provinciale si alza, legge il suo discorso con un accento che ne tradisce la sarditudine. Calmo, pacato, elenca tutte le cose fatte. La partecipazione al coordinamento Pride con le altre associazioni, il dialogo con i migranti, con i giovani mussulmani. La crescita di partecipazione, i convegni, i legami con la città, il network, la relazione con i locali e l’organizzazione di eventi.

Dice due cose forti: che questo governo penalizza una condizione (l’essere migrante) e non una condotta. E parla della narrazione collettiva che la comunità GLBT non ha, perchè, dice, siamo i nostri primi nemici. Tocca delle corde emotive, ringrazia persone, alza gli occhi dal foglio, le guarda, le accarezza.

E poi, rassegna le sue dimissioni, indica il suo successore, non c’è polemica, solo un pò di stanchezza politica (e chi non lo capisce?). Io mi lascio sfuggire una battuta, della serie, se proprio sei disoccupato avrei io un posto dove farti fare qualcosa di buono, ma Benedino mi mette subito a tacere, bonariamente.

Poi parla Aurelio e ribadisce la nuova linea (ardua e ricca di ostacoli come so molto bene per recente esperienza personale) : lontananza dai partiti, dialogo con le istituzioni e soprattutto fare fronte all’emergenza di violenza.

Poi succede una cosa che non mi aspetto. Si alza un rappresentante del Circolo di Cultura Omosessuale locale. Ringrazia il presidente uscente, si commuove. Ci sono altri rappresentanti del network di cui il presidente uscente parlava prima, parlano, sereni, come se fosse una grande famiglia ed io sono sempre più a bocca aperta.

Poi parlano la vicepresidente e il nuovo presidente, anche loro emozionati, non c’è traccia di cinismo politico, è tutto entusiasmo puro e affetto per le persone e la causa. Io sono sempre lì, seduta sulla mia sedia, in ascolto e continuo a sussurrare: sto sognando.

L’età media del direttivo che viene eletto sarà di 25/26 anni. Un autentico laboratorio generazionale e di genere. Una specie di miraggio. Foto di gruppo e poi patatine e nutella.

Poi Aurelio Mancuso dà la notizia che un’altra donna entrerà nel direttivo nazionale e guarda caso è la seconda che proviene da questa esperienza, da questa città.

Poi tutti a cena in un locale aperto tutta la notte solitamente frequentato da buttafuori e brasiliani (in fondo un posto così è anche nostro, non c’è niente da fare) e un pò di cazzeggio alla sex and the city.

Ora indovinate in quale città mi trovavo.

E poi (ma solo poi, promettetemelo) andatevi a leggere l’ottimo report  di Francesco e Luca su quanto accade altrove. E anche su questo provate a postare una soluzione (sintetica). Prometto che la farò leggere a chi di dovere.