Il vero colpevole.

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Quando mi chiedono l’ennesimo commento sull’ultima aggressione ai danni di un omosessuale (stavolta è stato un padre ad accoltellare il figlio diciottenne perché omosessuale, ma solo l’altra notte un giovane giornalista di deegay.it è stato picchiato e gli è stato intimato di occuparsi di altro) non posso fare a meno di ascoltare lo sconforto dei giornalisti che mi telefonano. Oggi è stata la volta di Aprile, la settimana scorsa una giornalista de La Stampa. 

L’idea è che la vittoria della destra e la vittoria di Alemanno a Roma in qualche modo giustifichi un certo tipo di squadrismo, consenta alle coscienze di bruciare un campo Rom o di picchiare un omosessuale.

Io non sono d’accordo. E’ troppo comodo metterla così, è il solito giochino delle parti.

La verità è molto più profonda e molto più dolorosa.

 Prendiamo gli oggetti della violenza di questi giorni: Rom e omosessuali. Non ebrei. E sapete perché? Perché se oggi aggredissero a Roma un ragazzo ebreo domani mattina i giornali di destra e di sinistra sarebbero colmi di editoriali contro l’antisemistismo. La violenza fisica oggi è solo l’effetto di una certa cultura omofoba e strisciante che si fa largo nel Paese. Oggi nessuno rilascerebbe più dichiarazioni sulla presunta inferiorità della razza ebraica. Però il ministro delle Pari Opportunità si permette di dire che non esiste discriminazione contro gli omosessuali e che il GayPride è una parata mascherata. Esponenti di centro sinistra, debitamente ricandidati, sostengono che l’omosessualità sia una malattia. Moltissimi sono contrari al riconoscimento della famiglie omosessuali, e moltissimi sono esponenti del centro sinistra, di quella componente politica che dovrebbe dirsi e agirsi come progressista, come avanzata, come europea.

Il silenzio della politica e della stampa (che riporta gli eventi in cronaca e non inizia un processo di analisi socio-culturale) è il primo colpevole. E’ colpevole perché permette al pregiudizio di dilagare nelle scuole, nelle famiglie e per le strade. E’ colpevole perché non offre una direzione, non offre una visione differente da quella razzista.

La cultura omofoba ci sta entrando nel sangue, così come l’antisemitismo ha strisciato nel popolo tedesco negli anni del nazismo. Perché tutti tacevano. Perché tutti pensavano che un po’ di ragione ci fosse ad avercela con il popolo ebraico.

Mi fanno meno paura le esternazioni dei leghisti sui culattoni del silenzio tragico dei dirigenti del mio partito o di tanti editorialisti che si definiscono progressisti. Non basta qualche dichiarazione del ministro ombra delle pari opportunità. Non basta il coraggio di quello che era il mio candidato a sindaco di Roma. Non basta lo sforzo sovrumano e solitario di Paola Concia, rimasta l’unica a rappresentare la nostra comunità, come se si dovesse per forza essere gay per avere a cuore la questione.

Quando gli operai rispondono che votano Lega perché la sinistra ha pensato troppo ai froci (fosse vero almeno!) e la sinistra tace, cosa dobbiamo pensare? Che ritiene di non dover parlare di omosessualità perché il Paese non lo gradisce?

E’ necessaria una forte presa di posizione delle forze progressiste del Paese, uno sforzo sovrumano di coraggio. Per esempio sfilando accanto alla comunità omosessuale senza se e senza ma al Gay Pride, senza distinguo. Esserci e basta.

p.s. Consiglio a tutti la visione del film V per Vendetta.