L’Italia dei giusti

Certo difficile dire che i lettori di Repubblica siano uno spaccato statistico della società italiana.

Ma come commentavamo via sms con Vittorio Zambardino è incredibile la quantità di persone di destra che è venuta qui a lasciare un pensiero o che mi ha scritto direttamente, mischiata a compagni di liceo (qualcuno anche del liceo scientifico a cui eravamo annessi e che si ricordava di quando guidai una pacifica invasione di corpi sdraiati nei corridoi per protestare contro il preside che non veniva mai da noi) e dell’università o ai tanti gay che si sono commossi per avere avuto una voce (e dobbiamo ringraziare Repubblica che ha assolto al suo dovere di organo di informazione) e agli amici di sempre.

E’ incredibile come una semplice lettera possa scatenare l’Italia dei giusti, quella che non ha partito, quella disposta ad ascoltare, quella che è pronta a mettere in gioco pregiudizi e pensieri e a cambiarli.

Queste le cose più incredibili: “Pensavo questo, ma oggi penso questo perchè ho capito questo.” Come sembra tutto così lontano da un certo dibattito ideologico e contrappositorio a cui credevo l’Italia si fosse assefuatta ed invece quanto accaduto mi fa pensare che aspetti solo una scintilla e la cosa bella non è stata la mia lettera, concepita nel delirio della febbre causata da una faringite micidiale che mi sta costringendo a casa, ma stare qui, tutto il pomeriggio, come un imbecille, con il termometo sotto l’ascella, a leggere le cose che scriveva la gente che arrivava qui dal sito di Repubblica.

Capire che la rivoluzione gentile – che metta al primo posto il benessere del paese e non una bandiera, che chieda conto di grandi questioni, senza compromessi, ma lo faccia con gentilezza  – è quello che il Paese ci chiede.

E’ incredibile quanto pesi di più il modo in cui si chiedono le cose piuttosto di cosa si chiede. E ormai avrei dovuto impararlo, a 32 anni, con intorno amici di ogni tipo, di ogni genere, di ogni schieramento politico che ha abbracciato la mia battaglia con affetto ed entusiasmo.

E’ incredibile, ancora, quante persone di destra hanno affermato di voler venire al GayPride e di voler vedere riconosciuti i diritti dei gay.

Chi mi conosce sa che la mia battaglia è il matrimonio gay. Lo dico perchè so che oggi molti di loro torneranno qui e non voglio che la mia moderazione venga male interpretata.

Lo dico perchè il matrimonio è un istituto civile, previsto dalla Costituzione, che deve tutelare anche una coppia omosessuale che passa insieme tutta la vita. Qualcuno storce il naso alla parola matrimonio, lo so. Ma io vedo più pantomima in tanti matrimoni religiosi in cui si fa sfarzo di ricchezza e portate pantagrueliche, in barba ai principi cristiani che mi è sembrato di avere imparato all’oratorio, dai francescani.

Pensate a questo: due persone davanti al sindaco che firmano un contratto, partecipando il loro impegno con accanto la loro famiglia e i loro amici.  Provate a darmi una ragione razionale, giusta, per dire che: no, non è una cosa giusta. Provate dirmi che non posso entrare in ospedale se la mia compagna è in fin di vita. Provate a dirmi che non debba pagarle gli alimenti se la abbandono in difficoltà. Provate a dirmi che non debba subentrare all’affitto della casa se lei dovesse morire. Provate a dirmi che non posso lasciarle in eredità le mie cose. Tutto questo oggi NON è tutelato. Non esiste uno strumento giuridico che non sia impugnabile dai familiari del defunto, non esiste nulla che mi costringa ad assistere la mia compagna in difficoltà. Non esiste nulla che mi faccia entrare in qualsiasi ospedale del Paese, se non per accondiscendenza del personale medico.

Sono certa che i sondaggi strumentali che vengono fatti sull’argomento, con domande secche, senza che venga concesso un dibattito, non rendono merito all’Italia e quanto essa sia più avanti di come la politica vorrebbe descriverla a volte.

Voglio ringraziare tutti voi che oggi siete venuti qui in più di 6.000 (!), che avete scritto, che avete navigato il blog scovando le cose più impensate. Grazie di avermi insegnato un’altro pezzo di Italia e grazie di passare di qui d’ora in poi a lasciare il vostro pensiero e la vostra riflessione anche quando dovessimo non trovarci d’accordo.