Avere 30 anni.

Sto salutando il mio secondo libro, nel senso che sta finendo. Continuo a leggerlo, a rigirarlo, ad aggiungere una parola, una frase, un odore, a volte riesco persino ad aggiungere un personaggio senza modificare il resto…che è un pò come la vita, no?

Come, credo, uno scultore che continua imperterrito a lavorare con l’ultimo strumento di fino, quello che quasi sembra non cambiare  nulla, ma alla fine darà la luce ad una forma. Non sarà una forma perfetta. Non sarà nemmeno quella voluta. Questa è una dannazione a cui mi sto abituando.

Mentre tergiverso, visto che si parla di una generazione, cerco.

Ho trovato questa, qui (non posso citare la fonte perchè non si capisce, ma cito il link), mi è piaciuto e ve lo riporto. In realtà cercavo questo, ma credo che entrambe le cose ci appartengano.

AVERE 30 anni
io mi divertivo e´vero…
“….Io mi divertivo ad avere trent’anni, io me li bevo come un liquore i trent’anni: sono stupendi i trent’anni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatré, i trentaquattro, i trentacinque!Sono stupendi perché sono liberi, ribelli, fuorilegge, perché è finita l’angoscia dell’attesa, e non è cominciata la malinconia del declino. Perché siamo lucidi, finalmente a trent’anni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti; se siamo atei siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perché anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perché anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perché abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perché abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perché abbiamo concluso che non c’è nulla di male ad amarci se c’incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dell’olio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi. Siamo un campo di grano maturo a trent’anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. È viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui scenderemo un po’ ansimanti e tuttavia freschi.”


 

p.s. E’ vietato citare la SPP (Sindrome di Peter Pan).