L’ombra gay ( e non solo) sulla candidatura di Rutelli


Come lesbica, la candidatura di Rutelli preoccupa me e molta parte della web community gay romana. La sua, sarebbe una candidatura di contrapposizione a Gianfranco Fini: a un pezzo grosso come Fini il centro sinistra contrappone un pezzo grosso, ben radicato a Roma, dimenticando che molto voto romano è voto di opinione, non di interesse lobbistico come avviene nei centri abitati più piccoli. L’elettorato è intangibile, inafferrabile. Si cerca di intrappolarlo in sindacati, associazioni, interessi, ma i romani, forse più di ogni altri, sfuggono a questa energia politica centripeto-definitoria.Nelle ultime 4 tornate i candidati a sindaco avevano una forte connotazione progressista: Rutelli stesso sfilò ad un gay pride, non strinse la mano a papa Woityla (oggi qualcosa di impensabile) e poi folgorato sulla via della premiership ritirò il patrocinio alla più grande manifestazione omosessuale che la storia italiana ricordi, che vide sfilare molta Italia accanto agli amici, ai figli, ai fratelli omosessuali.

Come donna e come giovane mi chiedo: possibile che in 20 anni di governo il centro sinistra non abbia fatto crescere delle competenze, magari tra i giovani? Magari, dio ce ne scampi, una donna? Possibile che il sindaco di Roma debba essere un personaggio mediatico e non semplicemente un cittadino o una cittadina che sappia confrontarsi con l’amministrazione del comune. Ingenua?

Negli USA un giovane senatore rischia di diventare presidente degli Stati Uniti.

Di recente Ivan Scalfarotto, durante un incontro in un nascente circolo del PD ha detto: in Italia scegliamo continuamente l’esperienza, presi da un conservatorismo ideologico che ci priva dell’innovazione, dell’entusiasmo, della speranza. Persino i giovani e le donne che prendono posto nei luoghi del potere sono cooptati e scelti per la loro adesione ad un progetto esistente.

Per me Rutelli rappresenta il vecchio: non solo politicamente, ma per la sua storia personale passata dalla contestazione giovanile alla scoperta della fede. Blair ha rivelato la sua fede quando si è fatto da parte. In Italia siamo costretti ad osservare questi ex-sessantottini che rinnegano non solo i metodi della loro gioventù, ma anche i pensieri, anche i sogni. E’ come osservare la morte del Paese nei percorsi di questi leader che governano da quarant’anni secondo un percorso a ritroso e non di innovazione.

Persino Fini, candidato a cui Rutelli potrebbe contrapporsi nella carica di sindaco, ha ammesso che il ’68 ha rappresentato una conquista di diritti per le minoranze, conquiste che oggi, quegli stessi leader, da D’Alema a Ferrara, da Rutelli ad altri, rinnegano ridiscutendo la 194, riproponendo un modello di famiglia che se esiste, non è più l’unico modello.Intanto gli altri paesi europei ci superano. Ci superano per coraggio, osano, sperimentano, parlano con la gente e l’ascoltano. Non con le corporazioni. Con la gente comune.Può Roma sognare un giovane sindaco o una sindachessa? Qualcun che abbia a cuore tutti i romani, che non faccia sentire nessuno di serie B, che sia davvero laico? Fino ad ora i romani hanno votato per due sindaci che incarnavano questi sogni.

O dobbiamo vedere riproposta la sfida di 17 anni fa? Ma non vi fa paura? 17 anni fa!!!!

19 pensieri riguardo “L’ombra gay ( e non solo) sulla candidatura di Rutelli

  1. Se avessero candidato l’ottantenne Pannella o Emma Bonino non avresti mai scritto un post così polemico sul ricambio generazionale.

    Comunque, visto che la classe politica giovane è politicamente scadente in questo momento e non offre di meglio, scelgo il leader che mi da una maggiore sicurezza.

    E poi chi ti dice che Rutelli non si circonderà di una squadra giovane in Campidoglio, da spendere poi in parlamento come ha fatto già nel 2001 (Gentiloni, Lanzillotta, etc etc)?

    D’atronde, sempre per lo stesso motivo, fra Obama e Hillary, scelgo Hillary.

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  2. @Valerio: mi dispiace deluderti, ma nel caso Pannella credo proprio che sia uno dei più vecchi nel panorama e non lo avrei mai apprezzato, anche e soprattutto per il grado dittatoriale e personalistico con cui dirige il suo partito.
    Altro discorso Emma Bonino che è donna, quindi ha un punto dalla sua, ha dimostrato ottima capacità di governo anche alla sua prima volta, non sta lì da una vita (al potere) e quindi è politicamente giovane…almeno come consunzione di poltrone.

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  3. Con questa notizia di Rutelli ci fai perdere ogni speranza che il pd possa essere in grado di proporre una politica rinnovata.

    In un clima in cui a Grillo basta dire di candidare persone incensurate e non legate ai partiti per avere un 7%, sembra un suicidio non mettere in facciata tutti i nuovi che sono stati presi, o meglio, appare come un testardo arroccamento per conservare più poltrone possibili per i veterani al costo di ridurle in numero.

    Sarebbe molto più sano invece sfruttare il clima mutato per ottenere più influenza al costo di mettere i veterani in secondo piano.

    Che cosa si dice dalle tue parti?

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  4. Cristianna, Rutelli non combatterà contro Fini (che può aspirare ad un bel ministero, oppure alla presidenza di una delle camere) ma contro Alemanno. E perderà, proprio perchè è improponibile per troppa gente

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  5. possibile che la sinistra non trovi…. possibile che la politica italiana non trovi non si rinnovi

    ma dove viene fatta la politca oggi??? nel PALAZZO, i partiti si formano a Palazzo non fuori
    è chiaro che nessuno oltre a loro entra in palazzo

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  6. Io non sono per niente convinta che il voto romano sia d’opinione, credo che anzi a Roma si concentrino lobby, ‘famiglie’ e coalizioni di interessi fortissime: i palazzinari e i cardinali, i bottegai, i politici di professione e le loro corti (un giorno mi piacerebbe che qualcuno quantificasse le persone che a Roma lavorano nel grande calderone della Cultura&Eventi, che rappresenta per la sinistra capitolina quello che per la DC erano le Poste; solo coi ‘figli di qualcuno’ laureati in Scienze della Comunicazione negli ultimi anni c’è stata una tale infornata…)
    E alle grandi lobby si aggiungano le corporazioni più piccole ma non per questo meno agguerrite, vedi i tassinari per tutti. Insomma, a Roma mi sembra che si voti molto in base al tornaconto personale o del proprio entourage, come e forse più che in altre città…

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  7. Sono d’accordo con Nino. Fini aspira a ben altre cariche secondo me.
    Riguardo ad Alemanno, ex picchiatore fascista oggi moderatamente redento, non lo voterei.
    E’ troppo astuto per i miei gusti, ha esperienza e potrebbe essere minaccioso.

    Per la cronaca.
    E’ l’ufficio di Alemanno durante il World Pride che ha pagato per la vernice con cui hanno dipinto gli striscioni “I froci nel circo massimo? Ci vogliamo anche i leoni”.
    Un mio amico era il suo portaborse.

    Ciò detto, la scorsa campagna di Alemanno era bellissima e concepita da una azienda di sinistra.
    Ed era di sinistra in tutti i dettagli esteriori: era rossa, non personalistica, centrata sul degrado urbano, sulla mancanza di edilizia pubblica…

    La comunicazione che usa la destra è di gran lunga più convincente, eccitante e critica di quella della sinistra; questo è un dato che dovrebbe farci riflettere.

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  8. Cara Cristiana, il problema che si pone è etico e pratico.

    Sotto il primo punto, è eticamente accettabile che il pd chieda alle persone GLBT – tra cui tu, interna al partito – di votare per il creatore politico della Binetti?

    Sotto l’aspetto pratico, sposo le tue tesi, soprattutto per quanto riguarda l’analisi sulla Bonino. Rinnovamente non vuol dire necessariamente gerontofobia. Un sessantenne fresco, giovane dentro, aperto alla società civile e ai problemi reali della gente è di gran lunga preferibile a trentenni figli di papà, con la Bibbia sotto l’ascella e il Sole Ventiquattrore sulla scrivania, a dissertare di cose di cui nulla sanno.

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  9. Dico solo una cosa sulle dichiarazioni di Fini sul ’68: non gli credo. E` una mossa molto furba, Fini lo sa che chi credeva nel ’68 e` deluso dalla sinistra. Ora ci fa sapere che in quei valori ci crede pure lui, guarda caso. Ribadisco, non gli credo.

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  10. ok, però credere a Rutelli sarebbe ridicolo. Neanche Francesco Rutelli crede a Francesco Rutelli.
    Tra Rutelli e Fini o Alemanno, sceglierò comunque l’astensione, o di restituire la scheda elettorale, o di scriverci sopra SIETE TUTTI DEI PORCI.

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  11. Il prossimo sindaco di Roma dovrà risultare gradito prima di tutto oltretevere e alla fitta schiera dei clientes di quell’area socio-politico-finanziaria.

    Poiché i partiti sono ormai divenuti macchine di consenso e non attori della politica, va da sé che si danno da fare per conquistare spazio e poter soddisfare i loro clientes, sfruttando il consenso che sanno costruire.

    Se ci sono dubbi su questo, basta vedere il senso di quello che è stato fatto dal governo Prodi negli ultimi due anni. Sfruttando i voti raccattati a sinistra, si sono mantenute pressoché immutate le politiche, costringendo chi stava a sinistra ad ingoiare disgustosi rospi indigesti. Quando si è trattato di cominciare ad “ingoiare” verso il centro, la crisi è scattata in automatico. Nella sostanza, si è liberalizzata una serie di aree produttive, si sono recuperati un po’ di soldi dall’evasione, elargendo però alle aziende il cuneo fiscale… insomma del sano cerchiobottismo degno di De Pretis…

    Trasformismo, male antico di questa Italia di pseudo cittadini (in maggioranza), che lasciano mano libera a tutti i poteri e sono buoni solo a lamentarsi al bar o al mercato. Ma poi? Tutto finisce lì e la solfa si ripete… La forma più elementare di organizzazione dei consumatori (il GAS – gruppo di acquisto solidale) in Italia è praticamente sconosciuta. Neanche per difendere il portafoglio siamo capaci di organizzarci… dunque, che cosa speriamo di ottenere da una politica cui lasciamo mano libera?

    Amaramente, Guido

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  12. Rutelli governò Roma meglio di Veltroni. Mi spiace, ma questo credo sia un fatto innegabile. Diede molto più spazio ai giovani, rischiò di più in termini politici, e diede avvio ed impulso a molti progetti che fu poi Veltroni a concludere.

    Questo tanto per chiarire.

    Dopodiché, la scelta (bettiniana) di ricandidare Rutelli è – semplicemente – raccapricciante. E lo è nella misura in cui – in un certo senso – proprio in questo momento e dato il percorso politico del personaggio, una sua nuova investitura rappresenterebbe esattamente quel macrocosmo di poteri forti e interessi incrostati, di clientes e bottegai che – al contrario di quanto sostieni, mi spiace contraddirti – infestano e non poco la politica romana. E la condizionano pesantemente. Tanto per darti un’idea – banale, se vogliamo, ma efficace – ci sono interi consigli municipali a Roma che sono stati letteralmente tirati su (leggi: costruiti, inventati) da sovvenzioni – più o meno lecite – delle campagne elettorali generosamente elargite dai palazzinari locali. Potrei farti non pochi esempi. Consigli municipali dove – oh miracolo! – la destra e la sinistra votano compatte ogni possibile deroga al piano regolatore sociale. Che a Roma il voto sia soprattutto d’opinione, è vero solo a metà: vale soprattutto per i quartieri “nobili” (quelli più ricchi) ma è esattamente il contrario per l’enorme periferia (che in termini di popolazione residente rende inconsistente il peso del centro ricco).
    Oltre a ciò Rutelli è insopportabile anche per il suo atteggiamento verso il Vaticano e la laicità in generale, ma qui non aggiungerei nulla di nuovo a quanto già detto sopra da altri meglio di me.
    Donne? Si ce ne sono. Personalmente ne conosco alcune – anche a livelli abbastanza elevati politicamente, al momento attuale – che rappresenterebbero ottime alternative a Rutelli. Il guaio è che, per la maggior parte, non sono popolarissime. In sintesi: per bene che possa andare, l’alternativa donna più spendibile politicamente sarebbe l’attuale vicesindaco, la Garavaglia. Quella del Family Day, per intenderci. Cioè un disastro peggio di Rutelli.

    Concludo inoltre, contestandoti il semi endorsement che hai fatto su Fini. Mi ha sorpreso, perchè ultimamente seguo le tue iniziative e le tue prese di posizione e sono stato sempre piuttosto d’accordo. E l’accredito di Fini non mi è piaciuto punto. In primo luogo perchè – ti piaccia o no – fai parte di una formazione che sta da tutt’altra parte rispetto a Fini. Immagino che questo abbia un senso. In secondo luogo perché Fini “dice”, ma bisogna poi vedere quello che fa. E nulla, ma proprio nulla, di ciò che Fini ha realizzato politicamente sino ad oggi mi fa pensare che sia preferibile a Rutelli in termini di difesa della laicità o delle minoranze di qualsiasi genere esse siano.
    Capisco il disagio su Rutelli, assolutamente condivisibile, e apprezzo l’uso della provocazione, nella quale sei davvero brava ed efficace. Però – mi permetto di dirlo con stima e con rispetto – occhio: tra Fini e Rutelli la differenza c’è, e anche per ciò che riguarda il rispetto e la valorizzazione delle minoranze a Roma, è tutta a vantaggio del secondo. Anche se a parole parrebbe il contrario.

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  13. ok, per precisare diciamo che il “Fabio” di prima non sono io anche se condivido diverse delle cose che afferma… e poi mi chiedo ma la politica da quando in quando si fa con le provocazioni?

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  14. Anche io – che non sono il Fabio/Fireman, così è tutto più chiaro 😉 – devo precisare un’inesattezza che ho scritto nel mio commento sopra: il voto unanime dei consigli municipali non è, ovviamente, sul piano regolatore “sociale” – un altro bell’esempio di magna magna clientelare – bensì su quello urbanistico. Altrimenti non si comprenderebbe il perchè del forte legame tra i costruttori romani, i politici locali di qualunque colore e le miracolose votazioni all’unanimità quando c’è da decidere a favore di qualche deroga.

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