“Quattro” è di nuovo disponibile.


Dopo 15 anni, anche se solo su Kindle, con una bellissima prefazione di Tommaso Giartosio e Gianfranco Goretti di Famiglie Arcobaleno e con una copertina “nuova”. Lo potete acquistare qui. E sotto trovate il perché riesce in e-book, perché ci troverete un sacco di cose “strane” per il 2021, ma che nel 2003 anno in cui è stato scritto, non lo erano.

Quando ho cominciato a scrivere Quattro ero in Svizzera. Era il 2002 e preparavo la mia tesi di laurea in una casa che condividevo con un italiano, un tedesco e un americano.

Avevo una compagna da molto tempo che avrei “sposato” nel 2006 in una bellissima festa tra amici in cui mancava, ovviamente, lo Stato.

In quei sei mesi la lontananza da casa si faceva sentire. Cominciai a scrivere. Avevo una raccolta di racconti e non so come mi venne in mente di metterli insieme facendoli trovare ad un figlio, nel futuro, in un baule dopo la morte dei suoi genitori.

Mi venne in mente di pensare che fosse mio figlio e quindi automaticamente “nostro” figlio, il figlio di due donne.

Ma la storia di questo figlio mi prese la mano, cancellò la sua missione di contenitore e divenne contenuto.

All’epoca non esisteva nulla da raccontare di conosciuto sul tema. Qualcuno ne cominciava a parlare (nella postfazione della prima edizione racconto l’incontro con Daniela Bellisario e la sua compagna di allora che ci stavano faticosamente provando) ma nessuno di noi poteva confrontarsi con dei figli già grandi, esistenti. Inventai tutto di Andrea e Chiara e li buttai dentro il nostro futuro come se fossero reali. Mi inventai i problemi che avrebbero potuto avere nel senso che mi immaginai che gli adulti avrebbero avuto più pregiudizi e più preoccupazioni di quante ne avrebbero avuto loro crescendo. Mi inventai i problemi che non avrebbero mai avuto. Mi inventai la loro lingua, immaginandomela. Mi inventai come avrebbe potuto reagire il mondo, i nonni, le stesse madri, gli amici.

Come sempre quando scrivo genero un universo in cui mi ficco dentro, ci vivo dentro, mi ci faccio inondare. Scrivere questo libro è stato bellissimo. E’ stato vero.

Il libro fu letto da Einaudi ebbi una lunghissima chiacchierata di feedback. La storia c’era ma la scrittura no. Era vero.

Alla fine il libro fu pubblicato da Il Dito e La Luna di Francesca Polo, una casa editrice LGBTQI che credette nella storia.

Oggi a quasi 20 anni di distanza ho deciso di ripubblicarlo così com’è e, almeno per ora, in formato kindle. Avrei potuto editarlo con la maturità di oggi, ma ho preferito non farlo perché Quattro non è solo uno dei miei libri, ma è un documento “storico” di come noi persone omosessuali immaginavamo le nostre famiglie quando non avevamo riferimenti. Il linguaggio malgrado tutto fa parte del libro e andare ad individuare le cose da migliorare lo avrebbe snaturato.

Oggi che tantissimi di noi hanno figli, che io stessa ho due meravigliose nipoti che hanno due mamme, so che tantissime cose che avevo scritto all’epoca sono davvero accadute e sono esattamente come le avevo immaginate e che l’unico “errore” che commesso in Quattro è stato nell’uso delle parole. Un errore fatto in buona fede perché nessuno di noi poteva immaginare la forza dirompente che questi figli – cresciuti senza sovrastrutture, senza pregiudizi, persino meno di noi – hanno avuto anche sul nostro stesso linguaggio. Il lessico famigliare di cui pure parlo nel libro è stato molto più avanzato di quello che avevo immaginato. Avevo immaginato la forza enorme che questi figli avrebbero avuto sul loro mondo (amici, famiglia, etc), ma l’avevo sottovalutata. Sono stati un acceleratore di diritti (anche se ancora non se li vedono riconosciuti) perché nessuno più di loro ha rassicurato il mondo su di noi nel momento stesso in cui noi finalmente sapevamo di non dovere più rassicurare il mondo. Quando ci siamo accorti che non dovevamo per forza essere buoni, belli e borghesi (direbbe qualcuno), sono arrivati loro a dire che potevamo essere “anche” quello e loro erano la prova incontrovertibile. Come tutti, appunto, potevamo essere tutto. Anche genitori.

Nel corso degli anni ho visto le persone più impensate incontrare questi bambini e cambiare completamente la loro idea sul matrimonio egualitario, sull’adozione, sulla stepchild adoption. Tommaso Giartosio e Gianfranco Goretti, pionieri delle Famiglie Arcobaleno, sono stati un pezzo di questo cambiamento, vi abbiamo assistito insieme almeno in un caso e sono felice che abbiano accettato di scrivere la prefazione di questo libro.

Nel corso di questi anni, ogni giorno, imparo qualcosa di me da questi bambini. Vedere il modo libero e privo di schemi con cui si affacciano al mondo, lo scoprono, lo definiscono è il più bello spettacolo del mondo.

Ripubblico Quattro perché tantissime persone in questi anni mi hanno scritto che è stato un libro che ha “partecipato” alla costruzione della loro famiglia, perché ha dato una sorta di scenario, di immaginario.

Lo pubblico così com’è perché resti a testimoniare non come scrivevo io, ma cosa pensavamo solo 20 anni fa di noi stessi e quanto siamo cambiati in così poco tempo.

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