Una storia di strada.


Una storia d’amore durata un pomeriggio tra case cantoniere diroccate, vecchie ferrovie arrugginite annegate nel biondo del grano e campi e campi sterminati.

Campi già colti o da cogliere.

Il vento ci accarezzava lassù dove dominavamo la valle, soli, e faceva girare forte, ma proprio forte, le pale eoliche di enormi impianti lontani dal mondo.

Così mi rotolavo su di lei, inciampando sulle sue manie, incerto a volte se rallentare, accelerare oppure addirittura se fermarmi, accanto a lei, a guardarla andare.

Era solitaria e l’avevo incontrata per caso. Direi quasi per sbaglio.

Si vedeva che era in là con gli anni, in alcuni punti il tempo aveva causato un vero e proprio dissesto, l’aveva ferita a morte, fatta crollare. Accanto a lei già si affollavano sostitute belle e giovani, senza troppe curve, come si usa ora. Ma non erano ancora mature e in certi tratti era evidente che per questo erano state abbandonate.

Sopra di lei scivolavo via a volte senza rendermene nemmeno conto, altre volte invece dovendo fare molta attenzione a non farmi male io, a non sbagliare e con questo strapparmi da lei, perdere il contatto, cadere giù.

L’ho sentita e toccata e amata.

C’è stato un momento in cui non capivo da che parte stavamo andando, qual’era la direzione, la meta del nostro andare. A volte ho detto vaffanculo ma chi me lo ha fatto fare di seguirti. Altre, imploravo che non finisse mai. E non sapevo se per non finire bisognasse fermarsi o continuare.

Poi, è finita, senza che nemmeno me ne accorgessi. All’improvviso. Prima uno stop, feroce. Poi via. E lei non c’era più.

Mi sono ritrovato altrove, lontano da lei, vicino ad una altra, una più semplice dove tutto si capiva alla perfezione: la meta, la direzione, il verso. Una di quelle lineari che le leggi nel pensiero, ti accompagna senza difficoltà, la puoi fare ad occhi chiusi senza nemmeno amarla.

Io un randagio, lei la SS87 che da Campobasso porta a Termoli.

*Da: “Lettere semisincere di un randagio qualunque.”

7 pensieri riguardo “Una storia di strada.

  1. Assolutamente OT: visto che tu ci lavori e hai delle competenze tecniche, magari un pò arrugginite dal commerciale…:-)
    un commento sulla vicenda di pomigliano d’Arco e delle richieste Fiat?

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  2. La situazione di Pomigliano e Termini è molto complessa. Sono stabilimenti con il più alto tasso di malattia ed assenteismo d’Europa. Non un caso che siano ubicate nelle terre della criminalità organizzata. Forse il sindacato dovrebbe studiare di più. Forse dovremmo riflettere di più davanti al primo caso di azienda che invece di chiudere e delocalizzare chiede di avere delle garanzie per restare in Italia. Questa è una rivoluzione al contrario e nemmeno ce ne siamo accorti. Non abbiamo capito che quando difendere un diritto è divenuto difendere un privilegio abbiamo trasformato l’Italia in una nazione da cui le aziende fuggono ed in cui gli stranieri non fanno investimenti industriali. Meglio poco lavoro privilegiato o molto lavoro in cui ci siano delle regole chiare? Una nazione dove difendiamo i vecchi con contratti a tempo indeterminato e nessuno assume più un giovane operaio se non a tempo determinato o peggio? Chi stiamo difendendo?
    E’ chiaro che deve esistere un rapporto di reciproca fiducia. Questo deve fare il sindacato. Dire che quando un operaio sarà davvero malato ritroverà il suo lavoro al ritorno. Dire che se un operaio un giorno dovesse scioperare per un diritto davvero leso, troverà il suo lavoro. Questa è la battaglia che deve fare il sindacato. Chi imbroglia è fuori. Chi si assenta è fuori. Chi frega è fuori. Anche quella è una forma di evasione e prima capiamo che va combattuta prima faremo il bene dell’Italia, ma anche di quell’Internazionale tanto cara.

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  3. Un sindacato degno di questo nome deve difendere i diritti acquisiti dai lavoratori e non permettere che si assottiglino o scompaiano solo perché c’è chi tra i lavoratori fa come gli pare. Sono stufa della litanìa ‘il sindacato difende gli assentesiti’… a ciascuno il suo lavoro!
    Le aziende – tutte, pure la Fiat – hanno già tutti gli strumenti per snidare l’assenteista e il finto malato: lo facessero dunque, senza usare la colpa di pochi come scusa per colpire tutti gli altri, che il proprio lavoro lo fanno onestamente… o è troppo duro per i signori responsabili delle risorse umane mettere la propria faccia di fronte a quella di chi deve essere giustamente redarguito e sanzionato?

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  4. per Cristiana, post 3
    Spero che tu abbia ragione, ma secondo te questa analisi di Guido Viale è credibile?

    http://eddyburg.it/article/articleview/15325/0/373/

    Marchionne. Un piano a cui solo se si è in malafede o dementi si può dar credito. Prevede che nel giro di quattro anni Fiat e Chrysler producano – e vendano – sei milioni di auto all’anno: 2,2 Chrysler, 3,8 Fiat, Alfa e Lancia: un raddoppio della produzione. In Italia, 1,4 milioni: più del doppio di oggi. La metà da esportare in Europa: in un mercato che già prima della crisi aveva un eccesso di capacità del 30-35 per cento; che dopo la sbornia degli incentivi alla rottamazione, è già crollato del 15 per cento (ma quello della Fiat del 30); e che si avvia verso un periodo di lunga e intensa deflazione.

    Ma è un andazzo generale: se i programmi di rilancio enunciati da tutte le case automobilistiche europee andassero in porto (non è solo la Fiat a voler crescere come un ranocchio per non scomparire) nel giro di un quinquennio si dovrebbero produrre e vendere in Europa 30 milioni di auto all’anno: il doppio delle vendite pre-crisi. Un’autentica follia.
    —————–

    Oltretutto, siamo sicuri che tra pochi anni ci sarà ancora mercato per le non ibride? Io ho ereditato un’Alfa 156 (valore di mercato meno di mille euro) che con un impianto a gas durerà altri dieci anni; tanta gente ha già auto nuove grazie alle varie politiche di incentivi: perché dovremmo cambiare auto se tra pochi anni allo stesso prezzo avremo una ibrida (vedi Toyota Auris, Opel Ampera, la linea elettrice delle francesi…). E allo stesso tempo la Fiat non ha una joint venture con Tata per la Nano, altro caso di allevarsi la concorrenza in casa?

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