Sui magistrati che fondano partiti.


Mio nonno era magistrato ed era fratello del piu’ famoso Alicata. Era magistrato a Palermo e poi a Roma, in Cassazione. Erano diversi come potevano essere due fratelli ma soprattutto come dovevano essere un politico e un magistrato. Nulla mi convincera’ mai che passare dalla magistratura alla guida di un partito sia etico. Non e’ credibile. Mina le basi della democrazia stessa. Rende tutto dubitabile. Tutto opinabile. Tutto non chiaro. E’ legale, ma non etico. E’ la mia personalissima ed umile opinione. Ci sono mestieri che dovrebbero essere incompatibili se non per legge per etica pubblica.

3 pensieri riguardo “Sui magistrati che fondano partiti.

  1. mah… si potrebbe replicare in tanti modi. l’unico però che mi sento di utilizzare è questo. il magistrato, viene e verrà giudicato per il suo lavoro. solo per questo. può essere un buon magistrato, o un pessimo magistrato. e rispetto a questo, è indifferente che poi vada in politica, o addirittura fondi un partito, oppure no. indifferente. è stato ingroia, per fare un nome, un buon magistrato? lo è stato, ha condotto indagini e poi processi importanti, in totale, o quasi isolamento; gli è stato scatenato contro un conflitto di attribuzione che giuridicamente non stava nè in cielo nè in terra, come disse zagrebelsky, e che era vinto in partenza solo perchè da una parte c’era la presidenza della repubblica, dall’altra una procura che faceva il suo lavoro in beata solitudine, in mezzo la corte costituzionale più indegna della storia repubblicana (vedersi la biografia dei suoi membri presi uno per uno, e confrontarla con quella dei loro predecessori); che ha dovuto (dopo aver segato il referendum sulla legge elettorale dietro ordine di scuderia dello stesso napolitano), per dar ragione a napolitano, inventarsi funzioni presidenziali inesistenti e inconcepibili nell’ordinamento, trasformando il presidente della repubblica in un soggetto che può, in pratica, tramare nell’ombra ( “suggerisce con discrezione”, “indirizza”) con un potere che, dalla decisione, non si capisce bene quanti e quali limiti abbia. ingroia poi ha fondato un partito, peraltro mettendo in lista personalità più che degne, cosa che non si può dire, ad esempio, del pd. perchè non sarebbe stato etico fondarlo? come, quando faceva il magistrato, lo si è giudicato per i risultati ottenuti da magistrato (che solo un servo livoroso e un po’ rimbambito come scalfari può definire inconcludenti), si giudicherà ora la qualità della sua proposta, la coerenza del suo agire, l’onestà della sua condotta. e se qualcuno che forse avrebbe votato centrosinistra, invece vota ingroia, allora sarà perchè, probabilmente, è da altre parti che di etica ce n’è poca…

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  2. Scusa Jacopo ma Rivoluzione Civile non e’ un partito ma un cartello di sigle,spinte a mettersi insieme per raggiungere il quorum. Tutti sotto uno stesso simbolo con Ingroia come prestanome.Non per niente e’ in aspettativa, se va’ male torna in Guatemala. Una condizione provvisoria accentuata dall’impressione che i leader-federatori,in caso di insuccesso, non abbiano alcuna intenzione di dedicarsia una faticosa e ingrata opera di difesa, riorganizzazione e rimotivazion delle proprie truppe. Nel caso in cui i risultati elettorali fossero al di sotto delle aspettative, e’ ragionevole prevedere che le tante diverse sigle momentaneamente unite , tornerebbero ad andare ciascuna per la propria strada. DO.

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    1. rivoluzione civile (che sono molto tentato di votare ma che probabilmente, a questo giro, non voterò; speriamo che vendola non mi deluda) è un’aggregazione politica, un movimento; un qualcosa, per dir così, che si presenta unito alle elezioni. è vero, doriano, che ci sono molti vecchi rottami all’interno di quella formazione (ferrero, diliberto, persino lo stesso di pietro, da un certo punto di vista). è però anche vero che, in questa campagna, sono defilati, candidati sì, ma in posizioni di secondo livello, molti di loro staranno fuori (come diliberto, candidato al senato in emilia feudo del pd), l’unico che probabilmente sarà ancora in parlamento è di pietro. in prima fila, invece, ci sono molti nomi interessanti: vladimiro giacchè, flavio lotti, piergiovanni alleva (professore,bravo, di diritto del lavoro, nonchè membro principale del collegio difensivo di fiom), e poi la torre, e anche ilaria cucchi che conduce con coraggio, poco o nulla ascoltata dalla politica e anche dalla “sinistra” una battaglia importante, di giustizia per il fratello e di verità in generale. ed è sì vero, come ricordi, che in pratica è un’unione di varie sigle; e però, il fatto che i sicuri di andare in parlamento siano soggetti non riconducibili a questo o quel partito, stempera questa caratteristica. a questo giro, a rc basta andare in parlamento; sono sicuri di andarci alla camera, ed è probabile che ci vadano anche in senato, se, come pere dai sondaggi, in sicilia e in campania viaggiano oltre l’8%. ingroia è in aspettativa, certo; altri magistrati hanno fatto il grande salto prima di lui, mettendosi in aspettativa, e poi sono tornati in magistratura, magari cambiando campo, come ayala che dall’antimafia è passato alla giustizia civile. perchè tutta questa attenzione la si riserva solo a ingroia?
      capisco tutto, capisco che il centrosinistra tema che più di un suo elettore si possa spostare, schifato, su ingroia; ma questo è un problema loro, non di ingroia; se loro facessero politica davvero, ingroia non sarebbe neanche saltato fuori; se ne sarebbe rimasto in guatemala. se invece c’è, in campo, e rischia anche di prendere qualche voto, la colpa è del pd, con il suo tatticismo esasperato, il suo centrismo strisciante, le sue candidature non sempre di spessore e a volte francamente indecenti; tutti difetti che ingroia non ha…

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